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MessaggioInviato: giovedì 29 settembre 2011, 12:27 
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Tipo di Astrofilo: Visualista
Dopo l'acquisto del telescopio, la definizione del "parco oculari" rimane il principale cruccio dell'astrofilo visualista. Dalle minuscole nebulose planetarie alle gigantesche diffuse ("Nord America", grande nebulosa di Orione, ecc...) per arrivare ai residui di supernova (la "Velo"), l'esigenza di poter disporre di diversi rapporti di ingrandimento è evidente fin dall'inizio. Il problema sta nello stabilire quali "salti" da un oculare all'altro consentano di ottimizzare la resa osservativa.

I fabbricanti di oculari, dal canto loro, aiutano relativamente nella scelta. Alcuni (p.e. Nagler) arrivano a fornire una serie scalata di millimetro in millimetro per le focali più corte, e poco meno su quelle più lunghe, creando una varietà di scelta sconfinata. Altri (p.e. Explore Scientific) offrono scalature leggermente più dilatate (30 - 24 - 18 - 14 - 11 - 8.8 - 6.7 - 4.7) ma comunque ben oltre le necessità tipiche di un visualista esperto. Di fatto, una volta stabilita la tipologia di oggetti a cui dedicarsi, si finisce per utilizzare al 90% non più di due o tre oculari.

Venuto su fin dai lontani anni '80 con la "regola del dimezzamento", ancora meno di un anno fa continuava ad essere il mio punto di riferimento. L'esperienza intensa di questi ultimi mesi, con letteralmente l'osservazione di centinaia di oggetti deboli, mi ha portato a rivedere le mie convinzioni. La "regola del dimezzamento" è un po' il limite minimo, prescrivendo che ogni oculare della scala abbia una lunghezza focale dimezzata rispetto al precedente. Possiamo immaginare una serie di questo tipo partendo da un 32mm e, a scendere, 16mm, 8mm, 4mm. Ad ogni passaggio l'ingrandimento raddoppia consentendo di osservare oggetti dalle dimensioni apparenti molto diverse.

La prima "crepa" in questa mia solida convinzione si è avuta quando ho ricevuto, a corredo del dob 12", tre oculari di focale 32mm, 26mm e 16mm. Secondo la "regola del dimezzamento" il 26mm avrebbe dovuto essere superfluo, mentre all'atto pratico era quello che lavorava meglio "in tandem" col 16mm. A questi ho accoppiato poco dopo un 8.8mm, trovando abbastanza soddisfacente il "salto" rispetto al 16mm, almeno all'inizio.

C'è da dire che chi inizia trova del tutto naturale un raddoppio delle dimensioni dell'immagine osservata, è solo con l'esperienza che ci si rende conto che in quel "salto" alcune parti molto tenui degli oggetti rischiano di perdersi: a basso ingrandimento nel chiarore di fondo cielo, ad alto ingrandimento perché al di sotto della soglia di sensibilità dell'occhio.

Più recentemente una drastica ristrutturazione del parco oculari mi ha portato ad acquistare due focali ancora più prossime, un 24mm ed un 18mm, realizzando sul campo essere un salto adeguato a cogliere bene tutti i dettagli delle nebulose diffuse, in particolare con l'impiego del filtro OIII. Montato questo filtro il 24mm continua a restituire un fondo cielo leggermente al di sopra della sensibilità della retina, mentre lo stesso nel 18mm appare completamente nero. Per contro il "buco" dal 18mm all'8.8mm mi è fin da subito apparso eccessivo, al punto che ho provveduto in tempi rapidissimi a colmarlo con un 13mm.

La situazione attuale si configura come dalla tabella sottostante, dove sono rappresentati i diversi oculari con il relativo rapporto di ingrandimento, la pupilla d'uscita (sul mio telescopio con rapporto focale f/5) e l'incremento percentuale tra un ingrandimento ed il successivo.

