Ops, ho trovato questo post anche qua (lo avevo letto, intervenendo, su Coelestis, il forum di Coelum Astronomia, dove esso ha il medesimo titolo). Sicché, sperando di non essere invadente, copio ed incollo quanto avevo scritto là, aggiungendo qualche nota a margine:
"Mi inserisco in questa interessante discussione. A naso, l'oggetto indicato nell'immagine del post iniziale mi sembra un pixel spurio.
Purtroppo, la scala dell'immagine (non ad alta risoluzione) non aiuta a discriminare la sua eventuale natura stellare, ma l'immagine della sorgente mi pare geometricamente troppo peculiare per essere dovuta alla diffrazione di un astro, per quanto incredibilmente debole.
Il vedere nei paraggi oggetti di mag 21.0 (che non ho comunque verifcato) non è di per sé una conferma: dalla 21.0 alle 22.7 vi è una differenza notevole di flusso, che a questi livelli di brillanza (e corrispondente rumore) è ancor più "pesante". Inoltre, il software (Astrometrica, credo) stima un SNR di 6, che mi pare sospettosamente ottimistico per una sorgente stellare di magnitudine inferiore alla 22.5.
Inoltre, le coordinate che astrometrica fornisce per l'oggetto sono al J2000.0, dunque pronte per un confronto con eventuali cataloghi con posizioni espresse al medesimo equinozio. Il globulare ritenuto responsabile del segnale è incredibilmente distante dalla posizione astrometrica (che il software propone con un errore di meno di 0.2").
Se mi mandi il fit originale posso essere più preciso. Così, su due piedi, sono dell'idea che non sia un oggetto reale, ma una valutazione definitiva richiede la visione del file in formato originale, confortata dalle misure astrometriche delle singole stelle sospette (a bassi livelli di magnitudine, l'occhio non basta: le stelle deboli sono così tante che si finisce per ritenere reale una stella nell'immagine quando invece quella vera è magari fuori posizione di un paio di secondi d'arco - più o meno la scala della tua foto - ossia un abisso, astrometricamente parlando).
A presto, Gianluca
ps: ho visto il dettaglio del presunto globulare: la FWHM di oltre 4 secondi d'arco mi pare ne confermi la natura non astronomica (quantomeno non stellare; dovrei fare qualche conto, ma non credo che un globulare di M82 possa esibire un tale diametro angolare, mentre il seeing mi pare fosse migliore di 4", stando alle stelle che vedo nell'immagine). Inoltre, stavolta astrometrica fornisce una magnitudine di 19, moltissimo al di sotto della prima stima.
Inoltre le due posizioni di quello che dici essere lo stesso oggetto differiscono di parecchi secondi d'arco, dimostrando che senza dubbio si tratta di cose diverse: l'identificazione dei due segnali con la medesima sorgente è escludibile senza ombra di dubbio."
Successivamente, analizzando il fit che l'autore aveva cortesemente messo a disposizione, ho aggiunto:
ho dato un'occhiata alla tua bella immagine di M82 e mi pare sia stata raggiunta una magnitudine limite di circa 19.5, limitandosi ad oggetti di evidenza stellare, ossia reali.
Fai attenzione a quando tenti di identificare gli oggetti presenti nell'immagine con quanto riportato nei cataloghi: una volta che si è nello stesso riferimento temporale (J2000.0), differenze già di qualche secondo d'arco sono molto sospette, a sostegno del fatto che l'identificazione non è corretta.
Cari saluti, Gianluca
Questo caso, a mio avviso, offre qualche insegnamento. La pur elevata tecnologia di cui oggi disponiamo, non può essere di certo miracolosa. Un astro di magnitudine circa 23 non è affatto banale da cogliere, in luce H-alpha poi, con un'apertura da 10 cm.
Inoltre, l'identificazione tra una presunta detection e una sorgente astrofisica è un processo che va fatto con assoluta attenzione. Ritenere che l'astrometria consista in una semplice serie di colpi di mouse significa "maltrattare" il lavoro di un buon numero di astronomi che si peritano di offrire griglie accurate, con cui misurare le proprie riprese, corredandole di una possibilità d'identificazione che arricchisce di molto l'esperienza osservativa, magari culminando in una scoperta. Fondamentale in questi casi il concetto di errore sperimentale: non ci si può ostinare a chiamare "coincidenti" due corpi celesti le cui posizioni differiscono di due ordini di grandezza rispetto all'errore di posizione stabilito nel corso della misura.
cari saluti, Gianluca
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