Sposto qui i commenti ai canti II, III e IV poichè credo di aver ecceduto la capienza massima del post iniziale, così ci sta anche il finale !
Commento al canto II
Bene, si parte, Renzo cammina veloce (è pratico dell'Amiata) ed io a fatica arranco dietro a lui. Mentre si sale il faretto che egli porta sulla fronte viene commutato in modalità notturna (luce rossa, vermiglia) e mi consiglia giustamente dicendomi "ora abitua l'occhio e non girarti verso la vallata illuminata", così non si rovina la pupilla dilatata, la capacità cioè di vedere al buio.
Lungo la strada che continua a salire (perticosa) ci imbattiamo in una porta con una robusta chiusura, Renzo si ferma e bisbiglia qualcosa che non riesco a sentire e allora io con ironia alludendo alla frase "rumorosa" : "posso chiede perchè parli così piano (muto piglio)" ?
E lui mi spiega il motivo di questa attenzione (pramura rivelata) : "da qui in su è meglio parlare sottovoce, non senti che al di là della porta non c'è nessuno che fa rumore" ?
Poi rivolgo gli occhi all'architrave che corona tale porta e vi leggo un'iscrizione, quasi un monito : "o straniero che sali sul monte Amiata, lascia il frastuono e la fretta (la ressa insomma) al mondo che sta fuori da questo luogo, non aver timore dell'oscurità che può apparire così densa ed inspiegata, attraversando me potrai arrivare al Prato della Contessa".
Ecco che la porta viene aperta, dopo il sussurro di Renzo, con gran stridore, e l'occhio color Sole di chi la sta aprendo ci spia per il pertugio che si è dischiuso appena (la socchiusa).
E' una guardiano svizzero (che ha titolo a questo ruolo perchè si è occupato anche lui, come Renzo, dei contatti con l'hotel, e chi pensate che abbia trovato il 30 Aprile già sistemato lassù con la sua tenda Kendrik ???) che osserva spesso il Sole con filtri Halfa e con sorrisi ci apre la porta, noi l'attraversiamo e rimaniamo avvolti da un buio pesto (di pece intrisi).
Commento al canto III
Varcata la soglia dietro la quale v'è grande oscurità, il guardiano Cèrvino passeggia un po' con noi (notate l'assonanza con Cerbero, guardiano del girone dei golosi nell'inferno... la golosità dello svizzero è a tutti nota...).
Ci dice, ma pare più rivolto a me "salite, scacciate la paura, vi aspettano grandi meraviglie, che dovrebbe dire allora Dante, che fece un percorso ben più spaventevole partendo dall'inferno per arrivare in purgatorio e paradiso (i tre lochi) ? Devi viaggiare qui come un cavaliere vagabondo, e lascia che Renzo (lo duca, anche Virgilio viene chiamato in vari e altisonanti modi nella Commedia), tuo protettore, ti spieghi perchè devi farlo. Adesso me ne torno alla porta (sprangata) per tre ore"
Chiesi allora a Renzo, il maestro, con fare pietoso "perchè sono qui senza attrezzi ? il cielo scuro sembra bello ed è proprio la loro macanza (bei pezzi) che provoca in me una gran pena, come l'innamorato quando è lontano dalla sua innamorata o vien da essa tradito, punto nel cuore.
Renzo non mi dà retta e prosegue, un po' come Virgilio che ad un certo punto si scoccia di tutte le domande che Dante gli rivolge e deciderà di parlargli autonomamente quando riterrà il caso.
Si continua l'ascesa tra i boschi finchè ci si riposa dalle fatiche della notte (non giorno... così faccio la rima) in un luogo appartato e riparato.
Ecco che qui Renzo comincia a rispondere alla mia domanda :
"sei stato richiamato in questa terra per raccontare a chi non è astrofilo (l'altre genti) che cosa si perde. Ora la gente non ha più idea di cosa sia il cielo notturno, di come funzionino i moti delle stelle (sarabanda) perchè ormai nessuno le vede più.
Esse furono poste in cielo e si potevano ammirare ad occhio nudo (con sole menti) senza bisogno di andarle a cercare (lumi sfuggenti).
Ora, a causa della beffarda illuminazione, ci vogliono strumenti sempre più grandi per poterle vedere, strumenti che causano in noi appassionati la famosissima strumentite (mala divozione) !
Commento al canto IV
Renzo continua a parlare in questo lunghissimo ed esuriente monologo.
Mi dice che per compiere la mia "missione" di testimonianza alle altre genti devo fare a meno degli strumenti a me tanto cari, e così facendo vedrò il cielo così com'è, senza usare nemmeno un oculare. Poi mi toccherà scrivere ciò che ho visto le esperienze che qui cominciano perchè così si è deciso nel consulto dello staff (del forum ?)... "diamogli qualcosa da fare perchè ci sembra che stia attraversando un periodo un po' triste (vedendoti sì perso e un poco arreso).
Ora non lagnarti, ti sei riposato e i tuoi piedi non dolgono più per la salita, per una volta sii felice anche del fatto che viaggi leggero, senza decine di chili di strumenti".
E poi continua (a coronazion di tal parlare) : "per evitare che altre domande ti intasino il cervello (di domande obeso) ti dico i tre motivi per i quali sei stato scelto tra gli altri, primo per la tua nobiltà che non eviti di nascondere persino nel tuo nickname, chi meglio del re sche osserva un cielo stellato... secondo perchè scrivi spesso con cura evitando i maggiori errori ortografici... terzo perchè in te non c'è falsità (sappiate che persino Dante Alighieri si dà un po' di arie nel suo capolavoro), vogliamo che la tua testimonianza sia sincera (innocente sia la tua canzone) come quella di un bambino.
Queste cose ti potevo dire e te le ho infatti dette, non resta ora che percorrere i tre giri che si sviluppano dalla base alla cima (da terra al tetto) di questo amato monte Amiata, che, come un chierico che ha la sua bella pelata in testa, vicino alla cima ospita un grande spiazzo, ossia il Prato della Contessa. Bada ben che poichè si sale, il tuo occhio vedrà sempre più profondamente, saranno tre giri assai diversi e siamo già nel primo, che è cominciato in corrispondenza della porta già varcata".
Scusate il casino...
Cieli sereni !
Alessandro Re