una postilla scusate.
quando decisi di studiare musica ero consapevole delle difficoltà cui sarei andato incontro (anche perchè in famiglia non mancavano di farmelo notare - senza scoraggiarmi, anzi! - ricordo mio padre che diceva "in italia nessuno vive di musica" contemporaneamente incoraggiandomi a tentarci) ne ero tanto consapevole che ero rassegnato in partenza al fatto che avrei studiato musica perchè non potevo farne a meno per ragioni banalidi sanità mentale, ma che poi avrei fatto un altro lavoro, magari impiegatizio o manuale ( e in effetti per un anno feci l'operaio ).
be' non per questo rinunciai
1) allo studio che mi interessava/appassionava
2) a tentarci
3) ad accettare eventuali compromessi che mi consentissero di barcamenarmi fra passione e necessità
e non sono ricco di famiglia...
diciamo che a causa del'impostazione familiare sono andato diritto diritto dal punto 1 al punto 3 senza arrivare al 4 ( lavoro completamente esterno alla mia passione e musica amatoriale).
mia moglie che ha avuto una formazione familiare diversa dalla mia è andata al punto 2 riuscendo molto meglio di me nella propria realizzazione professionale.
per il punto 3 c'è sempre tempo

ps
"Voglio anche ribadire che scegliere una facoltà che di norma è sfornatrice di precari (per diversi motivi) è una scelta che non può essere fatta con leggerezza... ne va del proprio futuro. Presentare gli aspetti difficili è un modo per soppesare la propria volontà.. se queste difficoltà non spaventano vuol dire che abbiamo sufficiente VOLONTA' e PASSIONE per avventurarci in quella che è una scelta di vita... dalla quale spesso non è così facile fare marcia indietro."
sono d'accordo e infatti non gli sto dicendo che è una strada in discesa

come non lo dico ai ragazzi che mi dicono che vogliono fare i musicisti