Ciao di nuovo,
Mi era sfuggito questo concetto che ci terrei a commentare:
fabio_bocci ha scritto:
Il concetto è quello che avevo espresso prima. In una foto c'è un rumore di fondo, come in ogni misura che si fa. SI possono "vedere" solo gli oggetti che abbiano un segnale superiore a quello del fondo. Perchè se il segnale è dello stesso ordine di grandezza, più si integra più si somma anche il fondo e quindi alla fine non si ottiene nulla, solo un fondo "chiaro". Quindi se il segnale lo si distribuisce su tanti pixel, inevitabilmente se ne diminuisce l'intensità in ciascun punto peggiorando il rapporto segnale/disturbo e la possibilità di integrazione con tempi lunghi di esposizione. Perchè la luce che arriva è sempre la stessa (mica si cambia il telescopio), sovracampionando la luce di una stella la si distribuisce su tanti pixel e quindi l'intensità su ciascun pixel sarà tanto più bassa quanto più si sovracampionerà, fino a perdere completamente il segnale rispetto al rumore di fondo.
Quel che tu dici suona quantomeno "strano" in termini di acquisizione di dati. Ovvero, il concetto come da te espresso è più che logico e consequenziale ma, in realtà le cose sono un pochino diverse. Tornando a quanto ho detto prima, il rumore di cui tu parli, cos'è? Posto che sia la differenza tra un dato certo ed uno incerto, sostieni che si riescono a "vedere" solo gli oggetti che abbiano un segnale superiore al fondocielo. Ora qual'è il valore minimo di fondocielo sulla terra? Diciamo la mag 22/arc/sec. E' noto che dalla terra è possibile fotografare oggetti che vanno ben oltre la 22a magnitudine, allora com'è possibile?
Il concetto che tu esprimi è giustissimo e vale per tutte le cose "certe" ovvero ragoinevolmente costanti nel tempo. Una stella occupa un certo angolo specifico nel cielo ed emette un flusso di fotoni continuo e "costante" in quell'angolo/tempo. Il fondocielo invece è un soggetto che ha un'angolo apparentemente infinito ma, per nostra fortuna, l'emissione di fotoni è assolutamente casuale e variable nel tempo e nelle condizioni. Ecco quindi che su di un sensore che sia lineare nel tempo (ossia mantenga inalterata la sua capacità di catturare un flusso di fotoni/angolo nel tempo) siamo in grado di catturare quel flusso in maniera precisa nel tempo. Il fondocielo, invece, ha un flusso variabile nel tempo il che ci consente, valutando le differenze per singolo angolo inquadrato, di fare statistica. Il suo contributo infatti non è lineare ma si somma in maniera quadratica (all'incirca) il che vuol dire che se abbiamo abbastanza dati, riussciamo a stabilire quanto di quel segnale è il fondocielo e quanto il soggetto, riuscendo a "vedere" cose molto meno luminose del fondocielo stesso.
Ciao da JOE
) direi che non esiste correlazione quantitativa rumore campionamento.