Ovviamente mi rendo conto ed accetto il fatto che la colorazione non sia naturale (oltretutto mi sa che la colorazione naturale in astrofotografia sia una chimera). Non è che io non apprezzi le immagini a banda stretta mappate Sii, Ha e Oiii in generale, ma trovo semplicemente che con alcuni soggetti il voler raggiungere a tutti i costi la tipica colorazione Hubble (chiamiamola così tanto per capirci), ovvero quella specie di bruno aranciato con riflessi gialli e azzurri, sia una forzatura (che non è di per se una cosa demoniaca, intendiamoci). Se in una certa zona del cielo a parità di posa (tralasciamo per semplicità la risposta strumentale) ricevo l'88% di Ha, il 10% di Oiii ed il 2% di Sii, modificare così tanto i tempi di posa o calcare la mano con l'elaborazione al punto di portare tutto al 33% è a mio avviso eccessivo e potrebbe indurre il profano a ritenere che tutte le zone nebulari del cielo siano composte da questi tre elementi chimici sempre più o meno equamente distribuiti.
Ho le due immagini (la prima e l'ultima versione) aperte contemporaneamente e passo da una all'altra senza notare alcuna differenza tra la geometria delle stelle (come mi pare sia ovvio aspettarsi, visto che si tratta della stessa ripresa) ne una differenza nei dettagli visibili (ovvero nella versione Hubble i dettagli sono più contrastati, ma non vedo una sola struttura in più che nella prima). In compenso noto un aumento del rumore e mi pare un peccato. Un'altra cosa che noto è che attorno alle stelle meno luminose si crea un "buco" aranciato, mentre attorno a quelle più luminose c'è un alone magenta: credo che questi due effetti siano il risultato del forte stress a cui sono sottoposti i canali (soprattutto Sii ed Oiii) per cercare di portarli al livello del preponderante Ha.
Insomma, il mio preferire la prima versione all'ultima è ovviamente un dato soggettivo, ma che segue un certo ragionamento (opinabile, ovviamente) e non un banale "preferisco il rosso che mi ricorda le fragole al marrone che mi ricorda la cacca"...
