Lo SQM non distingue se la luce è dovuta alla Via Lattea oppure all'inquinamento luminoso.
Se misuri 21.2 in primavera allo zenit OK. Non c'è problema: 21.2 è praticamente tutto IL, perchè la parte naturale ammonta a circa 22 (che significa che la luce naturale è circa un terzo-un quarto di quella artificiale, e anche se cambia fa poca differenza nella misura totale).
Al contrario se misuri 21.5 in Namibia con il Sagittario allo zenit probabilmente quella è tutta luce naturale. Però potrebbe esserci anche un luogo ipotetico un po' inquinato e meno trasparente. Diciamo che misuri ancora 21.5 ma questa volta la luce naturale, a causa della estinzione, è ridotta al 70% (o perchè non c'è proprio il Sagittario). Al tempo stesso c'è della luce artificiale che (supponiamo) equivale a circa il 30% della misura. In questo secondo esempio lo SQM misura sempre la stessa quantità di luce (21.5), ma mentre nel primo caso si tratta al 100% di luce naturale, nel secondo caso la luce naturale è il 70% e si aggiunge un 30% di luce artificiale. Lo SQM vede sempre la stessa luce totale e non può sapere quanta di questa è IL. In altri termini la misura della parte artificiale di luce è affetta da un errore (la luce naturale) che diventa via via meno robusta a mano a mano che il cielo diventa buio.
Dal punto di vista della visibilità degli oggetti la differenza nei due esempi è cosmica. Nel primo caso gli oggetti hanno un contrasto elevato con il fondo del cielo, nel secondo il contrasto è 70 a 30 (bassino).
21.6, se misurati sul Cigno, è una situazione simile: a rigore non puoi dire quanta parte sia naturale e quanta sia artificiale. Non puoi dire che 21.55 sia peggio di 21.60, perchè potrebbe essere che il cielo di 21.55 sia per la parte di 21.6 luce naturale e per 5 centesimi luce artificiale. Quello di 21.60 potrebbe essere per la parte di 21.70 naturale e per un decimo artificiale (e il risultato finale è a favore del 21.55). Per non parlare del fatto che un decimo è l'errore di uno SQM gestito bene.
In altre parole ci possono essere cieli con "21.6" di qualità diversa. E' qua che altri elementi, che si fondano sulla visibilità degli oggetti e quindi sul contrasto con il fondo del cielo (come nella scala di Bortle) diventano importanti.
A me è capitato già qualche volta di notare un miglioramento nella visione durante la notte (giudicato tale anche da compagni di osservazione) e, alla misura con lo SQM, notare un leggero abbassamento (5 centesimi più luminoso) che interpreto come il fatto che il cielo (non inquinato) diventava più trasparente.
Gli elementi rivelatori della qualità del cielo, da 21.5 in su, sono quindi le luci lungo l'orizzonte (scrutare bene perchè sono molto deboli ma sono quelle che rovinano la perfezione), la visibilità dell'airglow, la visibilità della luce zodiacale (specie se si vede la banda zodiacale e il gegeshien). La visibilità di M33 è già, come la visibilità delle stelle deboli, un elemento più soggettivo (per non parlare del fatto che dipende anche dalla stagione, e cioè se M33 è nella luce zodiacale o meno).
Purtroppo (e sembra incredibile) luci a 200 km sono abbastanza per passare da Bortle 1 a Bortle 3. Ci sono degli esempi del servizio nazionale americano dei parchi. Per esempio prendiamo questo:
http://www.nature.nps.gov/air/lightscap ... 040619.cfm21.7, Bortle 3!! L'inquinamento maggiore non arriva da Flagstaff a 11 km ma da Phoenix a 188 km, che brilla complessivamente di magnitudine integrata -2.17 e forma un domo di luce alto quasi 30° e che copre un arco di orizzonte di quasi 120° (isofota 21).
Le nostre Alpi non fanno eccezione. L'umidità è di gran lunga superiore a quella dell'Arizona e la luce ha gioco facile a propagarsi. A favore c'è solo il fatto che le montagne schermano una parte della luce.
Possiamo quindi essere felici se troviamo un cielo Bortle 3 autentico.