Eccolo qua!!!
Pero' era solo x il barilotti miyauchi di diametro bastardo!!!
Filtri nebulari per Miyauchi 100.
Di Valentino Melandri.
Essendo un profondo amante del cielo profondo (e scusate il gioco di parole) e specialmente delle nebulose diffuse non ho resistito alla tentazione di affiancare un bel binocolo ai miei fidati telescopi (un Celestron 9”1/4 e un Dobson Ariete 18”).
Dopo lunga gestazione, ho optato per il costoso Miyauchi 100 semi-apocromatico o meglio acromatico ben corretto, con comoda visione a 45 gradi e ingrandimenti di 20 e 37 volte.
Superato il trauma della spesa (resa ancora piu’ esosa dalla necessita’ di una solida base quale treppiede e montatura altazimutale Manfrotto), sono partito per il mio sito abituale lontano dalle odiose luci cittadine a circa 750 metri di altezza sul livello del mare.
Una volta puntato e “adattato” lo strumento alla mia vista (messa a fuoco e distanza interpupillare), ho potuto subito notare contrasto e un effetto stereoscopico degno solamente di un binocolo che si rispetti, luminosita’ elevatissima, ma anche la necessita’(e la voglia) di montare filtri nebulari agli oculari intercambiabili per osservare al meglio i miei oggetti preferiti quali le nebulose.
Una grossa pecca di questi binocoli e’ la mancanza del filetto (e dello spazio) per il montaggio di tali utilissimi filtri durante le osservazioni astronomiche.
Come ovviare a cio’?
Molti, anche oltreoceano, hanno pensato di interporre codesti filtri (tolti dalla propria cella, incollati o incastrati manualmente) fra lente oculare e occhio, ma tale soluzione, oltre che scomoda e precaria, presenta il problema della loro superficie riflettente, che crea riflessi interni e non permette una adeguata comodita’visiva.
Perche’non “creare” un filetto come in ogni oculare standard che si rispetti?
Visto che gli oculari del Miyauchi 100 (coppia da 20x e da 37x), sono di diametro maggiore del classico 31,8 , la parte piu’ difficile del lavoro e’ risultata il perfetto centraggio sulla base dell’oculare della piccola ghiera portafiltro.
Il materiale necessario si riduce semplicemente ad un “vecchio” barilotto da 31,8; colla cianoacrilica, 2 O-ring diametro e spessore sui 4-5 mm e vernice nero opaco, nastro di carta per coprire le parti da non imbrattare di vernice con particolare riguardo per le lenti ovviamente , un seghetto da ferro e una levigatrice preferibilmente a nastro.
Il nostro lavoro iniziera’ tagliando dal barilotto 31,8 sezioni di circa 6 millimetri di spessore ( in numero uguale al numero degli oculari del binocolo posseduti), che una volta levigate e rese perfettamente parallele -con la levigatrice a nastro munita di carta a grana il piu’ fine possibile- non dovranno superare i 4-5 millimetri, pena la battuta nella base del portaoculare da parte dello stesso una volta accoppiata al filtro da utilizzare.
Una volta fatto cio’ dovremo accuratamente incollare la nostra ghiera “portafiltro” nella base dell’oculare del binocolo tolto preventivamente dalla sua sede facendo in modo di renderla perfettamente centrata al diaframma di campo di ciascun oculare.
Coperti con nastro di carta il barilotto e le lenti con interposta rigorosamente microfibra o carta allo scopo di non “toccare” le lenti con la parte adesiva del nastro, si procedera’ alla verniciatura della celletta lasciata scoperta con la vernice nera opaca, ancor meglio preceduta da uno strato di zincante a freddo che rendera’ l’ancoraggio sull’alluminio della ghiera piu’ tenace.
Una volta asciugati e liberati dalle protezioni in carta i nostri oculari saranno pronti ad accettare i filtri nebulari i quali dovranno essere del modello con profilo piu’ basso e con apertura piu’ampia possibile allo scopo di non creare vignettatura, soprattutto con l’oculare da 20x.
Dovendo dare un consiglio, non puramente commerciale ma funzionale, i filtri perfetti per equipaggiare il nostro Miyauchi 100 risultano essere gli Astronomik (un UHC e un OIII), in quanto uniscono spessore ridotto, ampia apertura della cella e ottima trasmissione luminosa.
Rimangono solamente da inserire i 2 O-ring nella base dei portaoculari allo scopo di limitarne la corsa e evitare la battuta accidentale della base dell’ocualare (reso piu’ lungo di 5mm) nella sede prismi.
Un paio di questi da 40mm di diametro e 4 di spessore andranno benissimo.
Ora rimane solo l’ultimo passo, il piu’ importante, la prova sul cielo.
In una notte cristallina invernale e in alcune estive ho potuto felicemente rimanere stupefatto dalle tridimensionali, contrastatissime e dettagliate immagini restituitemi dal binocolo e dai filtri nebulari con una sensazione di osservarle seduto davanti all’oblo’ di un’astronave.
Nessun riflesso e sicurezza d’uso,(in quanto i filtri sono all’interno dello scafo al riparo da luci parassite e avvitati alla nostre ghiere) e nebulose di vario genere (come la Rosetta, Orione, Nord America, Trifida/Laguna, Omega, Elmo di Thor, Velo, Helix) risultavano scolpite e ben staccate dal fondo cielo reso scuro da questi ultimi con una sensazione emotiva che difficilmente una visione telescopica puo’ offrire.
Da aggiungere che senza filtri, le suddette perdevano molto del loro fascino, stemperandosi nel fondo cielo che l’inquinamento luminoso ci sta inesorabilmente portando via, come un’onda che imperterrita, corrode la spiaggia ove si infrange giorno dopo giorno.
La scelta dei filtri diversi agli oculari,(OIII e UHC), oltre che per ovvi motivi economici dovuti al doppio acquisto nel caso di filtri uguali, e’ risultata vincente, nel senso che l’UHC permette minor perdita di luminosita’ e un degrado minore dei campi stellari annessi alle nebulose, mentre l’OIII un maggiore contrasto sul fondo cielo.
….ed il nostro cervello pensera’ al resto.
Cieli sereni.