Ecco n'altra planetaria....la compare di Abell 65 vista la vicinanza fra le due...e quindi altrettanto complessa per la scarsa altezza sull'orizzonte.
Abell 66Devo dirvi che è stata un'impresa allucinante in quanto la ripresa è stata effettuata negli ultimi giorni di luglio dalla città, con temperature notturne molto elevate e quindi raffreddamento della camera non poteva andare oltre i -10°C. In aggiunta la luminosità della planetaria è davvero da crisi epilettica...nelle immagini Halpha che via via uscivano fuori, dovevo stiracchiare all'estreme consieguenze l'istogramma per intravedere la luminescenza fantasma. Non parliamo delle immagini OIII.
Dopo 20 minuti di posa...non vedere quasi nulla tirando al massimo non poteva far altro che buttare nello sconforto e dire "ho sbagliato tutto nella vita!"
Ma non mi sono perso d'animo e ho continuato a riprenderla per due sere consecutive sperando di collezionare un numero sufficiente di pose da integrare in modo da ammortizzare la porcheria.
Altro problema...l'inquinamento luminoso. Questa è un'altra planetaria che non supera i 20° d'altezza al culmine per cui nonostate i filtri interferenziali, in condizioni di così estrema debolezza, vengono fuori gradienti che a levarli senza massacrare la nebulosa...è un impresa titanica.
Risultato: ho speso tutto il mese di agosto successivo per elaborare l'immagine. Cioè 6 rielaborazioni prima di ottenere questo risultato definitivo...una faticata impressionante!!!
Non è stato semplice trovare la ricetta giusta e più volte ho pensato di buttare tutto e rimandare al prossimo anno con una maggiore integrazione.
Il problema consisteva nel fatto che essendo la planetaria molto debole devastata dalla presenza di gradienti, i dettagli e le deboli sfumature venivano alterate dai filtri anti-rumore, introducendo vistosi artefatti che creavano dettagli inesistenti. Un disastro.
Alla fine ho trovato la ricetta e anche se l'immagine non rappresenta un alta opera d'arte è il frutto di tanta pazienza e tanto sangue!!
Il trucco è stato quello di ammorbidire le immagini prima di appiccicarle nella sequenza a colori. In questo modo l'effetto di produzione artefatti nella stesura finale è diminuito restituendo una fusione dei due canali molto verosimile e molto più leggibile.
Abell 66 è un oggetto antico ma anche abbastanza vicino a noi, per cui le dimensioni sono interessanti, ciò però comporta una bassa luminosità superficiale. La differenza tra Ha e OIII è eloquente della condizione evoluta del nucleo che come vedete riesce ad ionizzare i gas solo fino ad una certa distanza, il cui limite è quasi il confine dove arriva la luce registrata nel canale OIII.
Per maggiori informazioni, anche se si tratta di un'altra planetaria ancora non studiata, potete andare nella scheda del mio sito a questo link:
Abell 66-scheda