1° Forum di Astronomia Amatoriale Italiano

Il primo forum di astrofili per astrofili, nato nel 2000!
Oggi è venerdì 18 luglio 2025, 7:20

Menu

* Home
* Iscriviti
* La Bacheca
* F.A.Q.
* Cerca
* Login/Logout 

Login

Nome utente:
Password:

 Ho dimenticato la password

In Linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti

Regolamento

regolamento

Links

*
Astrocafè

Segnala bolide
* Meteoblue.com
* Previsioni seeing
* Il Meteo.it
Help Forum
 

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora


Regole del forum



IMPORTANTE: Regole per usare correttamente la sezione Scienze Astronomiche



Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 6 messaggi ] 
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Donde veniamo??
MessaggioInviato: lunedì 23 ottobre 2006, 16:08 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: martedì 17 ottobre 2006, 11:34
Messaggi: 23
In risposta anche ai giri mentali di Pennuto sulle nostre orgini, vi riporto una teoria sulle nostre possibili origini che ho scaricato un mese fa su internet (insieme ad altre), ma non ricordo l'indirizzo, era in un blog.
Forse non è 100% originale ma è esposta in modo originalmente cinico e pesante , riguarda noi come nascita di vita intelligente e autocosciente su questo pianeta.

-------------------------------------------------


L’uomo: uno scimpanzé malato


Partiamo con il prendere per veri una serie di presupposti: alcuni di essi sono riconosciuti quasi all’unanimità, altri saranno accompagnati da una breve spiegazione che spero sia sufficiente per convincervi della loro veridicità. In ogni caso ricordate che quando non avete elementi obbiettivi per valutare se un concetto sia giusto o sbagliato cercate di usare il Buon Senso Comune come vi ho indicato; è la stessa cosa che ho fatto io prima di scrivere queste pagine. E’ l’unico modo che abbiamo a disposizione per poterci mettere in una base comune e quindi intenderci realmente: vedere le cose dallo stesso punto di vista, nello stesso sistema di riferimento.
E’ oltre modo utile fornire ora una rapida e approssimata definizione di logica, sarà necessaria fra poco: questa definizione è difficile da formulare perché non si tratta della nostra forma di logica ma di una in generale: tento cioè di definire la logica in modo che un qualunque essere senziente, non solo umano, possa riconoscersi in essa (Attenzione: con questa definizione sto uscendo dall’ambito in cui agisce il Buon Senso Comune).
La definizione che ho concepito è la seguente:
“ Definisco < Logica > il manifestarsi di un insieme di idee e principi costanti e coerenti nel tempo e contemporaneamente laddove questi principi possano favorire la sopravvivenza a chi li ha concepiti.”.
Si tratta di un definizione molto generica perché così è l’essere a cui è destinata. Nel caso particolare dell’uomo questa definizione si riduce alla logica che conosciamo tutti.
Elenchiamo ora questi assiomi:
1) Le comete possono trasportare la vita sotto forma di batteri, germi e esseri primordiali.
2) La natura è logica.
Dove per logica s’intende secondo la definizione data precedentemente. Ce se ne può rendere conto facilmente pensando ai vari cicli, biologici e non, che ha creato (del carbonio, dell’azoto, la catena alimentare, ecc.).
3) La natura del nostro pianeta è diversa dalla natura dell’Universo: in particolare ne costituisce un sottoinsieme.
Questo lo si può spiegare considerando il fatto che nell’Universo i parametri che descrivono lo stato fisico di un sistema (pressione, temperatura, gravità, massa, ecc.) possono spaziare da valori quasi nulli a valori potenzialmente infiniti (Big Bang): questo grazie alla moltitudine di situazioni esistenti nel cosmo.
Al contrario, sul nostro pianeta (almeno sulla superficie) molti parametri sono fissati su certi valori costanti nel tempo: ad esempio la pressione atmosferica, la gravità, la massa del pianeta, la temperatura (con un piccolo intervallo permesso). Se vogliamo possiamo affermare che queste variabili sono state fissate dalla natura dell’Universo.
4) Le mutazioni darwiniane sono le più dirette responsabili dell’evoluzione degli esseri viventi: esse sono del tutto
casuali ma in ogni caso esse restano governate dalle regole della natura del pianeta a cui appartengono. Questo se il
pianeta in questione mantiene le caratteristiche di un sistema isolato.
5) L’uomo seguendo il suo processo evolutivo ha dimostrato di andare contro la natura del suo pianeta.
