wpro153 ha scritto:
95% è proprio la soglia minima per considerare attendibile una "misura" effettuata su di un campione. E' proprio questa soglia a determinare sia le dimensioni necessarie del campione che la validazione dei dati ottenuti. (vedi t di student, rette di regressione, ecc.)
Dipende dalle misure. In generale il 5% di cui tu parli (di solito è molto meno) dipende dal rumore sulla misura.
Cita:
La probabilità viene proprio definita come una misura di errore ( o della nostra incertezza).
Perdonami, ma questa frase continuo a non capirla...

Cita:
In poche parole, vista l'impossibilità di conciliare le misure "metriche" con la meccanica quantistica ne deriva che una delle due, oltre certi limiti, non può fornirci una descrizione coerente.
Non puoi tralasciare la teoria degli errori, l'errore fa parte della misura (i corsi di misure me lo hanno insegnato...

). L'errore, per definizione, è dettato sia da problemi legati al misurante sia legati al misurando. Quello di cui parli è una sorta di instabilità del misurando nel tempo di misura (se tu fossi capace di fare misure a livello elettronico e potessi farla in un istante di tempo fissato, la tua misura sarebbe esente da errori!). Questa è parte integrante dell'errore e viene sempre tenuta in conto.
Cita:
ma così "l'esattezza" delle misure dove va a finire?
Questo problema (più pratico che teorico) è irresolvibile. Non esiste una misura esatta. Esistono misure più o meno esatte in base al misurando considerato. E' rispetto a quello che si deve fare la misura. Dire che un'auto è lunga 3 metri o dire che è lunga 3 metri e 4 armstrong è approssimativamente lo stesso. Ciò toglie credibilità alla misura?
Cita:
Pensiamo per esempio ad un raggio di luce che attraversando un foro cade su di un foglio retrostante. Sappiamo bene che tipo di diagramma di distribuzione sul foglio la luce abbia, ma prevedere il comportamento del singolo fotone individuando a priori l'atomo che colpirà sul foglio è impossibile. Le leggi, come le distribuzioni statistiche, valgono sui grandi numeri, il singolo è del tutto imprevedibile, un po' come il libero arbitrio, in fondo...
Le distribuzioni valgono sui grandi numeri proprio perché il comportamento *del singolo*
se fosse forte rispetto al resto influenzerebbe la distribuzione di probabilità e il valore della media. Inoltre i comportamenti delle singole particelle possono essere studiati (non ricordo il nome dell'esperimento, ma esiste). Evidentemente il loro *libero arbitrio* è troppo debole per farsi notare.