se provia considerare un programma di calcolo qualunque delle deformazioni e gli applichi uno specchio da 5 cm. di spessore e 25 cm. di diametro scoprirai che le deformazioni introdotte sono accettabili con 9 punti di appoggio.
Se scendi, per il medesimo diametro (25 cm.) a uo spessore di circa 3 cm. (o peggio ancora 2,5 cm. o poco più) scoprirai che servono ALMENO 18 punti di appoggio per mantenere la medesima indeformabilità del sistema.
Un 20 cm. spesso 2 o 2,5 cm. richiede, in configurazione R-C, 18 punti di appoggio.
Una cella così fatta, e che inoltre dovrebbe avere dei meccanismi di push and pull a scala centesimale (e non millimetrica come quelle che vengono solitamente usate o le viti passo MA (....) costa un bel po' di soldini...
Poiché un R-C è uno strumento assolutamente di nicchia fotografica (e basta: perché nessuno sano di mente compra un R-C per fare del visuale, né deep sky, né alta risoluzione) deve possedere requisiti adeguati. Altrimenti è e resta una ciofeca (economica ma sempe una ciofeca, anche se ha il tubicino in carbonio che piace tanto oggi e che non serve assolutamente a nulla su questi strumenti).
Anche sul fatto degli "apo" potrei dirti che non è vero ciò che scrivi (ma è vero sul discorso delle "patate"

).
Se ti metto fianco a fianco uno degli "apo" 80mm. di oggi con un Royal o un AS 76 o 80 mm. f 1200 (che sono degli acromatici di 30 anni fa e passa) l'apo di oggi sembra un carciofo nelle immagini che da. FIno ai 120/130x circa gli strumenti se la giocano, oltre l'"ottantino" prende delle bastonate incredibili. E finché uno non li mette fianco a fianco e prova a confrontarli non ci crede. Ma esiste un ABISSO. Di quelli profondi e scuri, scuri, scuri...
Solo che la maggior parte degli strofili di oggi non ha mai usato strumenti di paragone che fossero davvero performanti e ha una visione distorta delle prestazionalità. Distorta dalla pubblicità, dai "dottori", dalle tendenze e dalle dicerie del "sentito dire".
Paolo