Ciao,
ho letto un pochino il thread e magari provo a dare il mio piccolo contributo.
Ci sono vari aspetti da tenere presenti e separati poichè il risultato finale non è dovuto ad un singolo fattore ma, piuttosto, alla somma di più cose che concorrono.
La collimazione è una e và detto che quest'ultima è particolarmente critica su telescopi SC "commerciali". Purtroppo è anche vero che l'unica possibilità di intervento è sul secondario. Stamo parlando quindi di collimazione "ottica" senza possibilità di collimazione "meccanica". Possiamo quindi provare ad allineare il percorso ottico su di un singolo asse, ma non possiamo allineare quell'asse all'asse meccanico... Ne consegue che la collimazione possibile vada effettuata senza nessun altro elemento ottico. Ho letto che si parlava di utilizzare o meno l'ottica attiva per la collimazione. Innanzitutto non è un elemento ottico, nel senso che non fa parte del progetto ottico che genera l'immagine (il quale è già completo e quindi genera un'immagine su di un piano focale considerato). Anche se si utilizzasse un riduttore non lo si dovrebbe utilizzare per la collimazione in quanto non ci è possibile modificarne in alcun modo la sua propria collimazione. Ci dobbiamo fidare del fatto che sia già precisamente precollimato e che, la meccanica di accoppiamento allo strumento principale, sia perfettamente ortoonale all'asse ottico. Lo stesso dicasi per ogni altro componente, ottica attiva compresa (mi piace chiamarla attiva poichè è solo in grado di "spostare" una stella in modo da farla ricadere il più possibile sempre in uno stesso punto. Se fosse realmente "adattiva" si defromerebbe per modificare la PSF dell'immagine in conseguenza del fronte d'onda atmosferico, cosa che non è...).
La solidità strutturale è un'altro problema sollevato, ed è un problema reale. Se collimiamo il sistema in una data posizione, dovremmo essere certi che possa mantenere la collimazione anche in altre posizioni. Purtroppo gli SC classici non hanno una grande solidità strutturale... Bisognerebbe almeno bloccare lo specchio primario per avere una qualche "certezza" in più. Sarebbe quindi cosa buona e giusta bloccare il movimento e collimare allo zenith per avere lo specchio primario il più possibile "schiacciato" su di un piano unico ed ortogonale al tubo meccanico.
In quanto alla messa a fuoco c'è una considerazione da fare. Così come facciamo per la fotografia tradizionale, dovremmo pensare anche per quella astronomica, mi spiego: esiste la profondità di campo anche per noi, ma dobbiamo considerarla diversamente. Fotografando sempre con il fuoco all'infinito, il nostro rapporto focale ci determina la profondità di messa a fuoco, ovvero un range in cui il nostro soggetto è sempre a fuoco. In un f10 la nostra profondità di messa a fuoco è superiore ai 150/160micron. Questo vuol dire che, indipendentemente dalla precisione dell'eventuale Robofocus, la nostra meccanica deve essere in grado di risolvere un movimento minimo che sia almeno la metà per avere la certezza di cadere all'inteno della zono critica di focheggiatura (CFZ). Se lo spostamento minimo reale dello specchio supera gli 80micron minimi, non saremo mai certi di raggiungere il fuoco perfetto! Per questo motivo si dovrebbe bloccare lo specchio ed utilizzare un preciso meccanismo di focheggiatura esterno che possa risolvere tali piccolissimi spostamenti.
Ho letto anche del problema di "coprire" il campo, ma anche quì vanno fatte varie precisazioni. Cosa si intende con "coprire il campo"? Tecnicamente si intende il campo di piena luce che lo strumento genera su piano focale ed è in stretta relazione con il diametro del secondario. Più è grande il secondario più grande è il campo illuminato. Sulla qualità dell'immagine nel campo illuminato è un'altro discorso! Bisogna poi distinguere tra vignettatura e caduta di luce. La prima è introdotta da qualche elemento che intercetta il cono formato dal cammino ottico della luce e che quindi ne "sega" una parte, il secondo è la progressiva perdita della capacità di illuminare in modo uniforme il disco di piena luce. Quest'ultimo parametro non è un difetto "stringente" in quanto tutte le ottiche, quale più quale meno, hanno tale caduta. Si risolve facilmente con il flat field. Se abbiamo elementi estranei invece è un'altra cosa in quanto non stiamo effettivamente registrando parti dell'immagine a causa di ostacoli fisici che generano "un'ombra" più o meno sfocata. Questi vanno ovviamente eliminati utilizzando diametri che siano sempre superiori o uguali al angolo del fascio ottico nel punto considerato.
La deformazione dell'immagine nel campo di piena luce è cosa differente. Gli SC commerciali, per poter essere molto compatti e trasportabili, hanno ottiche primarie molto curve, tipicamente tra f1,65 ed f2 con conseguente secondario molto moltiplicante per arrivare ad f10, tipicamente 5X. Questo significa campo molto curvo. Altre configurazioni ottiche tipo RC hanno primari f4/5 con secondari 2X e quindi hanno campi nativi molto più spianati. I circoli di confusione generati sono anch'essi molto diversi, tipicamente 4/5 volte più piccoli in un Rc rispetto ad uno SC, questo senza considerare eventuali abberrazioni extraassiali tipo coma, ecc.
Quindi, collimate la sola ottica, bloccare gli elementi il più possibile, focheggiare in maniera da avere la risoluzione meccanica necessaria a risolvere il fuoco e cercate la massima ortogonalità possibile. Il fatto che la vignettatura non cada al centro esatto dell'immagine non è motivo di degrado o significato di scollimazione. Può significare che non si è coincidenti al cammino ottico ma che quest'ultimo è collimato. Alcuni CCD non hanno il sensore esattamente al centro (tipo SBIG, che lo hanno spostato poichè utilizzano il doppio sensore ad esempio). Insomma l'illuminazione al centro di un SC nonè sinonimo di collimazione o scollimazione.
Spero di non aver confuso ulteriormente le idee, ma credo di averlo fatto...
Ciao da JOE