Teegul 150 Takahashi prima impressione del 18/3/2009
Lo strumento è arrivato scollimato e con le viti di registrazione della cella del secondario spanate. Fortunatamente il passo di queste risulta essere standard e sono riuscito a sostituirle senza problemi con nuove di lunghezza lievemente superiore (mi sorge un dubbio… domani controllerò accorciandole di pochi millimetri) L’allineamento avviene con le stesse modalità richieste dai Mewlon e lo strumento risulta piuttosto sensibile ai più piccoli errori. Ho effettuato la collimazione a 128x (che è il potere massimo offerto dall’oculare zoom in dotazione). Lo strumento, nel classico star test, si comporta in modo differente da quanto immaginassi. Le immagini di intrafocale ed extrafocale sono lievemente diverse con una maggiore definizione degli anelli in posizione intrafocale. Ombra del secondario netta e altrettanto netti i tre spikes di importanti dimensioni (il secondario è sorretto da tre barre filettate…). Premetto che la collimazione è “appena passabile” e andrebbe perfezionata poiché il risultato ottenuto in cinque minuti è quasi indecoroso, ma la curiosità è troppa per resistere. Scelgo, per testare l’immagine a fuoco, la rossa Betelgeuse poiché la sua altezza sull’orizzonte è tale da non obbligarmi a contorsioni eccessive del collo dal momento che la visione è priva di diagonale a 90° Il fuoco è unico ma di difficile interpretazione. Questo è il primo dato oggettivo che riesco a determinare. Il potere è prossimo ai 44x (come indicato sulle tacche dell’oculare zoom) e l’immagine della stella a fuoco è un disco di airy piuttosto “cicciotto” ma perfettamente sferico e fermo (praticamente l’immagine tipica di un rifrattore se non fosse per la dimensione apparentemente maggiore del disco) e con i sei spikes ben definiti che offrono una immagine tridimensionale che, personalmente, amo molto. In realtà il fuoco “vero” è lievemente spostato rispetto a quello trovato e me ne rendo conto esaminando bene l’immagine delle stelline di campo che risultano lievissimamente sfuocate. E’ questione di una minima ritoccata del fuoco ma sufficiente per rendere perfettamente puntiformi le stelle di campo e “peggiorare” la definizione del disco di Airy di Betelgeuse (diventa un po’ più tremolante e concettualmente più vicino all’immagine tipica di un Mewlon). Resta comunque che l’immagine generale sembra avere le caratteristiche sia degli strumenti a rifrazione che di quelli a riflessione. E’ un connubio estremamente ben riuscito e molto piacevole. L’oculare zoom lavora molto bene e, all’ingrandimento di 44x, sembra avere un campo complessivo di circa 45° apparenti (è una mia stima visuale che credo comunque essere veritiera) che diventano circa 60° al massimo potere disponibile (128x). L’immagine del Trapezio è incantevole e la nebulosa M42 è sufficientemente definita e ramificata anche dal cielo urbano da cui osservo. Mintaka è altrettanto bella e anche il complesso di Meissa si mostra in tutta la sua varietà cromatica. Salendo con gli ingrandimenti cominciano però le magagnette dovute al non perfetto allineamento, all’apertura molto spinta dello strumento (ricordiamoci che lavora a f. 5.7) e al complesso di tre lenti di correzione poste all’interno del paraluce primario. Stranamente si evidenzia, oltre i 60/70x (quando l’immagine è ancora più che ottima) una dominante cromatica residua importante che “sfrangia” le stelle di verde azzurro e di rosso. Il potere di 128x è ancora sfruttabile ma non credo che lo strumento, nella configurazione attuale, possa offrire ingrandimenti maggiori con decoro. Per certi aspetti sembra di osservare con un rifrattore da 15 cm. A f5 o f6. che, però, non denota la curvatura di campo tipica dei rifrattori. Castore è ovviamente splittata senza difficoltà ma l’immagine non è buona come dovrebbe essere. Qualsiasi tentativo di utilizzare diagonali ha dato esito negativo dovuto a una incorretta assialità dei componenti che ho utilizzato (dovrò ristudiare la cosa alla luce del giorno) e quindi non posso pronunciarmi. Possibile invece utilizzare qualsiasi tipo di oculare montandolo senza diagonale con un adattatore della gamma Takahashi. Poteri nell’ordine dei 140x sono risultati comunque eccessivi. La cosa assolutamente interessante è che, a ingrandimenti minori, il campo e l’immagine sono perfetti. Il dubbio di avere avvicinato eccessivamente il secondario al primario mi resta in mente come il Grillo parlante ma lo allontano e ci ripenserò domani. Ciò che, invece, si palesa dopo questa “prima luce” è la vocazione assolutamente turistica a basso ingrandimento dello strumento che esibisce un campo piano notevole, una morbidezza di immagine che trovo solamente in rifrattori ben lavorati, e una tonalità dei bianchi assolutamente neutra. E’, dopo tutto, uno strumento anche fotografico e ha l’innegabile vantaggio di fornire una immagine raddrizzata. Il tubo ottico, di splendida fattura, pesa 3950 grammi completo di oculare e focheggiatore e sta comodamente su un cavalletto robusto e una montatura altazimutale. Premesso che mi riprometto un test più impegnativo e severo da cieli migliori e con condizioni osservative mie (tra uno strillo di Ginevra e uno di mia moglie) più quiete, posso per ora dire che lo strumento è così particolare da essere intrigante. Ha vocazioni per alta risoluzione? Sicuramente no. Vocazioni per il deep sky? Sicuramente sì. Quanto vale la pena cercarlo (ho impiegato 2 anni a trovarne uno)? A mio modo di vedere vale tutti i suoi due anni… per osservare sistemi multipli (se non quelli larghi) non lo userò certo mai ma è l’unico riflettore che mi ha offerto la sensazione di guardare in un rifrattore con, in più, l’effetto “six spikes” che prediligo. Inoltre, e forse questo è il must, è uno strumento rarissimo.
Paolo
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