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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: astrocooler: ma a che serve?
MessaggioInviato: sabato 8 gennaio 2011, 11:57 
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Iscritto il: domenica 12 febbraio 2006, 21:26
Messaggi: 1712
Località: Ortona (Chieti, costa abruzzese meridionale)
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
In un altro post Ivan mi ha suggerito dei link che ho letto con attenzione.
Da quanto ho capito pare che lo "strato estremo" non sia la fonte del problema, ma piuttosto la conseguenza, ovvero è il primario che funziona come un volano termico a creare lo strato estremo (o meglio a renderlo turbolento).
Posso anche aspirarlo, ma se il primario non è in equilibrio termico questo torna immediatamente turbolento.
Premesso che costa quasi quanto una torretta binoculare baader :shock: , da quanto ho capito su Cloudy nights è meglio aspirare che soffiare, come fa invece l'astrocooler.
poi si dice che "Una volta entrata l’aria verrà espulsa attraverso un sistema esclusivo Geoptik." Cioè???
Alla fine credo che la migliore soluzione sia custodire il tele in un luogo della casa non raggiunto dal riscaldamento domestico e poi aspettare le canoniche 2 ore quando lo si monta sotto il cielo.
Ma tanto per sognare un pò e dare una suggestione agli ingegneri smanettoni :) , è pensabile un sistema costituito da un sensore di temperatura nel primario, una cella di peltier sempre sul primario e un sensore di temperatura esterna collegati in modo cybernetico fra di loro in modo da rendere lo specchio "omeostatico" rispetto alla temperatura esterna?

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 Oggetto del messaggio: Re: astrocooler: ma a che serve?
MessaggioInviato: sabato 8 gennaio 2011, 14:33 
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Iscritto il: mercoledì 18 marzo 2009, 13:26
Messaggi: 2226
Tipo di Astrofilo: Visualista
Non ho idea di come funzioni questo sistema innovativo geoptik, bisognerebbe averlo e verificarlo.
Probabilmente esisterà qualche forma di ricircolo e non dovrebbe nemmeno essere così importante preoccuparsi di buttare fuori solo aria "calda" dato che buttiamo dentro sempre e comunque aria "fredda".

Non confonderti con la storia dello strato limite, è vero che si forma a causa del non adattamento termico del primario ma mentre sui newton il sistema di estrazione dello strato limite serve per l'appunto ad eliminare lo strato e velocizzare l'acclimatamento, sugli SC questo astrocooler serve solo a raggiungere l'equilibrio termico e per CONSEGUENZA ridurre lo strato limite.

Infatti facendo un ricircolo dell'aria interna di un SC con un astrocooler non elimini direttamente lo strato limite (che è poi un controsenso visto che non potresti comunque osservare ed andrebbe eliminato attraverso un flusso laminare) ma porti più rapidamente il telescopio in temperatura e raggiunta questa condizione si spera che la mantenga e che non si riformi lo strato.

Il vantaggio per i newton è che con il sistema dello strato limite non solo si raggiunge l'equilibrio termico più in fretta e si elimina lo strato, ma il primario riesce anche meglio a seguire l'andamento della temperatura durante la notte proprio per l'afflusso continuo e non turbolento di aria che il sistema di ventilazione genera.

Nell'SC invece una volta raggiunto l'adattamento termico tramite un astrocooler si spera che si mantenga in modo da non generare dello strato turbolento e purtroppo l'SC non ha la stessa facilità del newton nel seguire l'andamento della temperatura nel corso della notte, motivo per cui potrebbe servire durante la stessa nottata usare l'astrocooler più volte.

Per non appesantire questa reply parlo dopo della cella di Peltier.

ciao

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Dobson RP Astro Phoenix 16" equipaggiato con TS SWA 38mm 70°, ES 24mm 82°, ES 14mm 82°, Televue Ethos 8mm 100°, Astronomik 2" UHC, torretta Baader Maxbright con correttore di coma+tiraggio da 1.7x e coppia di Vixen NPL 30mm.

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 Oggetto del messaggio: Re: astrocooler: ma a che serve?
MessaggioInviato: sabato 8 gennaio 2011, 14:42 
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Iscritto il: mercoledì 18 marzo 2009, 13:26
Messaggi: 2226
Tipo di Astrofilo: Visualista
Esistono molti sistemi, diffusi soprattutto oltreoceano, per il monitoraggio della temperatura dello specchio primario e secondario di un newton, ho visto anche dei sistemi automatici per evitare la formazione di condensa sul secondario che attaccavano e staccavano la corrente ad una fascia anticondensa.

Non ho visto però ancora nulla che riguardi l'applicazione di dissipatori vari o celle di peltier con lo scopo di far raggiungere e mantenere l'adattamento termico del proprio specchio.

Oltre alle difficoltà tecniche (bisognerebbe ponderare bene ad esempio la scelta di una pasta termoconduttiva ed verificare le eventuali deformazioni di tale sistema sulla superficie dello specchio) esistono anche quelle pratiche: una cella di peltier grande costa parecchio e consuma parecchio, non puoi nemmeno pensare di metterne una piccola semplicemente al centro dello specchio poichè lo deformeresti.

Quindi sinceramente non ti so dire se in qualche modo tutto questo possa essere realizzabile e a che prezzo, so solo che non è semplice e ci sono molte difficoltà.

ciao

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 Oggetto del messaggio: Re: astrocooler: ma a che serve?
MessaggioInviato: sabato 8 gennaio 2011, 15:58 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
Messaggi: 16149
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
C'è già questa discussione viewtopic.php?f=3&t=53400&start=0&hilit=astrocooler riguardo l'astrocooler, se volete potete riportare lì i contenuti di questa discussione.
Chiudo il doppione.

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