Per chi volesse tentare la via del raffreddamento ad aria fredda forzata attraverso il jack video, o attraverso un foro in mezzo TRA i due jack, o comunque "entrando" nella fotocamera, vorrei condividere alcune possibili soluzioni che mi sono venute in mente.
Innanzitutto, la prima domanda da porsi, il raffreddamento ad aria, può essere sufficiente a raffreddare adeguatamente il sensore CMOS ?
Verrebbe spontaneo rispondere che... dipende...
Dipende dalla superficie del sensore esposta al getto d'aria fredda, dipende dalla temperatura dell'aria fredda, dipende dalla velocità con cui questa lambisce il retro del sensore, dipende da quanto calore genera il sensore.
In pratica è la stessa situazione di una aletta di un radiatore esposta a un flusso d'aria che lo raffredda.
Il flusso di calore scambiato da una superficie ventilata è approssimativamente proporzionale alla superficie di contatto moltiplicata per la radice quadrata della velocità dell'aria.
La velocità dell'aria incide sul bilancio perché se l'aria ristagnasse ovviamente raggiungerebbe in breve tempo la stessa temperatura della superficie da raffreddare e non ci sarebbe più scambio di calore.
Da quanto visto nelle foto delle Canon smontate, e da quanto provato da me personalmente infilando una striscia di lamierino attraverso il vano tra i due jack, tra il retro del sensore e la scatola schermata che c'è sul circuito stampato alle spalle del sensore (verso il display, per intenderci), rimane circa 1 mm.
La superficie del sensore approssimativamente è 10 cmq. Una simile superficie esposta a una velocità dell'aria di 1 m/s può dissipare (ovvero, cedere all'aria) circa 1 W per ogni 10° di delta termico.
Quindi ci dovremmo essere...
Quello che intendo fare è dirigere un getto d'aria mooolto fredda ( almeno -15°) con una cannula proprio in quello spazio di 1 mm. La prima cosa che ho dovuto escludere è l'utilizzo di una normale ventola.
L'inevitabile strozzatura costituita dalla cannula di pochi millimetri crea una "perdita di carico" notevole sul circuito dell'aria, le normali ventole non sono adatte a creare pressioni sufficienti.
Avevo pensato di usare un "blower" o soffiante, o ventola radiale, ma i modelli in commercio non hanno comunque valori sufficienti di pressione (o se si preferisce "prevalenza") utili a garantire il dovuto pompaggio.
Alla fine la scelta è caduta sugli economici aeratori per acquario. Sono in genere nient'altro che delle piccole pompe a membrana, i modelli più grandi riescono a pompare fino a 10 litri al minuto con pressioni dell'ordine dei 100 mbar (ovvero 1 metro d'acqua, ovvero 0,1 atm).
Ipotizzando un flusso di 3 litri al minuto, la velocità dell'aria nel "corridoio" dietro il sensore sarebbe mediamente di circa 1 m/s (50000 microlitri / s diviso 50 millimetri quadri di sezione fa 1000 millimetri al secondo), sicuramente molto di più all'uscita della cannula, ma poi va a decrescere man mano che il "soffio" si allarga.
A questo punto restava un problema non di poco conto: come raffreddare efficacemente l'aria ??? Un normale radiatore opportunamente inscatolato può funzionare ?
Qualcosa mi diceva di no, perché i normali radiatori "vogliono" flussi d'aria più consistenti di pochi litri al minuto, altrimenti l'aria "ristagna". Avevo anche pensato di fare una specie di labirinto o serpentina lungo qualche decimetro in cui far circolare l'aria, però nel timore che si ostruisse di brina ho accantonato l'idea e mi è venuta un'altra idea.
L'idea è di sfruttare l'enorme superficie di migliaia di minute bolle d'aria in risalita attraverso una colonnina riempita con un liquido polare ( nel senso che si mesce con l'acqua) a basso punto di congelamento per a) sottrarre calore b) sottrarre l'umidità dall'aria per condensazione c) trasportare il calore per convezione all'elemento raffreddante, passivo o attivo che sia.
