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MessaggioInviato: lunedì 11 settembre 2006, 21:31 
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Kr33P ha scritto:
Credo di essermi spiegato male su ciò che volevo dire vista la replica di Gasturbine.E ne assolutamente voglio imporre niente a nessuno era solo una riflessione come tante altre

Sta sereno, qui qualcuno ha esagerato con i toni!
E non siamo ne io ne tu!

Kr33P ha scritto:
Mi fanno paura invece le persone come te che danno per scontato che siamo solo un mucchio di molecole senza senso

Non credo che gasturbine intedesse dire questo!!!
Kr33P ha scritto:
Comunque non riesco a spiegarmi il perchè ma mi sento molto privileggiato nell'universo.Tu no?
:wink:

Si hai ragione, siamo privilegiati solo per il fatto che siamo vivi!

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Davide Ghiso
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Davide Ghiso
ma chi sarà mai questo Dario Fo!?


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MessaggioInviato: martedì 12 settembre 2006, 10:09 
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Iscritto il: venerdì 1 settembre 2006, 16:45
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L'importanza di comunicare con il cuore

E' inutile negarlo in una società basata sulla conoscenza e l'informazione, caratterizzata da forte competitività a tutti i livelli, dove ognuno corre per arrivare primo, per raggiungere traguardi e obiettivi spesso troppo ambiziosi, i ritmi di vita e di lavoro diventano sempre più insostenibili esponendoci a forti tensioni emotive. In questa frenetica corsa verso il potere, il successo, la carriera, la perfetta forma fisica, il benessere materiale ottenuto a qualsiasi costo, spesso si contano più "vittime" che vincitori. Vittime dell'ansia, dello stress e della depressione, autentici "fantasmi della mente" che in parte l'individuo genera da sé, in parte attraverso l'interazione con l'ambiente, dove ci sono gli altri con i quali vive, lavora e comunica il più delle molte in maniera superficiale e inefficace. In altre parole, siamo portati ad usare più la testa che il cuore nel gestire la maggior parte dei rapporti interpersonali. Così facendo, però, non ci rendiamo conto che anziché migliorare la qualità della nostra vita, la peggioriamo inesorabilmente.

Per comprendere meglio l'argomento è necessario partire da un dato di fatto: la maggior parte delle persone comunica prevalentemente (se non esclusivamente) con la testa mettendo a tacere il cuore, sede dei sentimenti e delle emozioni. Osservando infatti la mimica facciale, il linguaggio del corpo, lo stile di comunicazione e di comportamento sociale ci si rende immediatamente conto del facile trionfo della testa sul cuore, del predominio schiacciante della razionalità sulle emozioni, evidentemente soffocate perché ritenute scomode se non addirittura ingombranti. D'altra parte le emozioni, secondo i piu' sono un fatto così privato, un aspetto così intimo che non conviene assolutamente rivelarle nelle relazioni interpersonali: farle entrare in gioco significherebbe rischiare di perdere la "partita". Ma di quale partita si tratta? Di una partita non meglio definita, che si gioca di volta in volta con maggiore o minore impegno e determinazione in funzione della natura e importanza degli obiettivi, ma che è sempre connotata da una costante preoccupazione di fondo: vincere sull'altro, battere l'avversario, dimostrare che si è migliori, più competenti, più bravi, che la propria tesi è più corretta o più giusta rispetto a quella dell'interlocutore e via discorrendo.

Tutti concordano sull'importanza di un'efficace comunicazione come "conditio sine qua non" per creare relazioni sane e reciprocamente gratificanti. Nonostante ciò, comunicare bene diventa sempre più difficile e in alcuni casi addirittura impossibile. Basta guardare le innumerevoli situazioni di conflitto interpersonale che finiscono inevitabilmente nello sterile "gioco a somma zero", che vede tutti perdenti, anche se qualcuno conserva l'illusione di aver vinto a spese dell'altro.

A quanti è capitato di avere un importante argomento da discutere, magari potenzialmente ansiogeno, che si sperava di poter trattare in maniera leale e trasparente, e di finire invece nel tunnel di un acceso diverbio che, senza rendersene conto, infiamma gli animi e nonostante le buone intenzioni di voler analizzare l'argomento in maniera civile e democratica, di ritrovarsi a un certo punto uno contro l'altro, privi di controllo emotivo, più propensi a reagire e a difendere la propria posizione che a comunicare, più disposti a entrare in conflitto anziché essere sinceramente disponibili al dialogo? Certamente sarà capitato a molti di dover pagare le conseguenze più o meno gravi di un comportamento così palesemente inadeguato, che rivela tutti i limiti delle proprie capacità comunicative.

