@ fabios
io pensavo a feyerabend ( che consiglio caldamente anche a faberphoto

) più che altro in relazione alla questione relativa all'unicità delle vie per pervenire alla conoscenza.
ormai, invecchiando, tendo sempre meno a entrare dentro a questioni filosofiche, scientifiche ( e anche polititche, anche se non c'entra una mazza), per la semplice ragione che ritengo di non avere molto da dire nè gli strumenti per andare seriamente a fondo nelle questioni. preferisco ascoltare.
però questa volta dico che tendo a capire il punto di vista di andreaconsole, non so, però, se fino al punto di sposarlo ( il punto di vista, non Andrea) fino in fondo: è possibile che ci siano delle eccezioni, ma in sostanza credo anch'io che noi siamo completamente vincolati al nostro "hardware" ( corpo, sistema nervoso, riflessi, sensi, necessità fisiologici) e che questo condizioni inevitabilmente quello che possiamo sapere e non sapere, immaginare e non immaginare, cogliere e non cogliere, della realtà (facendo finta che dietro questa parola non si nasconda nessun Problema con la P maiuscola).
costruiamo modelli, interpretiamo, facciamo quello che possiamo. i modelli cambiano, le interpretazioni pure, qualcosa passa il setaccio e dura più a lungo, qualcosa sembra resistere, forse perchè effettivamente tocca un punto limite del nostro sistema cognitivo.
vabbe' 'nnamo a dormire che sono andato fin troppo oltre i miei buoni propositi di sano silenzio.