Questo è facile da vedere: tutte le specie viventi di questo pianeta hanno mostrato la tendenza a preferire le
situazioni di equilibrio. Esse tendono a trovarsi una nicchia, un habitat in cui insediarsi e moltiplicarsi in maniera
controllata di modo che quel posto sia abitabile anche dalle loro generazioni future; inoltre usano le risorse naturali
in modo da garantirne la presenza anche in futuro. L’uomo al contrario sappiamo come non rispetti queste regole:
ultimamente lui tende a farsi una colpa di questo ma in realtà non sta facendo altro che seguire la sua natura, lo ha
sempre fatto. E’ nella sua indole questo comportamento.
Ora:
6) Da 2) e dalla definizione di logica segue che la natura non può autodistruggersi.
7) Da 3) segue che è lecito supporre che questo sia accaduto per ogni pianeta, nonché il fatto che ognuna di queste
nature planetarie, pur risultando tutti sottoinsiemi della stessa natura universale, risultano del tutto indipendenti tra
loro. La causa è che i vari parametri sono stati fissati su valori differenti da pianeta a pianeta.
8) Da 4) e da 6) segue che le mutazioni genetiche non possono dare origine ad una specie
in grado di distruggere la natura del nostro pianeta.
9) Da 4) e da 5) segue che l’uomo è il frutto dell’evoluzione data dall’insieme di molte mutazioni genetiche darwiniane avvenute nel corso dei millenni. L’uomo ha dimostrato di andare contro la natura di questo pianeta, inoltre non lo ha fatto perché obbligato da qualcos’altro ma di sua spontanea volontà.
Ma queste mutazioni sono avvenute su questo pianeta.
Segue che sono state soggette alla natura di questo pianeta
Segue che la natura ha creato l’uomo e l’uomo va contro la natura.
Questo, però, è impossibile per la definizione di logica data e per 2)!
Attenzione: quella precedente è solo apparentemente una contraddizione.
Infatti il paradosso si evita in un modo (l’unico): prima di descriverlo voglio però insistere sul comportamento dell’uomo. Ripeto che mentre le altre creature tendono a vivere nell’equilibrio, sforzandosi per ottenere ciò che serve loro per garantirsi la sopravvivenza e niente di più, l’uomo da sempre ha espresso il desiderio di apprezzare più il cambiamento che l’equilibrio: non si accontenta di ciò che gli serve per sopravvivere ma vuole di più. Nel momento in cui raggiunge un qualcosa di nuovo sposta inconsciamente il livello di desiderio un po’ più in alto; in questo modo cerca di ottenere qualcos’altro (in genere più futile ed inutile alla sua sopravvivenza del precedente) e ne sente il bisogno esattamente come per quell’altro. Il suo istinto non riesce a fornirgli una reale misura delle cose, cioè, non gli da il modo di distinguere i suoi desideri in ordine di importanza: se ha un solo desiderio, indipendentemente dalla reale utilità dell’oggetto in questione, quel desiderio assume un’importanza primaria, crescendo inoltre in intensità con il tempo.
Un discorso analogo esiste anche per i problemi, oltre che per i desideri: se abbiamo un solo problema, indipendentemente dalla sua importanza (che rimane un concetto molto relativo) esso cresce fino a divenire di primaria importanza. Allo stesso modo se abbiamo un grave problema e all’improvviso ne arriva un ancora peggiore, il primo finisce in sordina, ovattato, e non ci tocca più come prima, almeno fino a ché non abbiamo risolto quello principale.
Tutto ciò ovviamente implica una maggior fatica, infatti l’equilibrio è di gran lunga più rilassante e riposante di questo stato di continua tensione verso un qualcosa di sempre nuovo, ma è esattamente questo faticare che ha garantito la nostra evoluzione più rapida. Abbiamo ottenuto di più perché abbiamo faticato di più. Evoluzione tecnica e anche spirituale. A questo proposito voglio qui dare la definizione di Romanticismo che preferisco (accettata oggi da molti): “ Continua tensione verso un qualcosa di indefinito ”.
Notate l’analogia.
Si può affermare che l’uomo sta bene nella mancanza di equilibrio, basta osservare che si riproduce senza pensare a problemi quali la sovrappopolazione e la mancanza di risorse naturali per le nuove generazioni.
Se andiamo a cercare quali sono le caratteristiche all’origine di questo strano comportamento che lo distingue dalle altre forme di vita di questo pianeta troviamo due sentimenti: si tratta dell’ambizione e dell’invidia.