La risposta al perché questo accada sembra essere che non siamo emotivamente intelligenti, manchiamo di quella forma sofisticata, ma indispensabile di intelligenza umana di livello superiore, che è appunto l'intelligenza emotiva e così il nostro modo di comunicare risulta inefficace e inappropriato, qualche volta anche socialmente scorretto e comunque disfunzionale rispetto agli obiettivi in gioco. E' proprio l'intelligenza emotiva a fare la differenza tra chi utilizza in modo competente gli strumenti della comunicazione ottenendo buoni risultati in termini di approvazione sociale e consenso e chi, invece, non avendo familiarità con tali strumenti, o ignorandoli del tutto, compromette irrimediabilmente gli esiti comunicativi, riportando la peggio in ogni situazione.

E' sempre l'intelligenza emotiva a consentirci di poter affermare senza ansia, con calma e assertività il nostro punto di vista nel pieno rispetto di quello altrui, e senza perdere il controllo della situazione. Quando si è emotivamente intelligenti, si è in grado di comunicare con il cuore e non si sente il bisogno di umiliare, offendere, squalificare l'altro, non si pretende di primeggiare e vincere a tutti i costi alla ricerca di un potere che abbia effetto ansiolitico e che permetta di mantenere sotto controllo la propria ansia e insicurezza. Tutto avviene ed evolve in maniera naturale e gli equilibri relazionali sono salvi. Quando, invece, ci si lascia guidare solo dalla testa e dalla razionalità, mettendo da parte il cuore e le sue ragioni, si finisce quasi sempre per ritrovarsi in una disputa senza fine in cui ognuno è ancorato rigidamente alle proprie posizioni e, senza saperlo, si gettano le basi per un finale prevedibile e abbastanza scontato, che nella migliore delle ipotesi sarà una situazione reciprocamente insoddisfacente del tipo "muro contro muro". Se invece si avesse maggiore consapevolezza di sé e del proprio stile di comunicazione (ma la consapevolezza è un elemento fondamentale dell'intelligenza emotiva), si eviterebbero tanti errori nel rapportarsi agli altri.

Perché tutto questo accade? Troppo spesso comunichiamo senza applicare i principi dell'intelligenza sociale ed emotiva, ovvero passiamo troppo tempo a discutere, a criticare, a giudicare comunicando con la testa, senza dare il giusto spazio al proprio cuore. Non dobbiamo dimenticare che la testa è la sede privilegiata delle paure, delle ansie, delle insicurezze riguardo a se stessi, alle proprie capacità professionali, al proprio valore. Quando si è in ansia, sale la tensione emotiva, si è più rigidi ed emotivamente vulnerabili, il comportamento appare disorganizzato e la comunicazione diventa meno fluida e lineare, più difficile da gestire perché concentrata sull'esigenza di controllo e potere personale di cui si ha un forte bisogno per non sentirsi minacciati.

E' importante rendersi conto che quando si comunica solo con la testa razionalizzando sempre tutto, si arriva al confronto o alla discussione con un Sé fragile, conflittuale, carico di ansia e paure e generalmente questo non porta ad alcuna conclusione positiva, che potrà essere tale solo se entrambi i soggetti comunicanti sentiranno di aver vinto e non perso. In caso contrario, in quel particolare contesto comunicativo si troveranno a confrontarsi due persone in ansia, bloccate dalla paura, che si sentiranno reciprocamente minacciate e insicure e quindi più propense a stare sulla difensiva e a vedere l'altro come un nemico da affrontare e battere a tutti i costi, anziché un partner comunicativo con cui dialogare. In questi casi, quella che nasce come una semplice discussione o confronto, può finire - per effetto della dissonanza cognitiva - in una situazione di aspro conflitto che generalmente diventa guerra psicologica ad oltranza.

