Io la vedo così, magari sbaglerò, ma la vedo così:
una delle cose primarie nell'osservazione visuale, è il saper imparare ad osservare.
Ora, per fasre l'esempio di cosa intendo, possiamo tranquillamente "limitarci" a prendere in considerazione anche soltanto la tanto "vituperata" e "snobbata" Luna, per ricavare sufficienti elementi ad avvalorare la mia "tesi":
molte volte sentiamo dei neofiti dire, dopo una settimana circa di possesso di un telescopio, una cosa tipo "la Luuna la ho vista, ora cosa posso guardare?".
Questo succede perchè non hanno ancora imparato a guardare.
Pensano di vedere, ma non si concentrano su nessun particolare; ci si può accorgere di ciò perchè spesso si sentono discorsi, estremamente "superficiali" in quanto assolutamente generici, tipo "ho visto i crateri, ma vorrei vederli più grandi".
Ecco, in una situazione simile, normale per chi "inizia", avere un telescopio piccolo o grande non fa alcuna differenza: dopo qulche giorno di "crateri più grandi", l'interesse si consuma, poichè appunto non si sa cosa guardare, ne come guardarlo, trovandosi a "ridurre" tutto ciò che si vede a degli "anonimi" buchi, certamente belli larghi, ma tutti eguali.
Con un bagaglio conoscitivo così "limitato" osservare ad alti ingrandimenti diviene addirittura "deleterio" poichè non si è nemmeno in grado di capire cosa si stia osservando.
Ecco che invece partire con uno strumento di minor apertura, certamente di qualità, ma più "malleabile" darà certamente più stimoli e più soddisfazione.
Più soddisfazione perchè più facile da gestire, sia logisticamente che come "tempi", inoltre osservare aree più ampie permette oltre ad un maggior tempo di "inquadratura" anche una più intelleggibile "visione dell'insieme".
Più stimoli perchè sarà più "aperta" la caccia ai particolari, dalle ombre ai picchi, dalle rime ai crateri fantasma.
Una mappa sotto mano, alcune tavole stampate da internet, un po' di report osservativi presi da qualche sito, una lettura del Sidereus Nuntius, ed ecco che la Luna rinasce, aperta a nuovi interessi, mostrando dettagli fino a prima "invisibili" semplicemente perchè "sconosciuti", anche con un telescopietto da 5 centimetri...
non dimentichiamo cosa osservò Galilro, e con cosa lo fece.
Col mio 66mm, che seppur di buona qualità non è poi molto "più potente" del vecchio cinquantino di Fabius, posso passare ore, giorni, mesi sulla Luna, osservando e cercando di vedere sempre nuovi particolari, nuove formazioni, che cambiano aspetto di mese in mese, di Luna in Luna, semplicemente perchè illuminati in maniera diversa.
Imparare i nomi di ciò che si osserva, riuscire a riconoscere "al volo" ciò che si vede, confrontare le proprie esperienze visuali con le fotografie fatte da altri astrofili e riprese dalle sonde;
magari riportare su alcuni schizzi ciò che si percepisce, per verificare i particolari ancora da scoprire.
Ecco tutto questo è, nella mia visione dell'astrofilia amatoriale, il senso ed il significato di osservare, e questo concetto, questa "visione" è minimamente toccata dalle "potenziaità" dello strumento, altrimenti il mio 66 lo avrei già buttato nel cesso...
scusate la lungaggine, ma questo per dire che io sono fermamente convinto del fatto che sia sbagliato "bruciare le tappe", perchè ciò che si tenta di "bruciare" non è na tappa, ma una parte integrante e fondamentale del "bello di essere astrofilo":
se non si raccoglie lo "stimolo" che viene dall'imparare a riconoscere ciò che si guarda, cercando di arrivare sempre più in "profondità", passare ad uno strumento più "potente" non darà alcuna soddisfazione...
imho...
