Sabato 27 agosto 2011 tornavo dalla Svizzera, dopo un mese di vacanza sfortunato dal punto di vista astronomico. Il giorno prima avevo visto le previsioni; davano bello tutta la nottata. Chiamo quindi Paolo, un socio del GACB (Gruppo Astrofili Cinisello Balsamo) e gli chiedo se aveva intenzione di fare qualcosa. , Dopo aver discusso un po’ decidiamo di tentare il Passo San Marco. Partiamo alle 20, con il cielo completamente libero e le alpi che si vedevano così bene che sembrava di poterle toccare. Arriviamo in cima al passo verso le 21.30, montiamo e lasciamo acclimatare gli strumenti (un riflettore da 130 mm e un dobson da 300 mm). L’osservazione inizia alle 21.48. Tempo mezz’ora e si alza un vento fortissimo. Il dobson non rimaneva fermo un istante. Paolo trova rifugio dietro un furgone abbandonato e osserva qualcosa. Io sono rimasto dall’altra parte, esposto al vento insopportabile, spostandomi a volte a dare un’occhiata anche nel dob. Il termometro segna -3°C. Non ho i guanti; uso i calzettoni da montagna. Il cielo è comunque parzialmente rovinato dalla luce che sale dalla pianura. Il primo oggetto che osservo è la Garradd (C/2009 P1) insieme a M71, nella freccia. Nel 130 sulla cometa mi sembra di intravedere delle imperfezioni; col dobson scopro che la cometa è quasi trasparente, quindi si intravedono le stelle di fondo. M11 è quasi rovinato dall’inquinamento luminoso; non dà il meglio di sé. NGC 6934 (mv 9,8) “è molto piccolo, simile ad una stella sfuocata. Si vede molto vicino ad altre tre stelle messe in fila. […]. Non si notano particolari”. Poi abbiamo messo a confronto il mio Celestron Ultima-LX 13 mm con il Tele Vue Nagler 13 mm di Paolo. La differenza è straordinaria: il colore del fondo cielo era identico, ma il Nagler forniva più contrasto e nel Celestron le stelle apparivano “annacquate”. La Velo era a dir poco spettacolare: quasi tridimensionale e nettissima con entrambi gli strumenti. Nel 130, M57 (mv 9,7) “è davvero molto netta e luminosa. Si notano perfettamente le diverse gradazioni di luminosità. È di forma ovale”. Con il 300 osserviamo poi l’IC 495, che si mostra “come una condensazione rotondeggiante di colore grigio in mezzo alle stelle”. M56 “è grigio, discretamente esteso, non molto luminoso. Sulla periferia sembra di notare una sorta di granulazione”. Con il dobson poi osserviamo la NGC 7331 (mv 10,4), “molto luminosa ed estesa. Brilla di colore bianco. Sulla superficie non si notano particolari”. Tentiamo il Quintetto di Stephan ma vediamo solo due galassie. A questo punto il vento si fa davvero insopportabile. È mezzanotte e venti. Decidiamo quindi di caricare gli strumenti in macchina e di scendere per trovare un posto più tranquillo. Facciamo quasi 700 metri di dislivello e ci fermiamo in uno spiazzo sul ciglio della strada a 1300 m di altitudine, un luogo dove abbiamo osservato altre volte in inverno. Montiamo nuovamente gli strumenti e facciamo una stima della magnitudine limite: la “Sequenza Polare” ci indica che l’ultima stella visibile ad occhio nudo è di mv 6,6. Con il mio osservo nuovamente la galassia NGC 7331, molto piccola e difficile a 36x , ben netta a 70x. Paolo invece osserva per 30/40 minuti abbondanti il Quintetto di Stephan e vede tutte e cinque le galassie (io, sinceramente, non ci ho neanche provato). M15, A 70x, “è molto esteso. Il nucleo è brillantissimo e di colore bianco. Perde luminosità man mano che si procede verso la periferia. L’alone è completamente granuloso, ma non si nota risoluzione”. NGC 404 (mv 10), che non ero riuscito a vedere dal passo a causa del vento, “è netta sotto β Andromedae. È completamente grigia, di luminosità uniforme e di forma leggermente ovale”. Con il dobson, poi, osserviamo G1 (ammasso globulare appartenente alla Galassia M31); “si