Immagine

Alcune considerazioni accessorie. La scelta di partire da un 24mm dipende dal fatto che la media dei cieli da cui osservo è sempre leggermente inquinata, chi ha cieli migliori può sfruttare focali leggermente più lunghe (con P.U. dell'ordine dei 6-7mm) ma nel mio caso avrei ottenuto solo un fondo cielo eccessivamente chiaro. La pregressa esperienza col 32mm mi ha confermato questo. Ha anche senso, come già detto, un "affollamento" maggiore intorno al range di focali che si utilizzano di più (tipicamente tra 12 e 16mm per le galassie), senza ovviamente eccedere. In conclusione una scalatura con incrementi prossimi al 150% è, per la mia esperienza, preferibile a quella del 200% suggerita dalla "regola del raddoppio".

Aggiungo delle immagini catturate da Stellarium nella modalità "ocular" che mostrano su un tipico oggetto deep esteso (M17) l'immagine prodotta dai diversi oculari.

http://dl.dropbox.com/u/630897/Astronom ... 1-ES24.JPG
ES 24mm 82°

http://dl.dropbox.com/u/630897/Astronom ... 2-ES18.JPG
ES 18mm 82°

http://dl.dropbox.com/u/630897/Astronom ... -NAG13.JPG
Nagler 13mm 82°

http://dl.dropbox.com/u/630897/Astronom ... UWA8,8.JPG
Meade UWA 8.8mm 82°

http://dl.dropbox.com/u/630897/Astronom ... -ES4,7.JPG
ES 4,7mm 82°

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MessaggioInviato: giovedì 29 settembre 2011, 12:43 
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Giuro e stragiuro che ero convinto di averlo postato in Profondo Cielo... :shock:

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Marco,
60x e 80x mi sembrano ingrandimenti molto simili: li utilizzi proficuamente?

La mia sequenza di ingrandimenti è: 80x, 160x, 225x, 300x.
La sequenza di campi reali è: 48', 24', 17', 10'.

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Stelle già dal tramonto ci confondono il cielo a frotte, nubi meticolose nell'insegnarti la notte
Telescopi: Reginato Supermaser 20", CPC11, pentax 105 e 75.
Oculari: pentax xw, Nagler, Delos, takahashi tpl, zoom Svbony 3-8 e 8-20
Torretta binoculare maxbright 2 e televue binovue.


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MessaggioInviato: giovedì 29 settembre 2011, 13:26 
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kappotto ha scritto:
Marco,
60x e 80x mi sembrano ingrandimenti molto simili: li utilizzi proficuamente?


Kapp, mi rendo conto che leggere è noioso, ma ti avevo già risposto nel testo iniziale:
Marcopie ha scritto:
Più recentemente una drastica ristrutturazione del parco oculari mi ha portato ad acquistare due focali ancora più prossime, un 24mm ed un 18mm, realizzando sul campo essere un salto adeguato a cogliere bene tutti i dettagli delle nebulose diffuse, in particolare con l'impiego del filtro OIII. Montato questo filtro il 24mm continua a restituire un fondo cielo leggermente al di sopra della sensibilità della retina, mentre lo stesso nel 18mm appare completamente nero.

...che faceva seguito a quest'altro paragrafo:
Marcopie ha scritto:
C'è da dire che chi inizia trova del tutto naturale un raddoppio delle dimensioni dell'immagine osservata, è solo con l'esperienza che ci si rende conto che in quel "salto" alcune parti molto tenui degli oggetti rischiano di perdersi: a basso ingrandimento nel chiarore di fondo cielo, ad alto ingrandimento perché al di sotto della soglia di sensibilità dell'occhio.

:wink:

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Eddaje che avevo letto!
Non mi sono spiegato. Su quanti e quali oggetti trovi soddisfacente questo tipo di discorso?
Insomma, tra due pupille di 4,8 e 3,6 riesci a trovare tutte le differenze che hai descritto?

Ti faccio questo discorso perchè sono astigmatico e ho le mosche bianche (manca solo la lebbra...). Perciò le pupille larghe non mi si addicono e tendo sempre ad usare pupille sotto i 2mm. Infatti l'8mm è l'oculare che uso di più. Dunque non conosco il reale comportameno, la reale differenza tra una pupilla di 4,8 e una di 3,6.

é giusto per capire.

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...e ho le mosche bianche...
Le mosche bianche? Conoscevo le "mosche volanti", anzi le conosco anche troppo bene...

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Le cavallette, le cavallette!


Evabbè mi son confuso, che precisino che sei :D

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