Quando si comunica in uno stato di paura o di ansia, si tende ad affrontare la situazione con un approccio mentale del tipo "vincere/perdere". Io devo vincere, tu devi perdere; io ho ragione, tu torto, io devo parlare, tu devi tacere, ecc.. Alla base di un tale atteggiamento ci sono sempre convinzioni di fondo riguardo alla propria "posizione esistenziale", aspetto decisivo della propria personalità, che identifica il modo di porsi nei confronti degli altri e della vita. E un eccesso di razionalità misto ad ansia può spingere l'individuo a pensare "Io sono Ok", "Tu non sei Ok"e ad agire di conseguenza, rapportandosi agli altri in maniera sbagliata. In realtà, il problema è che se affrontiamo la questione in questa ottica, squalificando l'interlocutore e attribuendogli inconsciamente il ruolo di "perdente", non ne verremo mai fuori e non potremo avviare, costruire e mantenere una relazione reciprocamente gratificante, che potrà durare nel tempo solo se sostenuta da solide basi come il rispetto reciproco, la tolleranza, l'orientamento al dialogo e l'accettazione dell'altro come partner comunicativo. Perciò, è bene considerare che quando comunichiamo con la testa provando ansia da prestazione e da risultato, senza renderci conto di essere guidati dalla paura, allora ci stiamo avviando verso la sconfitta e il "gioco a somma zero", micidiale trappola emotiva dalla quale sarà poi difficile se non impossibile uscire.

Stando così le cose qual è l'alternativa? L'alternativa consiste nel riuscire a comunicare dal cuore e con il cuore per arrivare al cuore dell'altro, dando il necessario spazio ai sentimenti e alle emozioni. Questo significa aprirsi sinceramente alla cultura del dialogo, dell'uguaglianza e della parità dei diritti. Entrare in una dimensione comunicativa e relazionale vera, autentica, profondamente gratificante, alla base della quale ci sono sentimenti importanti come la fiducia, la tolleranza, l'empatia, l'amore e il rispetto per l'altro. Tutto questo è intelligenza emotiva! Ed è quello che serve per creare sintonia comunicativa, cultura del dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli obiettivi e, in ultima analisi, un risultato finale reciprocamente soddisfacente, che consente ad entrambi di vincere e di sentirsi Ok. A pensarci bene non ci sono alternative!

Si potrebbe obiettare che in teoria il discorso non fa una piega, tutto fila liscio come l'olio, ma nella pratica la faccenda è molto più complicata. E' vero, non è affatto semplice comunicare con il cuore. Bisogna prenderne atto, costa più fatica e poi la verità è che non siamo abituati a farlo e ci vuole allenamento! E nessuno ci ha educati a comunicare con il cuore e insegnato ad acquisire questa fondamentale competenza di vita, indispensabile per comunicare bene in qualsiasi contesto e ambiente.
E la maggior parte di noi non ha purtroppo avuto buoni maestri né in famiglia né tanto meno a scuola, ed è per questo che oggi risulta difficile operare una "inversione di tendenza" che richiede coraggio, flessibilità, capacità di mettersi in gioco oltre a uno sforzo notevole di ristrutturazione cognitiva e di cambiamento del proprio stile di comunicazione e di comportamento sociale, indispensabile per riuscire a riconoscere, gestire ed esprimere adeguatamente i propri pensieri, stati d'animo ed emozioni.

La maggior parte delle persone non è disposta a compiere questo sforzo, pur sapendo che si tratta di un "salto di qualità" che può migliorare la qualità della vita, perché pensa di non esserne in grado (ammesso che ne abbia consapevolezza), tanto è cristallizzato l'automatismo di certe routine difensive che creano un modo di comunicare che, per quanto risulti oggettivamente inadeguato e disfunzionale, è pur sempre parte integrante del proprio modo di essere. E cambiare si sa non è per niente facile!

Tutte queste considerazioni ci aiutano a comprendere e soprattutto possono spingerci ad applicare correttamente nella vita sociale professionale di tutti i giorni i suggerimenti che seguono, indispensabili per imparare a comunicare con il cuore. Essi costituiscono la premessa fondamentale di un percorso in autoapprendimento sul tema dell'intelligenza emotiva nel quale ognuno potrà trovare, se motivato a farlo, le risposte a un suo bisogno interiore di cambiamento e miglioramento o di semplice riconciliazione con se stesso. Acquisire consapevolezza di questo percorso significa già essere a buon punto sulla strada lunga e a volte in salita del cuore. Il resto viene da sé con la pratica sapendo che il "viaggio" intrapreso è un viaggio interminabile, ma allo stesso tempo è un'esperienza entusiasmante, un'autentica sfida con se stessi che vale la pena di affrontare perché forse rappresenta l'unica strada conosciuta dal cuore per arrivare a star bene con se stessi e con gli altri.

