Io ieri ho inaugurato il mio bimbo nuovo. 20cm a f/6 dal giardino di casa.
Urban astronomer? Si, un par di ciufoli. M13 era una schifezza.
Divertentissima la Luna, per l'appunto, nonostante un seeing mediocre.
Il tele sopporta benissimo i 240x del Nagler 5, che proprio non ha sfigurato in ambito planetario.
Senza paragonarlo a un ortoscopico, per lo meno la Luna non era colorata come in un Hyperion...

Però i momenti di calma atmosferica li godevo meglio con la bino, sempre a 240x.
Il più bello sembrava proprio il domo Milichius, che potete vedere (senza nome) in questa
cartina lambire il parallelo 10° e il meridiano 31° e qualcosa. In qualche istante ho visto anche il craterino al centro del domo.
Notevole, decisamente.
Come la flotta di dorsae che spuntavano dal terminatore lunare, la crestona illuminata del Sinus Iridum e i raggi immensi di Tycho, che al sole fanno un contrasto stupendo con la superficie lunare.
Saltellando nella parte lunare illuminata mi è saltato all'occhio una peculiarità sui monti Appennini, già tutti nella parte esposta all'illuminazione solare. Tranne un monte, probabilmente il più alto, che mostrava un ombra notevole, segno di una parete montuosa piuttosto ampia. Guardando sulle cartine selenografiche credo si tratti del monte
Ampere, di almeno 8000 metri (incrocio di coordinate 20° di parallelo e 4° di meridiano). Emozionante...
In occasione del ritorno all'osservazione lunare (non buttavo un occhio sulla Luna come si deve da almeno due anni), ho provato a pensare quello che, 400 anni fa, pensò il grande Galileo mentre guardò quel disco luminoso.
Per la prima volta qualcuno si rendeva conto che al di fuori del nostro pianeta c'erano formazioni simili a quelle presenti sul nostro pianeta. Montagne, crateri, e giochi di luci e ombre proprio come capita quotidianamente qui, a casa nostra...
Stupore.
Fino a quando non mi è scomparsa dietro gli alberi.