Ciao Sergio, innanzitutto complimenti per il tuo Miyauchi Saturn 22x71, lo conosco bene perché l’ho provato alcune volte (ce l’ha un mio amico con il tuo stesso nome) e l’ho trovato ottimo anche a 115x.
Fatta questa doverosa premessa ti chiedo però se ti sembra equilibrato il confronto tra un piccolo binocolo portatile come il Canon15x50 i.s. (1,2 kg. di peso e 19 cm di lunghezza) e il Saturn 22-40-115x71 che è uno strumento lungo oltre mezzo metro (55cm e oltre con gli oculari) e pesa 3,0 kg. ai quali andrebbero aggiunti anche quelli di un solido treppiede o montatura (almeno altri 2 kg) accessorio senza il quale il Saturn non può essere usato per alcunché.
Anche sul prezzo non siamo affatto su livelli simili perché oggi il 15x50 i.s. può essere acquistato a meno di 900 euro mentre il Saturn 22x71 costa 1200 euro ai quali andrebbero aggiunti almeno 100 euro di indispensabile treppiede, quindi una differenza di ben 400 euro e oltre. A ben vedere il Saturn, data la sua particolare lunghezza, rientra più esattamente nella categoria dei cosiddetti “binoscopi”, soprattutto se si considera il rapporto focale (f.

molto più vicino a quello di un C8 (f.10) che non a quello di un 15x50 i.s. che, come tutti i binocoli portatili, ha un rapporto focale compreso tra f.4 e f.5. Ottenere prestazioni elevate con obiettivi di lunga focale è un espediente al quale, come è noto, ricorrevano i costruttori di telescopi prima che fosse inventato il doppietto acromatico, telescopi di 20 metri ed oltre, perché la differenza di focalizzazione tra i raggi parassiali e quelli marginali (e relative frequenze) si stempera sulla lunga focale minimizzando lo sferocromatismo.
In effetti è come se tu facessi un confronto tra una auto da competizione e una gran turismo. L’auto da competizione ha prestazioni superiori ma può girare solo su pista (binocolo da treppiede), mentre la G.T., pur con prestazioni elevate, può circolare ovunque con facilità (binocolo a mano libera). Dovrebbe essere chiaro che il maggiore pregio del binocolo portatile è la sua praticità, immediatezza e facilità di utilizzo, oltre che sul terrestre, su ampie porzioni di cielo stellato (3-7 gradi reali) e, in particolare, su oggetti stellari estesi come gli ammassi aperti, in quanto per i dettagli lunari e planetari o per risolvere stelle doppie e ammassi globulari non c’è binocolo che tenga rispetto a un buon telescopio di media apertura.
Quindi se proprio devo portarmi dietro un peso e un ingombro che vanno ben al di là di un leggero ma performante binocolo portatile, più che un binocolo gigante o binoscopio mi porto dietro un telescopio la cui ottica lineare e specifica mi consente prestazioni che non sono alla portata di alcun binocolo,(ad es. separazione di stelle doppie con immagini di diffrazione degne di questo nome), il tutto, per di più, senza rinunciare, con una semplice torretta, alla visione binoculare.
Infatti la visione stereoscopica ad alto ingrandimento a distanze astrali, si tratti di luna o di stelle, è puramente psicologica (elaborazione cerebrale) e la capacità di raccogliere luce di un telescopio di media apertura con torretta binoculare, compensa più che ampiamente la leggera perdita di luminosità dovuta allo sdoppiamento dell’immagine. L’immagine vista con la torretta binoculare è alla fine più ricca di quella monoculare perché l’oggetto osservato (che è unico) viene elaborato dai due occhi (che sono sempre un po’ diversi l’uno dall’altro) e poi dal cervello che fonde le due immagini oculari con la sommatoria dei dettagli percepiti attraverso i due occhi.
Mi sconcerta poi che asserisci essere più comoda l’osservazione su uno sgabello o sedia, leggermente piegato in avanti con la testa sugli oculari per una intera notte, rispetto alla osservazione con un binocolo stabilizzato disteso su una comoda sdraio e tenendo i gomiti poggiati sui braccioli. Non so se l’hai mai provato, ma in questa configurazione veramente si spazzolano intere costellazioni senza stancarsi e senza soluzione di continuità tra un oggetto e l’altro, grazie alla stabilizzazione, cosa impossibile con il treppiede che richiede continui sblocchi e blocchi e puntamenti di un oggetto alla volta. Tra l’altro in questo passeggiare per il cielo con le stelle che si muovono come al rallentatore, (effetto della stabilizzazione) si notano spesso particolari mai notati prima.
Inoltre, visto che metti in dubbio la puntiformità stellare del 15x50 i.s., riscontrata dal sottoscritto e da tutti i possessori che conosco, oltre che dai test di Sky and Telescope (Dennis De Cicco e Gary Seronic) e da Todd’s Binocular Evaluation (giudizio “excellent” su risoluzione, risoluzione ai bordi, luminosità e rilievo oculare) hai mai preso in considerazione l’ipotesi che il tuo 15x50 possa essere difettoso? Proprio per quello che ho già detto a proposito della puntiformità stellare ai bordi del campo, ritengo che in un confronto tra il Saturn 22x71(campo reale di 2,27°) e il Canon 18x50 che per ingrandimenti e campo reale (3,7°) gli si avvicina più del 15x, inquadrando e mettendo a fuoco una stella o Saturno al centro del campo e portandoli al bordo estremo, l’immagine fornita dal Canon 18x50 i.s. esce di sicuro vincente, non subendo, tra centro e bordo, il benchè minimo degrado (come verificato più volte).
Considerato poi che il tuo Saturn ha quattro comode viti a brugola per la collimazione verticale e orizzontale (soluzione apprezzabilissima), perché non lo collimi invece di osservare Saturno con un occhio solo?
Comunque mi sembra del tutto normale e legittimo che tu preferisci goderti il cielo stellato con il tuo Saturn su treppiede e seduto, mentre io ed altri, come facciamo da tempo, ci godiamo per lo più lo spettacolo distesi su una sdraio, seduti o in piedi, con un Canon stabilizzato. Si tratta di preferenze personali che possono essere tutte valide, ai fini dell’osservazione celeste, indipendentemente dalle caratteristiche prestazionali dello strumento usato. Non ti pare?
Saluti e cieli sereni. Ottaviano.