Sette passi per imparare a comunicare con il cuore

Convincersi che comunicare con il cuore è possibile oltre che psicologicamente gratificante. Basta volerlo e cominciare subito a farlo con la consapevolezza che solo la pratica rende "perfetti". Lo sforzo iniziale che può rendere difficile la partenza, sarà largamente compensato in seguito dalla gioia derivante dall'essere riusciti a diventare emotivamente più intelligenti.

Interessarsi agli altri. Più ci interessiamo degli altri e di quello che sta loro a cuore e più gli altri si interesseranno di noi. Ognuno in cuor suo vuole sentirsi importante, apprezzato e stimato. E se è vero che il proprio mondo conta sempre di più di quello degli altri, è anche vero che cercare di capire che cosa interessa agli altri, quali sono i loro obiettivi, le loro speranze, le loro paure, aiuta a comunicare meglio e a farsi degli amici, bloccando già sul nascere molti dei possibili motivi di divergenza o fattori di conflitto interpersonale.

Abbandonare l'idea di essere infallibili. Errare humanun est, dicevano i latini e pensare di avere sempre ragione è pura follia! Nessuno è o potrà mai essere detentore di verità assolute; perciò chi riesce a dubitare di sé e delle proprie opinioni e mette in conto l'eventualità di potersi sbagliare, è più saggio di quanto non pensi. Nella sua filosofia di vita trova spazio un principio cardine della P.N.L. (Programmazione Neurolinguistica): "la mappa non è il territorio". E la mappa comprende le proprie convinzioni, idee, opinioni che sono le proprie e non quelle dell'umanità intera.

Imparare ad ascoltare. Saper ascoltare sembra facile o addirittura scontato, dopotutto è una funzione spontanea e naturale della comunicazione, appresa sin dall'infanzia, che sembrerebbe non richiedere alcuna abilità. Invece non è così, perché saper ascoltare è una competenza emotiva di fondamentale importanza, ed è grazie ad essa e all'empatia, che poi è la capacità di mettersi nei panni degli altri, sforzandosi di vedere le cose dal loro punto di vista e di coglierne il vissuto emotivo, che si può imparare a comunicare con il cuore. Senza una buona capacità di ascolto empatico, è praticamente impossibile riuscire a farlo!

Considerare le emozioni una risorsa. Imparare a riconoscere, gestire ed esprimere i propri sentimenti e stati d'animo è una grande conquista personale, che promuove l'equilibrio interiore e predispone all'autorealizzazione. Per questo soffocare le proprie emozioni è l'atteggiamento più sbagliato che ci sia, mentre intraprendere, a qualsiasi età, un percorso di alfabetizzazione emozionale è una scelta vincente che può migliorare la qualità della propria vita affettiva, sociale e professionale.

Dire quello che si pensa senza temere il giudizio degli altri. Se dire quello che si pensa aiuta a sentirsi bene ed in pace con se stessi, farlo con un pizzico di tatto e diplomazia è un obbligo sociale ancora più importante ai fini dell'approvazione e del consenso in quanto consente di apparire agli occhi degli altri più sicuri di sé e delle proprie convinzioni nella giusta misura. Per questo nel sostenere le proprie idee ed opinioni, bisognerebbe accuratamente evitare qualsiasi esagerazione o forma di arroganza, saccenza e assolutismo che potrebbero indurre l'interlocutore ad irrigidirsi, a stare sulla difensiva e a contraddire o rifiutare del tutto il nostro punto di vista. Siate perciò "eleganti" nel linguaggio e nel modo di esporre ciò che pensate, anteponendo possibilmente al vostro pensiero espressioni tipo "io credo…, io ritengo che…" . Lasciando aperta la porta del dubbio, risulterete più convincenti.

Sviluppare un orientamento al dialogo. Chi vuole davvero imparare a comunicare con il cuore non ha altra scelta: deve far proprio il principio "win-win" (vincere-vincere) e assumerlo come costante psicologica in tutte le dimensioni della propria esistenza, da quella affettiva a quella sociale e professionale. In base a tale principio, in qualsiasi contesto o situazione comunicativa si può vincere insieme (vinco io - vinci tu) senza entrare inutilmente in conflitto con l'altro. Anzi il conflitto, che per sua natura è parte integrante della vita di relazione, in base al suddetto principio, viene vissuto come una buona occasione di confronto, utile alla propria crescita, anziché come un inevitabile scontro in cui uno deve per forza vincere e l'altro perdere.


