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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 17:15 
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Iscritto il: venerdì 3 luglio 2009, 11:02
Messaggi: 2026
Tipo di Astrofilo: Fotografo
Quoto anche io Emiliano :D.
Ma in realta' non ricordo bene cosa offra quel libro circa le "scoperte" al di fuori del processo analogico.
Circa invece il metodo, allora concordo e anzi so che dormiro' sonni sereni pensando che c'e' un moderatore con tale ampiezza di vedute!
Tanto per riportare uno degli esempi che piu' mi ha colpito di quel libro, c'e' il seguente:
il metodo della validazione positivista e' inutile criticarlo per quanto e' banale. Sembra invece piu' corretto il metodo della falsificazione. Ma non e' cosi', l'esempio e' il cannocchiale di Galieo. A seguire una metodologia "scientifica", il cannocchiale era difettoso: ingrandiva alcune luci (Giove) ma ne rimpiccioliva delle altre (le stelle).
Solo molto dopo sarebbe venuto Mr. Airy a spiegarci perche'...

Quindi, no, non esiste nulla chiamato metodologia "scientifica".
Come ho scritto in un altro post, secondo me l'unica cosa che si puo' chiamare scientifica e' la sperimentazione. Il resto e' un lodarsi/sbrodarsi.

Pero' in questo thread il discorso e' un po' diverso... metodologia a parte, c'e' il dubbio se siamo in grado di riconoscere cose troppo fuori dalla nostra sfera di comparazioni (con cui fare analogie appunto).
Mi sa che compro la rivista va'...

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 17:43 
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Iscritto il: giovedì 10 agosto 2006, 10:11
Messaggi: 11624
Località: Monza
Tipo di Astrofilo: Visualista
A questo punto però chiedo la provvigione alla rivista! :lol:

Gli orizzonti più irraggiungibili sono dentro di noi. Ho sempre pensato che l'astronomia sia tanto bella perché ci costringe a guardare lontano, il più lontano possibile, distraendoci dallo spaventoso e incombente abisso del sé. Ma sto divagando :D

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Stelle già dal tramonto ci confondono il cielo a frotte, nubi meticolose nell'insegnarti la notte
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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 18:53 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
Messaggi: 20265
Località: Firenze
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Non solo c'è un Moderatore con notevole ampiezza di vedute, ma anche Filosofo! :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 20:14 
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Iscritto il: domenica 8 maggio 2011, 20:54
Messaggi: 15822
Località: (Bs)
Be', l'astronomia porta a sondare il confine tra ciò che si vede e ciò che non si vede.
Tra ciò che si riesce a conoscere e ciò che non si può ancora conoscere.
(Io vedo poco, ahimè :oops: , ma spero di migliorare :lol:; mi fido comunque di altri).

Personalmente mi trovo d'accordo con chi afferma (ed è un pensiero antico) che la mente non inventa mai nulla, e cerca di adeguarsi alla realtà sensibile, costruendo magari dei "modelli" sulla scorta di esperienze precedenti.

Ma, indipendentemente dai pareri che ognuno può esprimere, mi complimento con voi per la partecipazione a questa discussione. :wink: :D

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Costanzo
"Una cosa ho imparato nella mia lunga vita: che tutta la nostra scienza è primitiva e infantile
eppure è la cosa più preziosa che abbiamo" (A. Einstein).


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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 21:18 
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Iscritto il: martedì 30 agosto 2011, 11:20
Messaggi: 66
Località: Pozzuolo Martesana
Tipo di Astrofilo: Visualista
Faccio la voce fuori dal coro, temo.

Non mi è chiaro cosa non va nel metodo scientifico .
La prima domanda è: esiste un metodo scientifico ? Non voglio prendervi in giro o confondere le carte, ma solo capire di cosa stiamo parlando.
La scienza desidera solo che un determinato principio (qualsiasi principio per quanto strampalato appaia) sia verificabile a parità di condizioni.
E' questo il metodo scientifico di cui stiamo parlando?

Galileo, Newton, Feynman, Bohr, Curie e tutti quelli che vorrete aggiungere hanno seguito un'intuizione, una domanda, una sfida per spiegare un fenomeno con i mezzi a loro disposizione. A volte ci son riusciti, altre no. A volte hanno avuto ragione in un battibaleno, altre volte no, perché non sapevano come dimostrare in modo lampante che avevano ragione, non avendone i mezzi sufficienti (sufficienti, non necessari).

Nell'ultimo secolo la meccanica quantistica ha messo lo scienziato di fronte alle stranezze più assurde, eppure solo chi ha deciso di non seguire il buon senso comune ha avuto ragione. Chi si ostinava ad aderire alla normalità, alle analogie e al senso pratico si è fermato ben presto con un grosso punto di domanda sopra il capo.

L'articolo citato nel primo post ci pone di fronte ad una immagine molto interessante e azzeccata. Pur conoscendo sempre di più, c'è un orizzonte che ci limita e che rimarrà inesplorato finché non avremo i mezzi per costruire un'imbarcazione e andare verso quell'orizzonte. E' una bella immagine, ma non credo che abbia a che vedere con il metodo usato per costruire la barca per esplorare l'orizzonte della conoscenza.

