Sulla questione di che cosa sia più importante se ne è discusso fino alla nausea.
Il punto è che, quando un'ottica è "diffraction limited" si è molto vicini alla prestazione massima che quella apertura consente in condizioni ambientali ideali. Nessuno sta dicendo che va bene una ciofeca. Stiamo dicendo che è necessario e sufficiente che l'ottica sia "diffraction limited" e che la meccanica "non impedisca" questo risultato.
Che questo si possa ottenere con un'ampia classe di strumenti è sotto gli occhi di tutti: le immagini di Marco Guidi non esisterebbero se fosse impossibile collimare i C14 a causa difetti meccanici insormontabili o se questi C14 fossero di qualità ottica inferiore al limite di Rayleigh.
Una volta raggiunta la condizione "diffraction limited" questi due fattori passano in secondo piano, perché le prestazioni non crescono linearmente con lo strehl dello strumento. Invece continuano a crescere in maniera più consistente con l'apertura e linearmente con la qualità del sito.
In altre parole, fra un telescopio di apertura -diciamo- 14" che raggiunge il limite di diffrazione secondo Rayleigh, e uno da -diciamo- 10" che supera ampiamente tale limite e approssima quello di infinita correzione, le immagini migliori le farà il primo, perché l'extra apertura prevale sulla extra correzione, e il divario si amplia a mano a mano che migliora il seeing. Ho già prodotto le curve MTF di questi due casi. Quando vedrò una foto di Giove fatta con un 10" che supera le immagini di Marco Guidi comincerò a pensare che le MTF e tutta la scienza ottica siano sbagliate, ma finora questo non è successo.
C'è un altro ragionamento che si può fare. Migliorare la qualità ottica ha un costo. Migliorare l'apertura ha anche un costo. Trovare e usare il sito migliore ha un altro costo ancora. Si tratta di un problema di "trade-off": fissata la quantità di risorse (in tutti i sensi) si tratta di trovare il punto di bilanciamento che consente di ottenere il massimo risultato (qua stiamo parlando di questo, non del fare immagini sub ottime più spesso, perché quello è un altro discorso). Questo punto di ottimo non è fatto di aperture piccole infinitamente perfette ma di aperture generose con ottica e meccanica che non comprometta il limite di diffrazione (e niente di più, perché il di più potrebbe essere allora convertito in altra apertura) e usate, per quanto possibile sotto il cielo migliore possibile.
Anche disponendo di risorse in abbondanza, apertura e sito pagano di più che aumentare la qualità oltre il limite di diffrazione.
PS
Sulla presunta impossibilità di mantenere la collimazione poi ci sarebbe altro da dire. E' vero che ci saranno anche persone inesperte che non sanno collimare o che non si accorgono che il telescopio si scollima, ma ci sono anche tanti esperti che lo sanno fare e che sanno riconoscere immediatamente la collimazione. Io ho un telescopio "di legno" (sostanzialmente una struttura secondo Berry e Kriege) eppure lo collimo in 60 secondi e so benissimo quando il mio telescopio è o non è collimato. Io conosco tanti telescopi che si collimano in 60 secondi e restano collimati anche se si attraversa il cielo.
Lo stesso dicasi sulla qualità finale dell'immagine. Non siamo così sprovveduti da non accorgerci se lo star test è quello di un telescopio che rispetta iìo meno i limiti di diffrazione (per non dire che il famoso test di Ceravolo su Sky e Telescope del 92 ha dimostrato che anche molti inesperti riescono a distinguere un telescopio lambda/2 da uno lambda/4).
Sulla questione poi degli aspetti termici... beh... non credo di aver nulla da imparare da nessuno:
http://www.cloudynights.com/ubbthreads/ ... art/1/vc/1 Io ho messo ventole e che aspiravano lo strato limite con un metodo dioverso da quello di Alan Adler quando la gente credeva che non bastassero delle semplici ventoline per far funzionare i riflettori come i rifrattori.