Esse sono sentimenti difficilmente ravvisabili negli altri esseri viventi e certamente non nelle nostre proporzioni, inoltre è facile vedere come siano legati strettamente alla nostra evoluzione. Dato che non possiamo immaginare ciò che non vediamo e che tendiamo a desiderare anche le cose che non ci servono solo per il fatto che altri le possiedono è ovvio che la causa prima è la nostra ambizione; inoltre è l’invidia verso un qualcosa che troviamo negli altri che ci spinge a faticare per possederla.
Se anche volessimo ravvisare questi sentimenti negli altri animali si sa che loro si fermano una volta ottenuto il necessario per sopravvivere, noi invece non ci fermiamo mai.
Da notare che questo comportamento non è frutto dell’ambiente sociale ma è innato: la prova è il comportamento dei bambini più piccoli, e quindi meno influenzati dall’ambiente. Un bambino piccolo può disperarsi e strepitare per il fatto che un altro bambino possiede un gioco che lui non ha, e questo indipendentemente dal fatto che il gioco gli piaccia o meno, ma solo per il puro fatto di averlo, di possederlo: infatti capita che, nel momento in cui il bambino entra in possesso del gioco perda automaticamente quasi tutto l’interesse che aveva per quell’oggetto.
A questo punto possiamo tornare alla contraddizione del punto 9): come ho detto esiste un solo modo di risolvere il paradosso: prendere in considerazione 1).
Dobbiamo a questo punto fare una serie di supposizioni ragionevoli:
1) Supponiamo che in un certo momento della storia della nostra civiltà, una cometa sia transitata vicino all’orbita terrestre (accade spesso).
2) Supponiamo che gli inviluppi esterni della sua coda abbiano investito il nostro pianeta (anche questo accade spesso). In alternativa, si supponga che alcuni resti della cometa siano rimasti gravitazionalmente legati alla Terra e che in seguito siano caduti sulla superficie (accade ogni anno più volte, l’esempio più noto è la notte di S.Lorenzo). In ogni caso alcuni elementi di questa cometa possono essere caduti sulla superficie del nostro pianeta.
3) Supponiamo da 1) che questa cometa portasse a livello ibernato dei germi di vita originatasi su un altro pianeta e quindi generata da un’altra natura planetaria, figlia come la nostra di quella universale ma del tutto indipendente da quella terrestre, con regole e leggi plausibilmente diverse.
4) Attenzione: il sistema “Terra” ora non è più un sistema isolato. Viene violato l’assioma 4).
5) Supponiamo che quei germi si siano riattivati quando l’entrata nell’atmosfera e il conseguente riscaldamento per attrito abbia sciolto il ghiaccio.
6) Supponiamo che questi germi siano forme di vita parassite, che quindi necessitano di un ospite con certe caratteristiche per sopravvivere.
7) Supponiamo infine che questi parassiti si insedino nel cervello dell’ospite.
8) Supponiamo che nella zona in cui i germi hanno raggiunto la superficie (difficile pensare che si siano dispersi nell’atmosfera durante la discesa se teniamo conto dell’alta velocità posseduta dal frammento della cometa) l’unica forma di vita compatibile con quei germi (diciamo pure l’unica che potesse venire infettata) fosse una comunità di primati. Di scimpanzé.
9) Da 4) segue la ragionevole supposizione che ora sono possibili mutazioni genetiche che diano origine a forme di vita frutto di non più una sola natura, quella terrestre, ma combinazione di due diverse nature, la nostra e quella del pianeta d’origine dei germi.
10) Da 5) segue che questa nuova forma di vita è stata generata dalla natura C= A (terrestre) +B (l’altro pianeta) ma è costretta a vivere in un ambiente in cui regna la natura A, con AC.
Conclusione: l’apparente contraddizione descritta precedentemente si evita solo affermando che quei germi, infettando il cervello di quegli scimpanzé abbiano provocato con la loro presenza la nascita di un singolare effetto secondario:
l’invidia e l’ambizione.
Faccio notare che la nostra somiglianza dal punto di vista genetico con gli altri primati comporta che la separazione evolutiva (il momento in cui quella comunità di scimpanzé venne infettata) deve essere relativamente recente.
Ad una prima lettura tutto ciò potrebbe apparire negativo e pessimista ma non è così: innanzitutto dovrebbe farvelo capire il modo in cui ho raggiunto tali conclusioni, comunque sia in questo modo finalmente si spiegherebbe il motivo per cui da sempre l’uomo si è comportato diversamente dalle altre creature di questo pianeta.
