Grazie per le molte risposte, ma forse non mi sono spiegato al meglio.
Ciò che intendo non è una discussione sul valore di imparare assieme ad altri, che è scontato in partenza, ma sugli atteggiamenti che, da astrofili più esperti, assumiamo nei confronti dei neofiti.
Insomma che male ci sarebbe a lasciarli restare neofiti per qualche mese/anno in più piuttosto che cominciare un hobby con telescopio ed accessori già tagliati su misura per le "esigenze" del neofita ?
Ma poi... come fa un neofita ad esser conscio delle sue esigenze ? e perchè noi prima di consigliargli qualcosa tendiamo a sviscerarle un po' troppo ? Perbacco, è un neofita, come fa a preferire (ad esempio) il deep ai pianeti se mai li ha osservati (e figuriamoci se nelle migliori condizioni) ?
Qui mi sta rispondendo gente scafata, che ha la capacità di evolvere nell'hobby piuttosto in fretta e che in fretta si è messa a cercar cielo e strumento adatto con approccio quasi scientifico (si documenta molto, sa cosa aspettarsi, ecc...), ma la media delle persone non è così, credo.
Io, ad esempio, ci ho messo mezzo anno a capire che portare il tele in montagna era un altro paio di maniche ! E questa emozione mi è rimasta dentro stampata, l'incredulità di vedere M13 che si sgranava un poco rispetto al fiocchetto flebile della pianura... lo scoprire l'ingrandimento giusto per osservarlo facendo degli accrocchi vani con gli oculari... ci fosse stato un gruppo di persone a dirmi "vedrai che figata !" magari sarei rimasto addirittura deluso dal "poco" miglioramento.
Se qualcuno mi avesse portato su un monte con 20 telescopi disponibili e 30 oculari dei più vari, non so se le mie emozioni sarebbero state le stesse.
Ad esempio quanti di noi sanno spiegare BENE ad un profano il funzionamento di una montatura equatoriale ?
Io credo di poterlo "comunicare" perchè, senza leggere istruzione alcuna o venire istruito da una guida esperta, ho combattuto qualche giorno con la prima montatura equatoriale che avevo avventatamente comprato e, improvvisamente, mi si accese una lampadina di quelle gigantissime !
Ciò significa che quando un ragazzo ha un problema le prime cose che mi vengono da dirgli derivano dall'esperienza accumulata sui miei errori.
Se invece mi avessero spiegato montatura e coordinate senza particolari traumi, allora saprei forse usarle alla stessa stregua di oggi ma sarebbe forse tutto più scontato, potrei recitare la lezioncina delle coordinate ma senza sentirla mia, probabilmente mi mancherebbe quella marcia in più che sento di avere.
In pratica, siamo sicuri che sbagliare il meno possibile ed accorciare troppo i percorsi faccia bene ? In fin dei conti non si tratta nè della salute nè di altro di vitale importanza, al massimo uno si ritrova con uno strumento che non è ottimale ma comunque dignitosamente utilizzabile nella maggior parte delle occasioni.
I miei strumenti ottimali sarebbero, ad esempio, un apo da 180mm ed un Dobson da 20"... e ancora non li ho presi !
Si sa che la perfezione è un apo lunghissimo, ma che male c'è a perseguirla partendo da un coso corto e allungandolo poco alla volta ?
Cieli sereni !
Alessandro Re