Acquistare un telescopio, quando il suo prezzo è per le nostre tasche considerato ragguardevole, richiede l’approccio ad un metodo o ragionamento molto preciso.
Anche in questo settore, come in tutte le cose, esistono le persone oneste, quelle oneste e professionali, quelle disoneste e quelle incompetenti. Al malcapitato acquirente puo’ accadere di finire tra gli ultimi e non è che a questo corrisponda un risparmio economico.
Una analisi parziale del mercato italiano e delle sue possibilità:
telescopi economici di modesta dimensione e di altrettanto modesto costo d’acquisto. In questo caso vale piu’ il passaparola che non altro. In effetti la somma richiesta è sempre modesta e non si puo’ nemmeno pretendere la Luna per quelle cifre (range di spesa senza accessori fino a 1000 euro);
telescopi intermedi di modesta qualità, ma con un buon rapporto in relazione al prezzo.
Ci si riferisce qua ai soliti Meade e Celestron e varie sottomarche. Chi acquista questi strumenti di norma li trova adeguati, perché tutto fare e perché – comunque – passare al gradino superiore costa molto di piu’. Il parco accessori è molto ampio, cosi’ pure il mondo dell’usato che permette buoni affari. Con somme modeste si dispone di strumenti completi e ben accessoriati, sicuramente non un punto di arrivo, ma un buon “mulo” con cui fare tanto e di piu’. I punti di vendita sono molteplici e quindi anche raggiungibili fisicamente in tutto lo stivale, la merce è abbastanza disponibile, ma purtroppo ha un costo che non è allineato con quello dei paesi extraeuropei. Personalmente non ho mai voluto investire in questi strumenti proprio perché il prezzo proposto dal venditore italiano non corrisponde al reale valore di mercato del prodotto……
telescopi di fascia più alta. Qui si apre un orizzonte sconfinato in cui è sempre difficile prendere direzioni ben precise. Nell’ordine ci sono marchi blasonati o blasonatissimi (inutile citarli) , artigiani/assemblatori con qualche macchia, il tutto condito da test strumentali non proprio chiari e mai dico mai negativi (questo ci porta a desumere che è stata raggiunta da tempo la perfezione in campo astrononomico).
Purtroppo anche in questa fascia di mercato si riportano casi di “inciampo” sul fronte della qualità o del customer service. Questo lascia un po’ stupefatti perché le somme richieste in relazione all’apertura o alla tipologia dello strumento non sono affatto modeste, il servizio di rifornimento è quello che è (poca merce sul pronto, molto ordinato o costruito a richiesta con tempi biblici). Quello che lascia un po’ perplessi è che vengono sempre proposti strumenti estremamente costosi (ma senza tutto il contorno che questo dovrebbe giustificare), e che anziché cercare di rendere accessibile questo mercato a un numero maggiore di utenti, si tende a renderlo ancora piu’ esclusivo. Tecnicamente non ci sono ragioni valide, si tratta solo e semplicemente di microstrutture che non possono soddisfare (per scarsa capienza finanziaria e/o logistica) mercati a consumi piu’ ampi. La teoria del “faccio o vendo pochi strumenti e ci guadagno bene”, puo’ anche essere valida sotto certi punti di vista.
Il problema fondamentale è comunque quello che in Italia uno strumento costa sempre di piu’ di un suo gemello all’estero. Non ci si deve stupire di questo, cio’ avviene in tutti i prodotti del nostro mercato, saturo di passaggi intermedi inutili, di entità piccole non in grado di gestire volumi interessanti per il produttore, di gente che si improvvisa scambiando una passione per un lavoro.
Alcuni astrofili piu’ coraggiosi e avventurosi acquistano direttamente all’estero i propri strumenti, con indubbi vantaggi finanziari (il cambio è strepitoso in questo momento) anche se con un po’ di apprensione, ma i “rumors” sono in genere molto positivi. Questi acquisti sono sempre ben mirati a prodotti conosciuti e di cui si conosce il livello qualitativo (basso o alto che sia). La professionalità di molti (non tutti) commercianti esteri è mediamente superiore a quelli nostrani, e la cura verso il cliente è un “must” irrinunciabile.
Già, nota dolente, acquisto in Italia e sono trattato a pesci in faccia, non sempre, ma la realtà è spesso questa. Vi racconto un episodio, non faccio nomi per buona creanza e perché non mi va, comunque è sintomatico.
