Gianni Benintende ha scritto:
Aggiungerei che, dal mio punto di vista, è fondamentale fare una netta distinzione tra il flat field canonico e la sottrazione del DBE, giusto per non dar luogo a confusione tra i due processi.
1. Il flat field si applica in fase di calibrazione iniziale, solitamente in un unico passaggio insieme alla sottrazione del dark ed eventuale applicazione del bias, frame per frame.
Il suo scopo, per definizione, è l'eliminazione di vignettatura, aloni di polvere e compensazione di differenti livelli di sensibilità dei pixel del sensore.
2. La sottrazione del DBE permette, a volte in modo empirico, di eliminare dall'immagine il background di luminosità non attribuibile al soggetto astronomico. Tipicamente i gradienti ed la luce diffusa dall'inquinamento luminoso, anche se non sotto forma di gradienti. Nei casi più disperati, anche gli effetti di riflessi interni al tubo ottico.
Nella definizione del DBE, il vero problema si pone quando si lavora su estesi campi nebulari, a differenza delle galassie. Infatti con le galassie la misurazione del background è sufficientemente attendibile perché tipicamente ci si trova al di fuori del piano della Via Lattea, con il fondo cielo cosmico abbastanza uniforme. In tal caso buona parte di ciò che si misura non proviene dal soggetto astronomico ed il risultato è garantito.
Nei campi ricchi di nebulose, la scelta dei punti di misurazione per la definizione del modello DBE è inevitabilmente arbitraria, poiché si va a cliccare nei punti in cui si suppone che non vi sia nulla. Ma l'estrazione del DBE prima del passaggio DDP potrebbe esporci al rischio di selezionare aree apparentemente libere, poiché non ancora schiarite dal DDP.
Un dubbio che ho sempre avuto è se è il caso di estrarre il DBE soltanto sul master, o se farlo frame per frame. Io, pur consapevole di non fare il lavoro migliore, lo faccio sul master, anche perché bene o male riprendo un cielo poco inquinato.
La sottrazione di un unico DBE dai singoli frame, se nulla mi sfugge, equivarrebbe a farlo sul master. Tanto vale, è meglio farlo una sola volta sul master.
La terza strada è la definizione di un DBE per ogni frame per fare la sottrazione individuale (ad ognuno il proprio, prima di combinare il master). Qui mi sono fermato perché le differenze di misurazione nei vari punti frame-per-frame, proprio per l'empiricità del metodo, non porterebbero a nulla di buono con la combinazione in Sigma Clip, anche se preceduto da una normalizzazione che comunque interesserebbe tutto il campo. Non avendo voglia di rinunciare al Sigma Clip, mi limito estrarre e sottrarre il DBE nel master precedentemente combinato in Sigma Clip.
Probabilmente così facendo si va a perdere una parte di segnale importante nel background. Mi piacerebbe sentire l'esperienza di altri per capire se si può fare di meglio.
Un cordiale saluto a tutti,
Gianni
Dico la mia in questa faccenda il metodo che noi usiamo si basa sulla costruzione di un frame di base perfettamente normalizzato (parlo di galassie) usando un file sigma clip accopiato ad una ddp a controllo manuale ottimizzando la curva da 0 a 65000 livelli senza perdere nessuna informazione debole, dopo usiamo un file di somma salvato a 32 bit e successivamente tiriamo la ddp con alti valori di contrasto, il frame di somma permette questo, seguiti da filtri locali adattivi e se necessario la deconvoluzione, salviamo il frame,con stretch lineare, e in P.S
facciamo la ricombinazione delle parti ad alto contrasto usando vari livelli, così da ottenere una perfetta integrazione. Salviamo come file di luminanza e successivamente andiamo a lavorare nelle parti interessate x ottenere il massimo. N:B questa è solo la luminanza