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La prima settimana di lavoro è stata veramente frustrante, perchè è stata interamente dedicata all'approntamento del cantiere, montaggio delle impalcature, preparazione delle aree per il betonaggio e per il parcheggio delle attrezzature, una specie di recinzione ... ma sì, dai, in fondo se avessero fatto tutto quello che normalmente si fa in un cantiere dopo due mesi erano ancora lì. Sono fortunato perchè ... gli operai sono tutti rumeni (si sà che non vanno per il sottile) ed il cantiere non è facilmente accessibile agli ispettori di Spisal e del Lavoro. Non fraintendetemi, è tutto in regola, ma so per esperienza (sono consulente del lavoro) che, quando vengono, sono sempre guai. Gli elmetti li hanno tutti gli operai, solo che li appendono alle impalcature, i guanti li tengono in tasca, le cuffie, gli occhiali protettivi e tutto il resto ... sono sul furgone. Ma sorvoliamo

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La casa era stata costruita circa sessant'anni fa ed era stata abitata per poco tempo dai proprietari: marito, moglie e UNDICI figli! Dovevo chiedere lo sconto se solo sapevo che in quella casa c'erano tredici letti, 6 armadi, 5 vasi da notte, qualche bambola di plastica e svariate sedie. TUTTO DA DEMOLIRE! Diciamo che la prima settimana è stata dedicata per 2 giorni all'approntamento del cantiere ed il resto allo svuoto della casa, in mezzo a centinaia di scorpioni, disturbati dopo un lungo silenzio.
A parte la prima settimana, i lavori sono presto decollati, gli operai non si sono risparmiati, lavorando anche qualche ora di buio, illuminando a giorno il cucuzzolo e per questo diventando presto la favola della Lessinia.
Come ho detto nell'esordio, la strada di accesso più semplice è percorribile da trattori e Jeep (la più impervia la si fa con moto da cross, a parte il sottoscritto); bene, i baldi rumeni la fanno con il camioncino, ma solo in discesa, perchè a salire consumano solo gomme e frizione. EPPURE abbiamo portato anche la gru! Un'avventura durata due giorni e due notti per soli 2 km scarsi. Anche se molti mi dicono che sono timido e riservato, qualche giorno prima sono andato a trovare Dino, il proprietario della stalla che si trova all'inizio della stradina (quella che parte dall'alto), e gli ho chiesto se se la sentiva di trainare con il trattore una "gruetta" fino a casa mia. Dino è stato gentilissimo ed ha accettato. Ma quando è arrivato il bilico (che ovviamente si è fermato sulla strada principale) ed ha scaricato la gru, è impallidito e quasi quasi voleva tirarsi indietro. Poi abbiamo agganciato la gru al trattore, tre operai a piedi davanti con machete, motoseghe e asce, a tagliare tutto quanto impediva il percorso del corteo. Il geometra-assessore, nella seduta della giunta del giorno prima, aveva avuto il benestare dei proprietari delle aree circostanti la strada che avremmo anche potuto demolire gli antichi muri di pietra se avessimo avuto problemi. Ma non è stato necessario. Abbiamo percorso 1 km e mezzo in tre ore, senza grossi problemi. Ancora poche centinaia di metri e ... la strada è troppo ripida, Dino comincia a urlare, trattore e gru cominciano a prendere velocità, con il trattore a ruote bloccate. Dino decide di buttarsi su un muro che fiancheggia la discesa, sperando che la gru non lo trascini via. E per fortuna si ferma. Ma ora come facciamo? Non si può andare nè avanti nè indietro. Intanto scende la notte; la moglie ed i figli vengono in cerca di Dino, i cellulari strillano, siamo nel panico. Ma ecco l'idea: in cantiere c'è ancora la ruspa del mio amico Enzo! Uno dei rumeni, pratico

, scassina lo sportello, mette le mani non so dove, e la ruspa si avvia. Riesce a risalire il monte, si mette in strada e si piazza dietro alla gru, agganciando con la benna il retrotreno del gigante ferroso. Dino si fa il segno della croce, si rimette sul trattore e ... ricomincia a scivolare, mentre da dietro i cingoli della ruspa cominciano a far presa. Alle ore 23 arriviamo sulla stradina del mio regno. Un applauso generale, grandi strette di mani, ma è ora di andare a casa. Domani si torna e si riprende il cammino verso la piazzola predisposta ad ospitare il grande sollevatore.
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