Ivaldo Cervini ha scritto:
A me pareva si stesse parlando di grafica: non credo che i miei occhi rispettino gli spazi colore di Adobe (meno male, altrimenti dovrei pagare loro dei diritti) ne il CIE 1931. Ad ogni modo visto che secondo i moderatori la discussione verte invece sull'astronomia mi ritiro in buon ordine.
Scusami Ivaldo, non vorrei insistere a sproposito, ma devi considerare che la grafica ed i fenomeni da essa studiati non sono altro che il riflesso (la sua razionalizzazione) del fenomeno umano della visione.
Per esempio, una volta si credeva che i tipi di cono fossero soltanto 2, un primo, più sensibile al rosso ed al verde (capace di stimoli maggiori) ed uno al blu ed al giallo (capace di stimoli minori); questo modello aveva dato origine agli spazi colore "Lab", che stanno per Luminosità (i bastoncelli), canale A (coni verde-rosso) e canale B (coni giallo-blu), proprio ad imitazione di quello che riteneva vero all'epoca.
Come si diceva, gli spazi colore altro non sono che modelli matematici, che provano a descrivere la realtà.
Lo spazio colore CMYK, quello della stampa in quadricromia, non ha corrispondenza con la visione ma descrive l'esperienza degli artisti e della sintesi sottrattiva dei colori scoperta per esperienza diretta addirittura dalla preistoria, ed oggi funziona bene nel riflettere la luce quando posti su un foglio di carta bianco.
Pensa che alcuni artisti hanno recentemente adottato una tecnica basata su punti di colore piccolissimi molto ravvicinati (ad emulazione dello RGB); da vicino si notano separati (come ingrandendo un monitor) mentre da lontano si può ammirare il risultato del genio dell'artista.
Il modello RGB sembra corrispondere meglio OGGI a quello che considera il funzionamento dell'occhio: se guardi gli intervalli (nella scala dell'iride) di questi 3 colori primari della sintesi additiva, questi intervalli sono maggiori rispetto a quelli dei colori ciano, giallo ed arancio ed è proprio per questo che questo spazio colore è quello più adottato, proprio perché più corrispondente agli stimoli dell'occhio e funziona bene sia per i monitor che per i proiettori.
Per esempio il sRGB è un sottoinsieme del RGB che sacrifica le sfumature più estreme per garantire un'ottima corrispondenza fra i colori più comuni e sarebbe invece la Adobe che dovrebbe pagare i diritti a mamma natura per usare il sistema dell'occhio umano.