Riprendo il consiglio di Gianni ed apro un nuovo topic con un titolo apparentemente provocatorio. Spero spinga molti a dare il loro contributo.
Insomma, molti di noi astrofotografi, ad un certo punto, abbandonano i loro astrografi per passare ad un RC, di solto oltre i 25 cm di diametro e di focale, diciamo, oltre i due metri. Lo scopo è riprendere oggetti angolarmente più limitati, come galassie o nebulose planetarie, con una adeguata scala immagine. Tutto giusto, per carità. Io, però, noto in genere una qualità di immagine non commisurata agli sforzi. Immagini stellari abbastanza grandi e (relativa) mancanza di dettaglio. Uno potrebbe prendersela con l'ottica di marca X o Y, ma mi sembra sia un problema generale, escludendo chi ha le ottiche scollimate o è evidentemente non all'altezza dell'elaborazione. Io parlo invece di gente di provata abilità sia nella ripresa che nella elaborazione. Insomma, nel fare questo salto, la logica di base è quella di mantenere lo stesso CCD e aumentare la focale usata.
Ora, io mi chiedo se esista un'altra strada e se sia, magari, più proficua. Mi spiego.
Con un RC da 30 cm F/7, ad esempio, si hanno 2100 cm di focale e in genere ci si usa un CCD con pixel da 9 micron (la classica 11000). Ora, si sa che il diametro stellare sul piano focale è funzione della apertura relativa, per cui un F/7 sarà svantaggiato rispetto ad uno strumento più aperto. Volendo avere la stessa copertura arcsec/pixel, che è ciò che ci interessa, si potrebbe continuare ad usare il nostro astrografo 25 cm F/5, più aperto e di minore focale, con un CCD dal pixel più piccolo, tipo il 5.4 micon della Kaf 8300, per dire. Non si avrebbero lo stesso campionamento spaziale, quindi stessa scala immagine, ma dametri stellari più piccoli, a tutto vantaggio del dettaglio?
Alcune foto viste in rete fate con la 8300 e focali modeste sembrerebbeo avvalorare questa tesi, ma questo chip è appena uscito ed è difficile capire chi ha ragione, ammesso che ne esista una.
Sono molto interessato alla vostra opinione.
Massimo