Angelo Gentile ha scritto:
Forse a volte avere piu' diametro sembra influire negativamente a parita' di seeing?!!!..
Questo non è possibile, almeno fin tanto che con il termine "seeing" si intende la turbolenza atmosferica. In questo caso si sa perfettamente quale sia l'effetto del seeing su diverse aperture. Questo effetto è progressivo. Un seeing pessimo "appiattisce" le prestazioni, uno appena meno che pessimo farà sì che mediamente l'apertura maggiore produca immagini con più dettaglio e contrasto, e ogni tanto ci sia l'occasione di averne qualcuna circa "diffraction limited".
Per la precisione, la probabilità di ottenere frames diffraction limited è perfettamente conosciuta (fin tanto che parliamo del "vero seeing").
http://www.astrosurf.com/cavadore/optiq ... index.htmlCome si può vedere dalla figura, una apertura di 400 mm in condizioni di seeing cattivello come r0=80 mm (1.7") produce 1 frame su 10 diffraction limited mentre la grande totalità dei frames ha la risoluzione di una apertura di 250 mm. Questo significa anche ce se non si ottiene ciò probabilmente non si sta sfruttando al massimo il telescopio non per colpa del seeing.
La regola pratica è che una apertura pari a circa 3,5 volte r0 (nel nostro esempio circa 300 mm) produce il 50% dei frames diffraction limited. Ma come - uno potrebbe dire - se il seeing è di 1,7" come fa una apertura di 300 mm (con risoluzione 0.4") ad essere diffraction limited? Il "trucco" è che la definizione di seeing non è qella che si crede. Il "seeing" in secondi d'arco si riferisce alle esposizioni "infinitamente lunghe". Nella realtà il grosso del seeing è errore di tilt, che viene congelato con le tecniche ben note di ripresa "allineamento" e stacking. Anzi è precisamente l'allineamento che elimina l'errore di tilt del seeing. Quello che resta si chiama errore di "roughness" e vale circa un terzo di tutto il seeing. Ecco dunque che in un seeing da 1.7", quasi tutti i frames hanno risoluzione 0.6" e un farmes ogni due capita con un errore di roughness pari a 0.4". Tutto questo nell'ipotesi che l'esposizione sia "infinitamente breve", cosa che nella realtà non è. Con le tipiche esposizioni di 1/20s 1/30s una parte del tilt non viene rimossa e si ottiene qualche cosa di meno (anche per questo un'apertura maggiore, con più luce ed esposizione più breve è avvantaggiata).
Ovviamente non sempre il seeing è davvero "il seeing"
http://www.fpi-protostar.com/bgreer/may2004st.htm . Quando qualche cosa non va si dice sempre che è colpa del seeing (oppure colpa del telescopio). In realtà, se si riesce a individuare la vera causa, diventa poi facile rimediare e raggiungere i limiti della apertura.
Per esempio, se facendo lo star test in intrafocale si vede un specie di ragnatela in lento movimento quello NON è seeing. Allo stesso modo lo star test ci può dire se l'ottica è collimata, se è deformata per transitorio termico (aberrazioni sferiche che vanno e vengono), se gli aggiuntivi che abbiamo introdotto (per esempio una barlow) hanno portato con sé aberrazioni.
In questo aspetto i visualisti sono per forza di cose più esperti, perchè hanno sempre l'occhio al telescopio e imparano più velocemente a distinguere le varie cause, premessa indispensabile per poter regolare correttamente il telescopio. Ho come l'impressione che in molti casi il telescopio sia usato "as is", collimato forse nemmeno bene, che si etichetti tutto come "seeing" e quello che viene viene (a volte viene a volte no).
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Per la cronaca vi segnalo che, se qualcuno ha voglia di misurare oggettivamente il seeing, un metodo esiste e basta scaricare (e pagare) un apposito software:
http://www.alcor-system.com/us/DimmSoftware/index.html