trova in un campo discretamente ricco. Forma un triangolo con altre due stelle, di cui una sembra doppia. Appare come una stella sfuocata, leggermente rotondeggiante e nebulosa”. M34, a 36x, “è davvero bello ed è luminosissimo, tant’è che si vede ad occhio nudo. Risulta essere relativamente ricco e molto esteso. Occupa metà del campo oculare”. Poi osservo M33, che a me non ha dato molta soddisfazione: la vedevo molto sbiadita con un accenno del nucleo e dei bracci a spirale. NGC 772 (mv 10,4) “è molto debole e di colore grigio. Il nucleo è biancastro e puntiforme. Ha una forma elongata”. M74 (mv 9,4) “è cavaocchi. Si vede una macchia lievemente rotondeggiante di colore grigio senza particolari”. NGC 488, col 130 a 70x “sembra una fotografia. Si vede una sferetta di luce simile ad una stella sfuocata, circondata da un tenue alone circolare, in compagnia di altre tre stelle”. Il Doppio ammasso evito di descriverlo: non ci sono parole. NGC 1023: “36x: è molto piccola. Sembra un chicco di riso. È tuttavia di buona luminosità e si stacca bene dal fondo cielo. 70x: il nucleo è quasi puntiforme. L’alone risulta essere molto esteso e allungato. La galassia è di buona luminosità e si trova in un campo discretamente ricco”. NGC 246, la cosiddetta “Skull Nebula”, osservata col dobson, un oculare da 24 mm e il filtro UHC-E: “si intravede una sorta di nebulosità che circonda alcune stelle. Poco vicino ad esse si risolve un arco luminoso”. Poi, con il riflettore, osservo due ammassi aperti nel Perseo: NGC 1513, non molto ricco, visibile come una debole concentrazione di stelle deboli vicino ad altre stelle molto più luminose, ed NGC 1528, discretamente ricco e luminoso con una forma irregolare e astri brillanti (entrambi osservati direttamente a 70x). A questo punto mi sposto nell’ Auriga, dove ho osservato i tre ammassi principali, M36, M37, M38, uno più bello dell’altro. Non possono quindi mancare all’appello le luminosissime Pleiadi (M45). Nel Toro ho modo di gustarmi anche NGC 1647, non molto luminoso e neppure tanto ricco, “composto da deboli stelle” e con una forma irregolare, ed NGC 1746, di forma irregolare, discretamente ricco e luminoso, con quattro stelle più luminose delle altre. NGC 2841 “è molto bassa sull’orizzonte. Si intravede solo una macchietta ovale lattiginosa nei pressi di una stella”. NGC 1275 (dobson): “è difficile da vedere. Appare come una piccola macchia grigiastra immersa in un campo ricco di stelle. È di forma approssimativamente sferica.”. M77, nella Balena, “è molto piccola, di colore bianco e identica ad una stella sfuocata. Sulla superficie si intravede una riga nera”; aumentando gli ingrandimenti la visione non cambia di molto: “ora è più luminosa, ma è pur sempre simile ad una stella sfuocata. Sull’alone non si notano particolari. Non si vedono le compagne NGC 1055 ed NGC 1072”. Nel frattempo, il mio compagno di ventura aveva cercato di osservare l’ammasso si galassie nel Perseo, Abell 426, riuscendo a vedere solo due galassie, tra cui la Perseus A (NGC 1275); io, invece, ero riuscito a vedere solo quella bene, e forse avevo intravisto l’altra. A questo punto, alzando lo sguardo sul profilo delle montagne ad est, ci accorgiamo che il cielo sta acquisendo un colorito azzurrino. “Non può essere già l’alba !!” (il nostro orologio “biologico” era rimasto a mezzanotte). Guardiamo l’orologio “digitale”: 5.18 !!. Proviamo disperatamente a puntare gli strumenti verso la ζ Tauri per cercare di osservare la Crab Nebula M1, ma niente da fare: la luce del Sole aveva già divorato quella zona. Decidiamo dunque di smontare gli strumenti. Dieci minuti prima delle sei partiamo, con alle spalle una nottata ricca di emozioni, per arrivare a casa alle sette e un quarto.
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