andrea63 ha scritto:
Per applicare nellla pratica questi concetti, però, dobbiamo sapere che pupilla mettiamo davanti all'oculare... voi il diametro massimo della vostra pupilla lo conoscete o vi basate sui valori medi?
Non mi sono mai messo a misurarla, anche se qualche metodo empirico esiste (tipo quello di mettere davanti all'occhio nudo lo stelo di una chiave a brugola di dimensione nota, ma non ricordo esattamente la procedura). Io considero un valore di 6mm, ma in totale adattamento al buio che quindi è difficilmente raggiungibile.
Cita:
E poi ho un dubbio sul fatto del fondo cielo: aumentando gli ingrandimenti il cielo scurisce e questo anche dal solo punto di vista estetico è appagante. Ma i dettagli di una galassia che vengono fuori aumentando gli ingrandimenti sono dovuti solo al fattore di ingrandimento o anche ad un miglior contrasto? La diminuzione di luminosità chiaramente colpisce sia l'oggetto che lo sfondo e quindi il contrasto dovrebbe restare lo stesso, ma forse la minore quantità complessiva di luce aiuta a distinguere meglio i particolari?
Qui l'affare si complica parecchio.
Quando diciamo che aumentando l'ingrandimento aumentiamo il contrasto dell'immagine in realtà sbagliamo, perché come dici tu scuriamo il fondo cielo ma scuriamo dello stesso fattore anche l'oggetto, quindi il contrasto è costante.
Però entra in gioco la fisiologia dell'occhio e il fatto che l'occhio umano ha una diversa sensibilità al contrasto in base alla forma e alle dimensioni apparenti dell'oggetto osservato.
C'è un articolo molto interessante di Clark a riguardo (che mi pare fosse già circolato sul forum

) in cui l'autore definisce il parametro
Optimum Magnified Visual Angle (OMVA), ossia l'ingrandimento ottimale per massimizzare la percezione di contrasto per ogni oggetto in un determinato strumento:
http://www.clarkvision.com/visastro/omva1/index.htmlIn pratica, secondo l'autore, per ciascun oggetto a basso contrasto c'è una dimensione apparente ideale tale per cui se l'ingrandimento usato mi fa osservare l'oggetto più piccolo di questa grandezza esso è di difficile osservabilità; se invece l'ingrandimento è troppo alto, superando quindi il valore di OMVA, la sua luminosità superficiale diminuisce troppo rispetto alla capacità dell'occhio di percepirne il contrasto.
Ho letto anche un articolo molto interessante a riguardo sulla rivista online Astronomy Technology Today del mese di gennaio 2009 (
http://astronomytechnologytoday.com) in cui veniva presentato un software in grado di modellare proprio questo tipo di effetto chiamato Virtual Observer. Pare che il progetto sia morto lì, però l'articolo ce l'ho ancora, se ti interessa.
Ma tornando al titolo del topic, si può ragionare benissimo in termini di pupilla di uscita, dicendo che per ogni oggetto a basso contrasto esiste una PU ottimale per osservarlo al meglio. Il problema è stabilire qual'è questa PU ottimale, dopodiché diventa facile capire qual'è l'ingrandimento ottimale da utilizzare in base al proprio telescopio.
Fabio