Non sono solito scrivere in questa sezione perché di norma il cielo lo fotografo. Tuttavia sabato, complice un’iniziazione al mondo delle stelle di una mia amica, ho passato gran parte della serata a guardare dentro l’oculare, piuttosto che a controllare l’autoguida sul Pc! Luogo prescelto, il solito Pian dell’Armà. Sono partito sabato pomeriggio presto e in uno spiazzo prima di Cegni ho visto già di versi astrofili che si preparavano alla nottata ma ho proseguito con l’obiettivo di raggiungere i 1.400mm circa del solito spiazzo a un paio di km prima dell’albergo di Pian dell’Armà. Giunto sul posto trovo
Aldebaran e un paio di altri astrofili sul ciglio della strada, il campo solitamente utilizzato era infatti ancora coperto da oltre mezzo metro di neve ghiacciata.
Inizio a montare tutto, la solita Orion Atlas EQ-G con il Borg 77ED e il Takahashi FS-60C per qualche foto a largo campo e poi il Visac sulla Takahashi EM-10, da usare per un po’ di sano visuale. Aldebaran ci lascia poco prima dell’imbrunire per un problema al secondari odel suo Dobson e così rimangono solo gli altri due astrofotografi, e addio possibilità di far vedere dentro a un Dobson qualche meraviglia del cielo alla mia compagna di nottata. Viene così eletto a strumento principe visuale della serata il “piccolo” Visac, mai provato da quando lo presi, se non per una breve osservatina da casa una sera di gennaio.
Malgrado la mia vocazione assolutamente fotografica, ho passato un’intera notte a cercare ( e poi capirete perché!) e osservare le meraviglie della volte celeste. La serata è iniziata con un classico, M42, davvero estesa nei 56 ingrandimenti dell’oculare WA da 32mm con una serie di chiaroscuri davvero impressionanti, quasi da fotografia se non fosse per i colori assenti.
Faccio un breve flash-back: giunto sul posto, in fase di montaggio mi sono accorto di non aver portato cercatori, di norma ininfluenti e sempre inutilizzati con la Orion Go-To in fotografia ma un pochetto più necessari per fare visuale con i 1800mm di focale del Visac, soprattutto per me che non sono certo un drago nel visuale. A questo punto avrei potuto risolvere la questione utilizzando la EM-10 per la fotografia ed affidarmi al Go-to della Orion per fare visuale con il Visac; ma mi pare superfluo dirvi com’è andata! Torno alla serata. Il secondo oggetto è stata la Lulin e non vi dico che divertimento cercarla, senza una mappa che mi indicasse dove fosse e senza ovviamente il cercatore. Comunque spazzolando un po’ il cielo, imitando le gesta di Messier, l’ho scovata! Ancora molto bella, con una chioma bella “paffuta” e forse, sottolineo forse, un piccolo accenno di coda. Di norma osservo con i rifrattori da 60 o 77mm, per cui avere a disposizione 20cm mi ha reso bella una cometa che forse non sarebbe proprio da definire tale; ma così mi è sembrata! Visto che ero in zona, ho fatto una rapida carrellata sugli ammassi aperti: M35 e il piccolo Ngc di fianco, M36, M37, M38, M41, M44, M45, M67 e il doppio ammasso del Perseo. Tutti davvero magnifici; interessante anche la resa sulle stelle del Visac, molto, ma molto, simile a un rifrattore; personalmente, se non l’avessi saputo, non sarei stato in grado di dire che quelle fossero immagini generate da un telescopio a specchio; forse solo con un confronto diretto con un rifrattore lì di fianco; ma sarebbe stata impresa ardua, sulle stelle infatti non si notato gli Spikes, o almeno sulle stelle che non siano Sirio e Vega! E la puntiformità è davvero eccellente, davvero un peccato non aver avuto la possibilità di un confronto con un rifrattore o uno SC; sarà per la prossima volta. Poi mi sono lanciato su M1, carina ma molto debole. La serata ha ripreso senso dopo aver puntato il telescopio intorno all’Orsa. M81 e M82 erano splendide nello stesso campo a 56x mentre con il Meade UWA da 8.8mm M82 mostrava un po’ di chiaroscuri, molto piacevole. M51 uno spettacolo: con i bracci (le braccia? M o f?) che sembravano delinearsi dal chiarore diffuso del proprio corpo e la sua compagna ben evidente, attaccata al corpo principale della galassia. Un giro nella Vergine è stato delirante, ovunque puntassi macchietti e sbuffi di luce, ma senza cercatore è stato davvero impossibile identificare gli oggetti visti. Miglior sorte invece M65 e M66 con la compagna sigaro nel Leone, belle quasi come in foto, con una forma ben evidente del trio di galassie. E poi finalmente Saturno, pensavo a niente di eccezionale, ma forse complice un seeing davvero strepitoso, mi ha fatto completamente dimenticare i -10°C, fortunatamente secchi, con circa il 45% di umidità. Scolpito nel cielo, mi pareva di vedere Giove per la quantità di dettagli, bande, sulla superficie (Ah, io Giove lo osservo di solito con il Takahashi da 6cm!) e l’anello quasi di taglio era comunque affascinante. Con gli oltre 200x del Meade da 8,8mm l’immagine non perdeva di definizione, solo con il TeleVue Nagler zoom 2-4mm l’immagine si degradava un poco, complice però un allineamento delle ottiche per nulla perfetto (ma non avevo ne tempo ne voglia di mettermi a farlo per la prima volta, di notte, in montagna e a -10°C!). Non so quante decine di minuti ci ho perso, ma la visione non permetteva di distogliere lo sguardo dall’oculare; davvero magnifico. Con le ore che passavano e il freddo che cresceva, mi sono indirizzato ad altri oggetti del cielo: i globulari. E qui sono andato a nozze, le visioni più belle della serata. M13, M92, M3 e il poco compatto M4 che usciva dalle montagne, tutti come immense esplosioni di stelle, tutti ad almeno 200x per apprezzarne i dettagli. Che visione!
Ho chiuso la serata con un rapido sguardo a M8, M20, M16, M17 e al Velo del Cigno, un bell’assaggio di Estate al primo giorno di primavera. Ah, ho fatto anche qualche scatto al cielo, ma per quelli c’è un’altra sezione, non appena ci avrò messo mano!
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