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Dove si possono recuperare ? A che tensione lavorano ?
E' una scarica attraverso vapori metallici per cui il funzionamento è assimilabile a quello dei tubi fluorescenti che accendendosi causerebbero un corto circuito se in serie non ci fosse un carico costituito dal reattore che equivale ad una resistenza da stufetta elettrica che però non dissipa calore perchè è una induttanza (carico reattivo).
Credo siano ancora reperibili, perchè tuttora impiegate, in negozi per elettricisti e mi sembra di ricordare che abbiano una potenza nominale di 200-250W a 230V e non dovrebbero costare molto.
Al posto del suo reattore, che potrebbe costare più della lampada, all'epoca ho usato delle candelette resistive (a spirale) per stufette elettriche ad infrarossi da 200W molto più economiche all'epoca, che però per il calore prodotto mi hanno costretto a posizionarle in alto sopra l'intelaiatura del bromografo di stampa. Se i reattori dedicati non costassero molto consiglierei di evitare la complicazione delle resistenze.
Ora si tratterebbe di asportare, rompendolo, il bulbo bianco esterno della lampada in modo che gli UV generati dall'ampolla interna di quarzo non vengano attenuati.
Con un tagliavetro o un utensile in widia si incide con "decisa cautela" il vetro tutt'attorno vicino allo zoccolo della lampada poi si danno dei colpetti con un cacciavite finchè il vetro non si rompe lungo la traccia eseguita.
Se il bulbo dovesse staccarsi rimanendo intatto e non si riuscisse a sfilare perchè urta sugli elementi interni occorre frantumarlo "rosicchiandone" progessivamente i bordi con una pinza.
Scoperta l'ampolla di quarzo occorre evitare di toccarla con le mani per non causarne il successivo annerimento, evitare anche di urtare o maneggiare le delicate resistenze preposte all'innesco.
Dopo circa 3 minuti dall'accensione si può considerare raggiunta l'intensità di regime: evitare assolutamente di guardare la sorgente di luce e schermare anche con semplice cartone l'involucro dell'intero dispositivo di stampa predisponendo una fessura in cui introdurre e togliere il telaio porta lastra.
Questa sorgente di luce essendo a superficie molto ridotta produce ombre molto nette che sulla lastra da stampare permette bordi delle piste meno sfumati di quelli ottenuti con sorgenti asimmetriche di maggiore lunghezza e superficie come quelle fluorescenti o alogene lineari.
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con cosa suggerite di pulire le tracce dal photoresist rimasto ?
Ho sempre usato un robusto panno imbevuto di diluente nitro energicamente strofinato sulle piste, poi per proteggere il circuito dall'ossidazione e allo stesso tempo facilitare la saldatura lo verniciavo a pennello con una soluzione di pece greca (colofonia) in solvente nitro.
L'ultima incisione sembra riuscita bene però, supponendo che lo sbroglio l'abbia fatto un programma in automatico, mi salta agli occhi che un sw non può competere con la razionalità umana!