Ciao a tutti,
lo scorso fine settimana ho avuto l’occasione di fare un primo test al prototipo di SmartGuider appena ricevuto: ecco le mie prime impressioni a caldo.
La confezione è spartana ed essenziale, ma non manca di nulla: cavi, unità di controllo, camera, stop (ovviamente, nella versione finale ci sarà anche un manuale!). Ciò che colpisce subito l’occhio è l’estrema compattezza di tutto: la camera in se stessa è molto leggera (grosso modo le dimensioni di una Magzero MZ-5m), di colore arancio vivo; anche l’unità di controllo è estremamente compatta: potrebbe al limite stare comodamente in tasca e comunque è una frazione di quelle dei gloriosi ST4 e STV, per ospitare i quali ci voleva un’intera valigia.
Anche l’utilizzo è veramente semplice e immediato: una volta fatti tutti i collegamenti, basta attaccare la camera al telescopio guida e accendere l’unità di controllo. Il display, a punti rossi su sfondo nero, è abbastanza ampio da poter essere visto da relativamente lontano, e grazie alla combinazione di colori scelta non compromette l’adattamento al buio.
La prima cosa da fare è trovare una stella guida: diciamo che sicuramente aiuta l’aver preventivamente scelto un campo con una stella adeguatamente luminosa. La ricerca della stella nel campo inquadrato è automatica e serve anche alla camera per settare automaticamente il tempo di esposizione adatto il quale, va detto, influenza la velocità di correzione (una correzione inviata alla montatura ogni esposizione presa).
La messa a fuoco è estremamente intuitiva: dopo la ricerca automatica di una stella candidata nel campo, attività che ha richiesto un tempo sempre compreso tra 1 e 2 minuti, viene presentata una schermata di messa a fuoco che mostra le coordinate approssimative della stella nel campo del sensore, e un cerchio che rappresenta il raggio (presumibilmente in pixel o multipli) della stella stessa sul sensore. Minimizzando questo valore sino a poche unità, si ha la garanzia di raggiungere il miglior fuoco possibile. Da notare il diverso approccio rispetto all’ST4, con il quale la messa a fuoco si faceva massimizzando l’intensità visualizzata sul display. Io avevo anche in dotazione un oculare parafocale, chiamato SmartEye e fornito come optional, che in effetti velocizza parecchio questa operazione.
Dopo la messa a fuoco si passa alla calibrazione della montatura: in teoria lo SmartGuider “tollera” qualunque orientamento nel telescopio, senza necessità di essere orientato parallelamente agli assi RA e DEC (cosa che, secondo la mia modesta opinione, non guasta comunque mai). La calibrazione muove la montatura nelle varie direzioni alla velocità scelta per la guida, e la sua durata dipende dal valore della velocità stessa: minore è quest’ultimo, maggiore sarà la durata della calibrazione. Io sono sceso sino a 0.25X, ma devo dire che, al contrario di quanto scritto nel resoconto di C. Muccini, pur avendola effettuata almeno 5-6 volte non ho mai riscontrato tempi superiori ai 3.5 – 4 minuti.
Dopo aver effettuato la calibrazione, si può iniziare l’autoguida: sullo schermo due grafici, X e Y, ci informano in tempo reale dello spostamento della stella di guida nelle due direzioni rispetto alla posizione all’istante t0. L’utente non può intervenire direttamente sulla frequenza di correzione, ma può variare la cosiddetta “aggressiveness”, che altro non è che la soglia di spostamento minimo oltre la quale lo SmartGuider interviene con la correzione, e che rende l’autoguida più o meno “pigra” o “reattiva” a seconda della situazione. Ora non sto a scendere nei dettagli, ma per ottenere le migliori prestazioni si tratta di giocare un po’ con questi parametri e scegliere la migliore combinazione: l’obiettivo comunque è di mantenere più regolare possibile il profilo dei grafici.
Per le prime prove ho utilizzato la camera su un rifrattore guida 80 mm f/6, con un Vixen ED103 (800 mm di focale) e una Canon 350D non modificata, il tutto “in sella” ad una G11, come potete vedere anche nelle foto allegate:
http://forum.astrofili.org/userpix/1552_setup_sordini_1_1.jpg
http://forum.astrofili.org/userpix/1552_setup_sordini_3_1.jpg
Il cielo faceva invero abbastanza schifo, e la Luna (sorta successivamente), sebbene abbastanza lontana, mi “bruciava” il fondo cielo dopo meno di 5’ di posa a 400 ISO. Sono arrivato fino a 15’ di posa con discreti risultati, anche se naturalmente prima di esprimere un giudizio definitivo, anche sulla sensibilità, dovrò sottoporre la camera a ulteriori e più rigorose prove.
Quello che posso dire di primo acchito è che sono rimasto estremamente impressionato dalla compattezza e dalla facilità d’uso, veramente alla portata di chiunque; le lotte con tutti i parametri delle autoguide Sbig sono solo un pallido ricordo. D’altro canto, in quanto astrofilo un po’ più esigente, non nascondo una lieve perplessità riguardo al fatto che la velocità di correzione sia rigidamente collegata al tempo di esposizione, senza alcuna possibilità di scelta. Infine, a voler essere proprio ultra-pignoli, la scelta di un cavo RJ tipo ethernet (quindi piuttosto rigido) per il collegamento tra la camera e l'unità di controllo non rappresenta la scelta più azzeccata.
Comunque, per riassumere in una frase questo mio primo test, posso dire che l’impressione è senz’altro positiva. Se essa verrà confermata dalle prove successive, sono più che sicuro che questa piccola camera diventerà un best seller, grazie anche all’assenza di altri concorrenti sul mercato, almeno in questo momento.
PS Sarò via per qualche giorno, da domattina fino a domenica pomeriggio: per cui potrò rispondere ad eventuali domande/chiarimenti soltanto a partire da allora. Intanto, però, tenevo a condividere con voi questo primo "incontro ravvicinato".