L’autore del test, affermava che la “ ri-correzione “ da lui apportata, era vincolata dalla natura del vetro in lavorazione: BK7, secondo lui troppo “ morbida “ per un’efficace operazione di politura atta ad ottenere risultati maggiormente soddisfacenti,e che quindi partendo dall’ottica originale, più di così non poteva fare.
Il coefficiente termico di dilatazione per il BK7 è 7.5 x10-6 mm/K;
Mentre ad esempio per il Pyrex 7740 si ha 3.25 x 10-6 mm/K e per il Zerodur 0.02 x 10-6 mm/K.
Il BK7 è molto utilizzato nella lavorazione ottica soprattutto per la realizzazione di lenti.
In generale, la lavorazione prevede, lo sfregamento tra due superfici a contatto attraverso materiale abrasivo, in tale operazione è generato calore, che causa deformazioni di una certa entità: la massa di vetro mantiene una quantità di calore inducendo temporanee deformazioni. La conseguenza è l’introduzione di un tempo di raffreddamento e quindi di attesa ogni volta che deve essere fatto un controllo di lavorazione.
Partendo da blank in vetro pyrex o duran, si possono avere quindi, vantaggi di tempistica nella lavorazione, rispetto a vetri a più alto coefficiente di dilatazione termica ( es.: BK7 ) .
Tuttavia, c’è da precisare che, ciò non toglie la possibilità di ottenere delle superfici concave, della stessa bontà ottenute con vetri a basso coefficiente di dilatazione termica, usando vetro BK7 o anche vetro comune: in quest’ultimo caso la lavorazione necessita di una maggiore “ scrupolosità” e “ tranquillità”. Insomma, più il vetro è a basso coefficiente di dilatazione termica, minore è il tempo di lavorazione.
Si può pertanto già trarre una piccola conclusione: partendo dal vetro pyrex 7740 ( o Duran50 ), a parità di tecnica, tecnologia e tempi di lavorazione, si hanno buone probabilità di ottenere un primario parabolico qualitativamente superiore rispetto a quello di vetro BK7.
L’autore del report aveva anche affermato che, nei tre centimetri dal bordo, il profilo è corretto a λ/3 ma, diaframmando a 330 mm, la correzione è di λ/17. Sottolineo che l’autore, precisando di sperare di essere stato il più obiettivo possibile, in possesso dell’ottica nuova, originale e ricorretta la metteva in vendita, ma questa è un'altra storia..
Insomma, circa un terzo della superficie disponibile è “ pentolame” anche, a seguito della correzione, rimanendo alle sue conclusioni.
Secondo me, ci sono evidenti difetti di forma presenti nella zona di corona circolare compresa tra circa R = D /4 e R = D/2 e orlo ribassato.
I difetti di forma, presentano una certa continuità secondo traiettorie circolari, aventi per centro quello dello specchio: si deduce che tali difetti siano stati introdotti dal moto periodico dell’utensile che lavora sul blank. Quindi influenza dovuta a determinate scelte: diametro utensile, tipo utensile, tecnologia gruppo utensile, corsa utensile impostata, traiettoria utensile rispetto alla superficie del blank,e tempi di lavorazione.
Tali difetti zonali, potrebbero essere stati introdotti nella fase di pre-lucidatura e non eliminati in seguito o ridotti in modo non opportuno, oppure introdotti nella fase di lucidatura. Su questo, in assenza di altre informazioni non si può dire nulla, anche se…
Ciò, che si può affermare con certezza è la presenza di tali difetti e che tecnicamente potevano essere eliminati, con opportune lavorazioni successive.
Questa fase avrebbe introdotto certamente un tempo da sommare alla durata di lavorazione industriale della singola ottica, con tutte le conseguenze del caso.
Saluti,
Helio