LoryPack ha scritto:
Ciao a tutti sto facendo una tesina sulla relazione sole-Terra e non mi è chiaro un concetto sulle aurore polari: qual è la differenza tra l'aurora diffusa e l'aurora che si vede a Terra? Non mi è chiaro soprattutto perchè se dallo spazio l'ovale aurorale ha uno spessore considerevole a terra le aurore che vediamo sono sottili (meno di un chilometro)? Grazie

Posso chiederti le tue fonti d'informazione?
L'ovale dell'aurora c'è sempre ma si percepisce solo dallo spazio, perché è talmente vasto che da Terra, da orizzonte ad orizzonte se ne vede solo una minuscola frazione che non ci permette di percepirne la forma complessiva.
Riguardo lo "spessore": è una affermazione senza senso, le aurore possono essere "alte" anche centinaia di km sia come manifestazione visiva sia come altezza fisica rispetto alla superfice terrestre, possono essere sia verticali che orizzontali e ovviamente con qualsiasi inclinazione, parlare di "spessore" non ha senso perché i nostri occhi ci fanno vedere l'aurora solo fin dove arriva la loro sensibilità, il che significa che due persone una accanto all'altra potrebbero vedere un'aurora di diverse dimensioni o più accesa nel colore.
L'aurora ci può essere anche dove non si vede e anche quando "non" si vede", per esempio sull'Equatore ci sono aurore boreali molto spesso ma non si vedono praticamente mai perché in quella zona le aurore sono visibili solo nell'ultravioletto, il che significa tra l'altro, visto lo strato dell'ozono che possono essere viste solo dallo spazio usando apparecchi in grado di registrare tali lunghezze d'onda.
Piuttosto sapevi che a volte contemporaneamente alle aurore si sentono anche i suoni dell'aurora boreale? Si tratta di suoni simili a sibili e/o fruscii, sono chiamati suoni elettrofonici e sono analoghi a quelli prodotti da certi bolidi, da non confondere con le meteore soniche, rumori simili a tuoni o salve d'artiglieria, che possono sentirsi
alcuni minuti dopo il passaggio del bolide. Per gli Esquimesi e i popoli scandinavi erano le voci dei morti.
Ciao.
Roberto Gorelli