Ora la posizione dell’uomo viene fortemente modificata: non si tratta più di un figlio che si è ribellato a sua madre e la sta danneggiando ma di una creatura non del tutto adatta e adattata all’ambiente in cui si è ritrovata, non adattata perché non del tutto compatibile con lei. E’ possibile che se noi esseri umani ci fossimo sviluppati su quell’altro pianeta (quello di origine dei germi) non ci saremmo mai lamentati del nostro comportamento verso la natura: cioè, seguendo il nostro istinto avremmo anche assecondato le leggi di quella natura. Ad esempio se ci fosse stata una particolare catena alimentare, in cui ci fossero state due o più specie diverse con la nostra indole all’espansione che, lottando e affrontandosi, avrebbero mantenuto limitato il loro numero.
Nell’ambiente terrestre invece noi siamo un caso unico e questo ci ha dato la possibilità di moltiplicarci indefinitamente, senza nessun agente esterno o istinto innato a mantenere controllato il numero delle nostre nascite: portando una sovrappopolazione che va contro qualunque logica.
Faccio un esempio: si potrebbe dire che una situazione analoga alla nostra fu la dominazione della Terra da parte dei grandi rettili, milioni di anni fa, ma li ci fu una forte differenza: innanzitutto loro non perturbarono mai l’ambiente esterno, la prova è che regnarono per così tanto tempo che avrebbero certo distrutto del tutto la natura di questo pianeta, anche ammettendo un tasso di evoluzione molto più lento del nostro, se avessero avuto la nostra stessa indole allo sviluppo. Quel periodo faceva parte del piano della natura di questo pianeta.
A questo proposito devo chiarire un punto importante: quando parlo di volontà della natura sto usando una notazione impropria: la natura non è autocosciente, non è in grado di operare delle scelte con responsabilità, quindi non può agire in modo da preservare la vita di una specie piuttosto che un’altra, e simili. La natura è più come un automa: lei opera in modi diversi da pianeta a pianeta solo perché le sue scelte devono essere compatibili con i vincoli (i parametri fisici fissati): anzi, per essere più precisi i diversi vincoli comportano necessariamente delle situazioni diverse. Se noi ora definiamo l’insieme di tutte le situazioni realizzabili su un pianeta come la “Natura” di quel pianeta (questa definizione a posteriori dovrebbe aiutarvi a capire cosa intendo con la parola <automa>), allora si capisce che ogni pianeta possiede una natura diversa che agisce in modo diverso. Ovviamente è necessario un criterio di azione: cioè, la natura può agire in un ambito in cui certe leggi sono fissate come condizioni iniziali della nascita del pianeta ma se ha più di una possibilità cosa sceglie? Il fatto che può scegliere implica la presenza di una sua volontà? Qui la risposta è molto più complicata: il suo criterio d’azione è lo stesso per ogni natura planetaria e coincide con quella della natura universale; evolve cioè per stati di equilibrio. Quando si presentano più di una possibilità compatibile con i vincoli qualunque natura sceglie lo stato che garantisce il maggior equilibrio, quello più a riposo, di più bassa energia: resta il dubbio sul perché avvenga questa scelta particolare. Lo fa di sua volontà oppure in modo automatico e inconsapevolmente? Su questo il Buon Senso Comune non ci può aiutare, la questione non rientra infatti nel suo campo d’azione, e io non intendo sfruttarlo impropriamente per come ho fatto per la definizione di Logica, che tra l’altro era necessaria per proseguire nel ragionamento.
La definizione di “Volontà Naturale” resta quindi indeterminata.
La “Natura” mantiene la definizione fornita qui sopra.
Infine ricordo che potrebbe anche verificarsi la possibilità che oramai, in quanto incrocio di due diverse nature, noi non saremmo più in sintonia né con la natura terrestre né con quella dell’altro pianeta. Potrebbe non esistere più un pianeta in grado di ospitare la nostra indole modificata e ci ritroveremmo costretti a quel punto a passare di pianeta in pianeta, sfruttandoli come stiamo facendo con questo. Tra l’altro, per quello che ne sappiamo attualmente, siamo l’unica forma di vita in grado di affrontare seriamente un discorso simile. Comportandoci in quel modo verremmo a conoscenza di tante diverse nature, vedremmo tante diverse situazioni, con i parametri fisici fissati ogni volta su valori diversi, e alla fine tutto ciò ci darebbe un’idea sempre più chiara di quella che è la natura universale: l’unica, in quanto insieme contenente entrambe le nature A e B (e quindi anche la C) in grado di assecondarci fino in fondo.
Figli della natura universale perché risultato di un incrocio, tra due nature planetarie, avvenuto sotto le sue leggi e sotto il suo controllo.
Destinati alle stelle.


