Con un po' di ritardo, volevo fare alcune considerazioni su questo particolare.

Ho già spiegato in altre occasioni (per esempio
http://astroimaging.forumfree.it/?t=66797823 ) come due appoggi laterali a 90° risultino essere la soluzione "praticamente" migliore. Le virgolette "praticamente" si riferiscono al fatto che in teoria un supporto continuo (su infiniti punti) fatto da una cinghia è potenzialmente migliore, ma in pratica i due punti di appoggio producono già deformazioni contenute in qualche cosa come lambda/200 rms (per esempio 600 mm con 60 di spessore,
http://www.cruxis.com/scope/mirroredgecalculator.htm ). Il miglioramento potenziale della cinghia è dunque cosa piccola. Nulla cambierebbe, se la deformazione fosse ridotta alla metà, ma il rischio che la cinghia (per sua natura incontrollabile essendo flessibile) faccia ben peggio è elevato. Naturalmente soluzioni con un numero di punti di appoggio maggiore di due, sono "in mezzo fra i due appoggi e gli infiniti appoggi (la cinghia) e dunque non potranno migliorare di fatto nulla (cosa si vuole migliorare oltre lambda/200 ?), ma avendo più punti hanno invece più chance che qualche cosa vada storto, come vedremo.
Ci sono due condizioni che devono essere verificate affinché l'appoggio laterale non induca deformazioni (che si manifestano principalmente come astigmatismo).
La prima condizione è che l'appoggio avvenga in corrispondenza del baricentro, come in questo schema.
Questa condizione vale qualsiasi sia il numero di appoggi (due, oppure infiniti con la cinghia oppure una via di mezzo). Come si può facilmente intuire, un appoggio per superfici offre meno certezza di dove sia l'esatto centro delle forze.
Questa condizione non basta.
La seconda condizione è che le forze esercitate dagli appoggi abbiano la direzione del piano dello specchio. Con un contatto per superfici questa condizione è difficile da realizzare perchè, nei contatti per superficie agisce l'attrito che causa una inclinazione delle forze come nella figura che segue.

L'inclinazione (l'attrito) dipende dalla natura dei materiali in contatto (per inciso a nulla vale fa le parti precisissimissime, perché la "precisione" non c'entra con l'attrito di stracciamento). Materiali a basso attrito, come il teflon, possono aiutare. In pratica, però, un coefficiente di attrito modesto come 0.1, significa che la forza è inclinata del 10% e questo significa che la componente verticale della forza è il 10% del peso dello specchio. Se pensiamo che in uno specchio con 18 punti di appoggi ogni punto porta 1/18 del peso (il 5%) ecco che il semplice attrito del 10% è come se ci fossero due punti completamente sbagliati! (che non ci dovrebbero essere)!
La soluzione del problema è dunque quella di sostituire l'attrito di strisciamento con quello di rotolamento, per mezzo di una rotella (la quale, essendo puntiforme, ha anche il vantaggio di dare certezza al fatto che il contatto avvenga sul piano del centro di massa dello specchio).Con lo schema seguente si garantiscono entrambe le condizioni.

Adesso si può finalmente capire perché Marco ha fatto l'appoggio laterale come nella fotografia. La rotella è montata su una barra filettata. La barra serve a regolare la posizione della rotella quando si monta lo specchio, posizionandola circa nella posizione (segnata a matita) del centro di massa dello specchio. Una regolazione fine si potrà poi fare agendo sulle tre viti di collimazione (ruotandole assieme tutte e tre si sposta lo specchio). Ovviamente non tutta la filettatura della barra serve, ma eliminare la parte di filettattura che non serve, oppure partire da una barra non filettata e produrre la filettatura solo a una estremità sarebbe più complesso che tagliare una barra filettata e farebbe esattamente la stessa funzione.