Mi permetto di intervenire, visto che sono l'autore dell'articolo di cui si discute.
L'idea di molti di voi, secondo la quale prima viene l'esperienza e poi la scienza è corretta, e su questo si basano tutte le teorie scientifiche di natura sperimentale; in questo caso però, l'esperienza cui fate riferimento voi si basa su uno strumento soggettivo: il nostro occhio che guarda dentro un telescopio. Qui sta il problema: l'accoppiata occhio-cervello non è ne infallibile ne uno strumento di misura oggettivo: ci sono delle illusioni ottiche che si manifestano uguali per ogni essere umano, ma questo non vuol dire che ciò che si vede sia reale, e ci sono altri strumenti che ce lo dicono.
Nel caso dei colori, sappiamo che l'occhio umano, è in media, sensibile fino a certi livelli di illuminazione: questi valori si basano su misurazioni oggettive della risposta dei ricettori dell'occhio umano quando sono colpiti da radiazione luminosa. Sono d'accordo che non tutti gli occhi sono uguali, ma la deviazione dalla media non è poi così elevata e sicuramente non di un fattore 100, come ha detto giustamente lo stesso Fede.
Le esperienze di ognuno di noi sono sicuramente utili ma sono fini a se stesse e non ci dicono se ciò che si vede sia giusto o no. Come fare allora? Proponendo degli studi oggettivi, e la mia tesi (intesa come la tesi presentata nell'articolo), semplificata, è la seguente:
1) per percepire i colori, l'occhio ha bisogno di una certa luminosità superficiale; al si sotto di questo valore non si possono percepire i colori, a precindere dall'oggetto che emette
2) La luminosità superficiale, contrariamente all'esperienza comune (altro inganno dei nostri occhi), non varia perché dipende dall'oggetto che emette e non da come lo si guarda e quindi, la conclusione è:
3) contrariamente all'esperienza di molte persone, la soglia di percezione del colore non dipende dal telescopio utilizzato: tale limite non si può spostare ma ci si può solamente avvicinare (asintoticamente) utilizzando strumenti maggiori e ingrandimenti adatti.
Ci sono poi tutta una serie di illusioni fornite dall'accoppiata cervello-occhio, ma vorrei sottolineare che se tutte le persone vedono una determinata cosa, non è detto che essa sia reale; guardate questi esempi:
Nebulosa di Orione
http://forum.astrofili.org/userpix/1932_orione5_2.jpg.
Di che colore sono le ali?
Rosa? Sbagliato! sono totalmente grigie ma nessuno ve lo dirà mai e nessuno vi crederà se non andate a misurare i livelli RGB con un programma di foto ritocco.
Un esperimento di color constancy:
http://forum.astrofili.org/userpix/1932_color_constancy_1.jpg.
Ci sono due cubi, uno in luce gialla e uno in luce blu: riuscite a vedere le facce blu nell'immagine con filtro giallo e le facce gialle nell'immagine con filtro blu? Bene, questo non è reale: in entrambi i casi le facce sono in realtà assolutamente grigie!
Il famoso cubo:
http://forum.astrofili.org/userpix/1932_cube_1.png ; in realtà il quadrato al centro delle facce ha esattamente la stessa tonalità, ma è percepita in modo totalmente diverso dall'occhio.
Come vedete il nostro occhio non è uno strumento oggettivo. Questo significa che l'esperienza: " io ho visto i colori e così tanti altri" non è assolutamente oggettiva e non può essere scientificamente accettata, in nessun caso: in questi casi non si può prescindere da ciò che dice la scienza, a seguito di studi effettuati con strumentazione oggettiva.
Io ho cercato, nell'articolo, di dimostrare, seppur in modo semplificato, con fatti oggettivi quanto detto nei 3 punti precedenti; una confutazione in base alla propria esperienza o citando altri casi in cui la scienza sembra non prevedere ciò che in realtà accade (l'esempio del calabrone), non mi sembra sufficiente.
L'esperienza è alla base di ogni teoria scientifica sperimentale, ma occorre strumentazione capace di fornirci i dati reali, cosa che non è in grado di fare l'accoppiata occhio-cervello.