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 22:16 
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Iscritto il: venerdì 27 luglio 2007, 23:20
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@ fabios
io pensavo a feyerabend ( che consiglio caldamente anche a faberphoto :) ) più che altro in relazione alla questione relativa all'unicità delle vie per pervenire alla conoscenza.
ormai, invecchiando, tendo sempre meno a entrare dentro a questioni filosofiche, scientifiche ( e anche polititche, anche se non c'entra una mazza), per la semplice ragione che ritengo di non avere molto da dire nè gli strumenti per andare seriamente a fondo nelle questioni. preferisco ascoltare.

però questa volta dico che tendo a capire il punto di vista di andreaconsole, non so, però, se fino al punto di sposarlo ( il punto di vista, non Andrea) fino in fondo: è possibile che ci siano delle eccezioni, ma in sostanza credo anch'io che noi siamo completamente vincolati al nostro "hardware" ( corpo, sistema nervoso, riflessi, sensi, necessità fisiologici) e che questo condizioni inevitabilmente quello che possiamo sapere e non sapere, immaginare e non immaginare, cogliere e non cogliere, della realtà (facendo finta che dietro questa parola non si nasconda nessun Problema con la P maiuscola).

costruiamo modelli, interpretiamo, facciamo quello che possiamo. i modelli cambiano, le interpretazioni pure, qualcosa passa il setaccio e dura più a lungo, qualcosa sembra resistere, forse perchè effettivamente tocca un punto limite del nostro sistema cognitivo.

vabbe' 'nnamo a dormire che sono andato fin troppo oltre i miei buoni propositi di sano silenzio.

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: lunedì 13 gennaio 2014, 23:14 
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Iscritto il: venerdì 3 luglio 2009, 11:02
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Gia', da cui l'anarchia nel metodo. Avevo capito bene allora (anche se forse non pare, chissa').

Giusto una mia idea sui setacci del nostro sistema cognitivo, e parafrasando
http://it.wikipedia.org/wiki/Ogni_tarta ... _tartaruga
ti diro'
Lei è molto intelligente, giovanotto, ma ogni setaccio poggia su un’altro setaccio
:mrgreen:

Per il resto la penso molto similmente. Non mi dilungo di piu' perche' non ho ancora trovato la rivista (se la trovo), mi piace pensare che l'argomento sia vagamente differente, ignoranza intesa come impossibilita' di conoscenza.

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: martedì 14 gennaio 2014, 11:05 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
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Un momento, le basi del metodo scientifico sono state intuite per la prima volta da Leonardo da Vinci (sebbene la cosa sia stata ignorata all'epoca) e poi espresse da Galileo. Però il discorso ci porterebbe lontano. La filosofia è un'altra cosa. Voglio invece farvi riflettere che il metodo scientifico è stato capace di modificare il modo di immaginare il mondo fisico e di riuscire a utilizzare, definire e maneggiare entità che in prima istanza potremmo definire incomprensibili. Perchè cosa pensate ad esempio delle onde elettromagnetiche? Sono entità che sfuggono totalmente ai nostri sensi, anche se i nostri occhi sono capaci di mostrarci alcune delle loro "applicazioni". Ma la natura ci è sempre sfuggita, se per sapere cosa "sono" ci è voluto tanto tempo, pur vedendo la luce! Perchè i campi elettrici, quelli magnetici voi li potete toccare, assaporare, vedere, odorare? No, vero? Eppure...

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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: martedì 14 gennaio 2014, 11:29 
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Ma le onde elettromagnetiche però le vedi! :wink:

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Davide Ghiso
Meade Schmidt-Newton 6" (763mm F/5) - William Optics Zenithstar 66 ED - Eq6 skyscan Barlow 2x e 4x apo coma - Oculari meade superploss 26mm
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Davide Ghiso
ma chi sarà mai questo Dario Fo!?


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 Oggetto del messaggio: Re: Scienza, conoscenza e ignoranza
MessaggioInviato: martedì 14 gennaio 2014, 12:05 
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il discorso è delicato. nessuno nega i "pregi" (chiamiamoli così, non mi viene in mente nulla di meglio) del metodo scientifico nè ne nega (oddio che alliterazione multipla!) i risultati.

per me resta il punto che si tratta di modelli che permettono di fare delle previsioni (ragionevolmente) verificabili (il che ci riporta all'annoso e mai risolto problema dell'induzione).
il concetto di onda elettromagnetica è un concetto la cui migliore espressione è matematica, dato che intuitivamente noi istituiamo un paragone con ciò che sta nella nostra esperienza e entra nella categoria "onda" (la superficie dell'acqua) e che sicuramente in un senso profondo assomiglia ad un'onda elettromagnetica.

ma il concetto di campo?

e concetti ancora più astratti come lo spin (momento angolare di qualcosa che non ha dimensioni) o le proprietà dei quark (sapori, colori stranezza etc - che sono nomi evocativi, ma sempre più distanti dalle proprietà "reali" e dalla loro controparte linguistica - un quark non ha sapore nè colore nè "stranezza") sono sempre di più entità matematiche (che funzionano all'interno di modelli direi) la cui controparte fisica tende ad essere completamente al di fuori della nostra capacità di rappresentazione.
fino a che punto si può arrivare a manipolare ciò che sfugge alla nostra capacità di istituire parallelismi con concetti familiari derivati dal campo dell'esperienza sensibile?

(by the way: Gell Mann che oltre a non essere l'ultimo arrivato come fisico era uomo di cultura abissale scelse il nome a partire da un passo del Finnegans Wake di Joyce e questo è risaputo, meno noto è che, contrariamente a quanto si è sentito dire per anni, l'origine della parola è nota: si tratta della contrazione dell'espressione question mark, punto di domanda: un nome quanto mai appropriato!)

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