Top
  Profilo    
 
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: mercoledì 25 ottobre 2006, 15:38 
Non connesso

Iscritto il: venerdì 1 settembre 2006, 16:45
Messaggi: 19
Wow,Asimov in confronto è lettura per bambini,adesso mi rendo conto da dove arriva la natura cosi basta..a dell'uomo. :lol:


Top
  Profilo    
 
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: mercoledì 25 ottobre 2006, 16:37 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: martedì 2 maggio 2006, 8:59
Messaggi: 5153
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
Uhm...mi ricorda molto la teoria di Emerson Krott...

_________________
Claudio

"Los que van con prisa, nunca ven el cielo"
Gruppo Astrofili Hipparcos, Roma - http://www.hipparcos.it/
Osservo con:
Principalmente con Celestron C5, binocoli vari, occhio nudo e tutto ciò che si può puntare verso il cielo.


Top
  Profilo   WWW  
 
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: mercoledì 25 ottobre 2006, 21:23 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: domenica 23 luglio 2006, 0:06
Messaggi: 724
Località: Falconara Marittima
Ottima teoria.
Anche se bisognerebbe verificare in modo più approfondito quando sia avvenuto questo ipotetico scambio di cultura,se ci siano state anomalie riscontrabili nell'arco evolutivo dello scimpanzè insomma.


Top
  Profilo    
 
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: venerdì 3 novembre 2006, 10:51 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: martedì 24 gennaio 2006, 18:25
Messaggi: 1050
Località: Como
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Molto interessante.. ma non determinante. SI potrebbe alternativamente ipotizzare che sia stato l'insorgere dell' "intelligenza" a creare il bisogno umano che ci ha spinto alla nostra attuale situazione.

Più intelligenza corrisponderebbe ad una maggiore consapevolezza dell'ambiente a noi circostante, con conseguente nascita di sempre nuovi bisogni e nuovi traguardi.

Certo rimarrebbe sempre da definire il concetto di "intelligenza" e dove/quando essa sia stata "concepita".

Saluti
Marco

_________________
Astronomy, Ham Radio (IZ2), Sci-Fi, History, Philosophy, Speleology, Chemistry.
http://www.astrofililariani.org

"Nascentes morimur, finisque ab origine pendet"


Top
  Profilo   WWW  
 
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: mercoledì 8 novembre 2006, 22:05 
Non connesso
Avatar utente

Iscritto il: giovedì 9 febbraio 2006, 16:10
Messaggi: 139
Località: Genova
Per coloro che vengono incuriositi da questi argomenti ho trovato bellissimo ed "intrigante" un libro di Pino Aprile: "Ode all'imbecille".
Sottotitolo: Gli intelligenti hanno fatto il mondo. Gli stupidi ci vivono alla grande".
Molto divertenti alcune battute...
"L'uomo di Neanderthal si è estinto per colpa delle dimensioni del suo cervello, noi siamo i figli del suo cugino scemo..."

_________________
Anche un orologio fermo, due volte al giorno segna l'ora giusta - H. Hessie


Top
  Profilo   WWW  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 6 messaggi ] 

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora


Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Powered by phpBB © 2000, 2002, 2005, 2007 phpBB Group
Traduzione Italiana phpBBItalia.net basata su phpBB.it 2010