FONTE http://www.benessere.com/psicologia/arg ... motiva.htm


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MessaggioInviato: martedì 12 settembre 2006, 12:28 
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Ma si deve leggere per forza tutto? :lol: :lol: :lol:

Siamo passati dall'immensità dell'universo alla Psicoanalisi

Scusate colpa mia :oops:

A parte gli scherzi l'ho letto e devo dire che è molto interessante :wink:


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MessaggioInviato: martedì 12 settembre 2006, 20:35 
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Località: Verbania
Tipo di Astrofilo: Visualista
Spesso quando si pongono domande le cui risposte sono al limite della conoscenza si chiama in causa Dio.Mi sembra di aver capito che la maggior parte degli scienziati è concorde nel definire l'universo finito e in espansione.


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MessaggioInviato: martedì 12 settembre 2006, 20:45 
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Iscritto il: venerdì 10 febbraio 2006, 15:31
Messaggi: 120
Località: Puglia
Kr33P ha scritto:
Cita:
Nemmeno io credo nel Dio che noi uomini abbiamo inventato ma rispetto profondamente chi ci crede sul serio (quasi lo invidio)


Bè caro Kr3.. anche io rispetto profondamente gli altri e nonostante la mia ammirazione per le conquiste scientifiche questo non fà certo di mè un essere privo di sensibilità o peggio ancora di comunicabilità, posso però invece dire che io non invidio affatto coloro che, come dici tu, ci credono sul serio.
Secondo mè la vera conquista è sganciarsi da questa innata necessità, che crede la propria esistenza al di sopra dell'universo, troppo grande e misterioso, che ci circonda e quindi pensare a noi come esseri eterni e senza fine, questa è la vera sfida, liberarsi quindi di questo bisogno insito nella nostra coscienza sin dalla più tenera età, che crescendo insedia il rifiuto della cessazione della propria esistenza e del proprio pensiero.
C'è chi dice che senza Dio, nella mente dell'uomo, il mondo sarebbe peggiore, io sono invece convinto del contrario visti i risultati ma, questo è un discorso ben più ampio e complicato.

PS Spero di non avervi tediato :wink:
Ciao
Michele


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MessaggioInviato: mercoledì 13 settembre 2006, 13:32 
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Iscritto il: mercoledì 22 febbraio 2006, 16:20
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Località: Liguria
Scusate se mi intrometto, ma vorrei dire un po' a tutti, ma in particolare proprio a aquarium3d che ha ultimamente postato un messaggio chilometrico incentrato su temi - assolutamente interessanti peraltro - di forte impronta filosofica, che non sarebbe male se ci si ricordasse dell'argomento che ha aperto il thread, dal quale la discussione si è molto presto allontanata.

Nulla contro il dibattito che si è sviluppato, ma mi pare si tratti di argomento che forse starebbe più comodo in altra sezione, tipo "AstroCafé".

Spero che mi scuserete per l'intromissione, così come i Moderatori non me ne vorranno se, in qualche modo, sembro usurpare le loro funzioni; non era mia intenzione, nè era lo scopo del mio intervento.

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Dubitare giova alla Scienza


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MessaggioInviato: mercoledì 13 settembre 2006, 20:40 
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Iscritto il: venerdì 1 settembre 2006, 16:45
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Hai perfettamente ragione,la discussione ha preso più una piega filosofica che astronomica, si sono instaurate delle sequenze di alterchi, nei quali ognuno cerca di mantenere la sua posizione all'infinito.Ormai presi nei meandri dell'off-topic, non ci rimane che l'astro-cafè .Ti consiglio un fischietto, per segnalare il nostro "fuori dalle righe".


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MessaggioInviato: mercoledì 13 settembre 2006, 22:33 
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Iscritto il: domenica 30 luglio 2006, 10:06
Messaggi: 1476
Visto cosa succede a parlare di fisica non utilizzando la sua lingua ....cioe' la matematica? :)

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Video divertentissimo di Corrado Guzzanti


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MessaggioInviato: giovedì 14 settembre 2006, 9:59 
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Iscritto il: lunedì 1 maggio 2006, 16:52
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Località: Savona
Tipo di Astrofilo: Fotografo
Avevamo iniziato bene, ma poi........!

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MessaggioInviato: giovedì 14 settembre 2006, 10:21 
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Messaggi: 4146
Località: Siracusa
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Bhe Ragazzi...dipende se questo topic interessa ancora per ciò che era all'inizio. Avete espesso tutte le vostre opinioni e discusso le varianti?

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Diego Barucco
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