Girellando nei siti di acquariofilia per cercare le pompe ho anche trovato le pietre porose e le porose di legno, che servono proprio a fare le bolle e costano un'inezia, anche meno di 1 €.
Naturalmente mandare direttamente l'aria esterna (umida) alla colonnina non è una buona idea. L'aria a 25° può contenere fino a oltre il 3% in volume di vapore acqueo. Su 200 litri l'ora sarebbero 6 litri, ovvero 3,6 g di acqua.
Non sarebbe tanto l'acqua condensata a dare problemi al "congelatore", che si potrebbe sempre scaricare con un rubinetto, quanto piuttosto il calore di condensazione, che per il vapore d'acqua è enorme.
Se si condensassero 4 grammi d'acqua l'ora ci sarebbero da smaltire 2200 calorie, ovvero circa 2,5 W, che per quanto pochi, nel bilancio del sistema inciderebbero per il 50% almeno.
Quindi l'aria va seccata quanto più possibile PRIMA di mandarla alla colonna di raffreddamento facendole attraversare una opportuna scatola piena di silica gel asciutto e che abbia una superficie sufficiente per smaltire bene il calore (il calore di adsorbimento del vapore nei materiali essiccanti è persino superiore a quello di condensazione).
L'alternativa è "ricircolare" l'aria che viene mandata alla fotocamera chiudendola dentro una scatola, però in questo caso occorre procurarsi una pompa che abbia un ingresso e una uscita, o modificare opportunamento un aeratore.
Per quanto riguarda il bilancio energetico, ipotizzando sempre un flusso d'aria di 3 litri al minuto, e una temperatura dell'aria di -45° rispetto a quella che entra nel "congelatore", dobbiamo sottrarre circa 1,25 g/l *0,05 l/s * 1 J/g/°C * 45 °C = 2,8 W.
I normali elementi Peltier riescono tranquillamente a spostare 3 W di calore con un delta T di 45°, però a questi 45° vanno aggiunti quelli da smaltire sul lato caldo. Ma lì si può benissimo mettere o un waterblock o un bel radiatore sovradimensionato di quelli buoni per CPU.
Naturalmente il lato freddo del Peltier deve avere un piccolo radiatore, possibilmente di quelli con tanti "chiodi" che escono fuori, parzalmente immerso nel liquido a testa in giù e ovviamente in cima alla colonnina (è come una pentola rovesciata, dato che il liquido freddo scende verso il basso). Va lasciato uno spazio libero per far uscire l'aria attraverso un tubo.
E la colonnina, ovviamente, deve essere a tenuta stagna, entrano solo i tubi dell'aria per la porosa alla base e per l'uscita verso la fotocamera in cima.
Allego uno schemino per dare anche un'idea anche visiva.
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N.B. Per liquido polare, non pensate a pipì di orso bianco, in effetti un ottimo candidato sarebbe l'alcool, l'acetone un po' meno perché ha bassa viscosità e le bolle transiterebbero come schegge (ma non è detto che sia necessariamente un problema), ma forse il miglior candidato sarebbe una soluzione piuttosto concentrata di glicole (antigelo), soprattutto perché non puzza...
P.S. Le soluzioni concentrate di glicole etilenico hanno viscosità piuttosto alte a -20°. Il rischio è che la pompa non ce la faccia a pompare attraverso la porosa (avete provato a tirare con un ago dell'olio d'oliva o a soffiarci aria dentro ?). Rimangono ottimi candidati l'alcol etilico e l'acetone, che a bassa temperatura non diventano tappi mostruosi, anche con il notevole aumento di viscosità che c'è a -20°. Per evitare la puzza e l'umidità con tutti i problemi che ne derivano conviene senz'altro chiudere il circuito dell'aria, se poi scappa un po' di "vapore alcolico" o acetonico, non muore nessuno, in genere si osserva all'aperto e non in cantina.