Settembre (mi pare di ricordare ma posso sbagliare di un mese) 2006 ordino da un artigiano conosciuto un’ottica ordinaria. Pago e verso l’acconto che mi viene richiesto con regolare fattura e mi viene comunicato, prima ovviamente, che l’ottica sarà in consegna entro luglio 2007. Accetto, ordino, pago e va bene così, la persona è molto cortese e disponibile. Da allora ogni contatto si è interrotto. A dicembre 2007 mando una mail così per sapere se qualcosa era stato fatto. Esito: mi arriva una risposta, cortesissima, in cui si comunica che per impegni precedentemente presi il mio ordine non è stato evaso e che, forse, lo sarà per la seconda metà di dicembre (il che, visto che non sono babbeo, significa ritirarlo a gennaio se va bene, sapendo che non si puo’ fare il coating nelle vacanze di natale…….). Questo è un classico di come viene considerato molte volte un cliente.
Acquisto un’altra ottica all’estero, piu’ complessa e di maggior precisione, tempo di consegna stimato tre mesi. Dopo un mese il costruttore mi manda una mail informandomi dello slittamento perché i blank della Schott sono in ritardo, dopo due mesi ricevo via mail una foto della mia ottica figurata e pronta per il coating, dopo 15 giorni vengo informato che gli specchi sono in fase di alluminatura presso la ditta xxxxx e che verranno spediti al più presto dopo il controllo qualità finale. Un mese dopo ricevo con UPS le mie ottiche e il relativo certificato (non quello scritto sul foglio di quaderno di un altro sventurato), fattura quietanzata ecc. Ad oggi ho ricevuto un’ulteriore mail il cui costruttore mi chiede se sono soddisfatto dei suoi specchi. Costo per il produttore: zero, apprensione e giramento di palle per il cliente: zero, soddisfazione per il servizio: piu’ che buona. (Comunque ci sono fatture e mail a dimostrazione.....).
Credo che se tutti scrivessero aneddoti ci sarebbe di tutto e il contrario di tutto. L’episodio che ho raccontato non vuole inficiare una completa categoria (ci sono persone veramente valide sulle quali credo qualunque astrofilo puo’ contare, sia per la competenza, sia per la professionalità), ma evidentemente dimostrare come – nonostante gli euro spesi non siano noccioline – manchi una cultura rivolta al cliente, che paga con soldi buoni e vuole essere servito nei giusti modi.
Se andiamo a scavare nel forum e mettiamo su un foglietto di carta gli episodi spiacevoli, l’elenco è abbastanza consistente, riguarda aziende italiane che si “gasano” parecchio, e toccano anche strumenti molto costosi. Molti controlli qualitativi sono solo sulla carta (infatti poi si scopre che lo strumento casualmente ha dei problemi), e sospetto che manco vengono fatti per certe marche, confidando su quelli a campione dei costruttori.
Purtroppo, o per fortuna a seconda dei punti di vista, manca nel consumatore una consapevolezza tecnica che gli permette di autotutelarsi da certe disavventure. Non si puo’ incolpare l’utente di questo, la tecnica piace o non piace e non è un obbligo assimilarla, ad esempio io sono totalmente digiuno di questioni relative all’elettronica, per cui quel che mi propinano boh…..
Ma qua entra in gioco il “rating” di ogni fornitore. In poche parole qual’ è il grado di affidabilità che posso dare a quell’azienda? E come si misura questa affidabilità? Non esistono vergini senza peccato ma non per questo bisogna rivolgersi alle meretrici.
Le recensioni non aiutano, anzi disinformano pesantemente, e forse per molti è meglio non leggerle cosi’ da non farsi influenzare troppo positivamente………
E’ teoricamente possibile stilare un protocollo che deve condurre la trattativa con il fornitore? Forse si. E il fornitore sarà stimolato da questo a migliorarsi? Forse si.
Esistono delle semplici regole a cui attenersi, e che molte volte possono salvare il nostro portafogli. Cosi’ come ogni azienda valuta i propri fornitori (non in base alla sola offerta commerciale, ma anche in funzione della struttura, della data di nascita, della specializzazione e di tutti i valori intangibili che un fornitore deve “sicuramente” fornire), la stessa cosa la deve fare un astrofilo disposto a scucire 5-7-10.000 euro o piu’. Correre dietro al prezzo piu’ basso è dannosissimo cosi’ come illudersi che il prezzo piu’ alto sia garanzia intrinseca di esenzione dai problemi.
Devo fermarmi perché sto scrivendo troppo……………
Ciao
Massimo
_________________ non basta sapere si deve anche applicare, non è abbastanza volere, si deve anche fare. (W. Goethe) Quindi, non per il sapientone che pretende "applicare", non so bene cosa più delle chiacchiere, comunque......(Sergio) Cassegrain coudè 450 mm f 15 OPS optics (1/16 pv - 1/43 rms sthrel 0,97) terminato. SUINOX (r) 80/540 ed. - Acro 100/1300 "Old Style" Acromatico folded 230 mm. f 18 in costruzione. Dall Kirkham "Raptor" 277 mm. f 24,3 ostr. 18% in costruzione.
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