Un occhio nel telescopio 4 mesi prima di GalileoGalileo non ha inventato il cannocchiale (questo onore è conteso fra tre olandesi), ma è nozione comune che sia stato il primo a usarlo per le osservazioni astronomiche; o invece non è vero neanche questo?
Lo storico inglese della scienza Allan Chapman, docente all’università di Oxford, rivendica al suo connazionale Thomas Harriot la prima mappa della Luna tracciata con l’ausilio del telescopio.
Secondo un articolo pubblicato dallo stesso Chapman sulla rivista «Astronomy and Geophysics», Harriot anticipò l’italiano di circa quattro mesi. A dire il vero, la primissima traccia di mappa lunare di Harriot del 26 luglio 1609 è bruttina assai, uno sgorbio, in cui l’unica caratteristica lunare distinguibile è la forma circolare, ma in seguito l’astronomo britannico ne disegnò altre, che appaiono come le migliori realizzabili con i mezzi di allora e, se la datazione è esatta, bisogna convenire che Galileo si è fatto anticipare.
Ovviamente Allan Chapman riconosce a Galileo il merito di aver fondato la scienza moderna e anche (nello specifico) di aver fatto un lavoro egregio, modificando in meglio il telescopio per adattarlo all’osservazione astronomica.
Ma su questo aspetto particolare gli fa un complimento ambiguo: cioè dice che Galileo è stato bravo a pubblicare i suoi lavori sulle osservazioni lunari, mentre Harriot ha trascurato di farlo.
Come dire che l’italiano, fra i due, è stato un bel furbo.
In realtà, se si parla di Galileo scrittore,è ben altro quello che va detto. Altro che bravo a farsi pubblicare: Galileo Galilei è stato il miglior prosatore italiano del Seicento e ha insegnato a tutti, in Italia e all’estero, come dev’essere la scrittura scientifica per chiarezza e concisione. Facciamogli tanto di cappello, per questo come per molto altro.
Tutto questo senza nulla togliere a Thomas Harriot, matematico e astronomo brillantissimo e con una vita più avventurosa della media degli scienziati.
Nato nel 1560, si fece notare per le sue competenze da Walter Raleigh, fondatore della colonia della Virginia, la prima britannica nel Nord America. Raleigh si portò Harriot oltremare (e già la traversata di per sé non era un’avventura da poco a quell’epoca), dopodiché utilizzò l’eminente studioso non solo per compiere rilevazioni scientifiche, ma anche per scambiare informazioni con i più sapienti fra i pellerossa. Un bel tentativo di precoce dialogo multiculturale.
Rientrati in Inghilterra, sir Raleigh e Harriot ebbero qualche problemino.
Il navigatore ed esploratore perse il favore della Corona e la stessa sorte subì qualche anno dopo il nuovo protettore che Harriot si era trovato, il duca di Northumberland. L’astronomo finì addirittura in carcere per diverse settimanea seguito di torbidi politici nei quali aveva recitato una parte marginalissima. Se la cavò con poco, ma rimase scottato dall’esperienza.
Il fatto è che nell’Inghilterra di allora la politica, la religione, la filosofia e anche la scienza erano intrecciate in un groviglio pericoloso (per gli scienziati), che poteva creare rischi inimmaginabili. Del resto, pure Galileo in Italia sperimentò, in quegli stessi anni, qualche intralcio religioso e giudiziario a diffondere le sue idee...
Sembra che sia per questo che Thomas Harriot decise, dopo la scarcerazione, di non pubblicare più neanche una riga in vita sua e di tenersi alla larga da qualunque polemica culturale, anche la più innocente. Non si poteva mai sapere dove si andava a parare.
Continuò però a coltivare la sua passione per la scienza con discrezione, se non proprio in segreto. Fra l’Olanda, dove era stato inventato il telescopio, e Londra i rapporti commerciali erano intensi, più intensi che fra Olanda e Italia, e quindi è probabile che lo strumento sia arrivato prima fra le mani di Harriot rispetto a Galileo, anche se poi il suo impiego per le osservazioni astronomiche da parte dei due fu più o meno contemporaneo.
Harriot tracciò almeno una quindicina di schizzi della Luna fra il 1609 e il 1613, e forse anche altri che non ci sono rimasti. Lo storico Allan Chapman dà credito alla data del 26 luglio 1609, che compare sul primo e più rozzo di questi disegni. Come immagine della Luna fa proprio pena. Si vede un circolo con dentro una linea semicircolare spezzettata e quattro macchie graffiate malamente col pennino. Di per sé non sembra un contributo epocale al progresso della scienza. Dovrebbe essere però di quattro mesi precedente al primissimo tentativo analogo di Galileo
Galilei.
E, siccome qui è di record che stiamo parlando, diamo sportivamente al bravo Harriot il riconoscimento che sembra meritare.
Luigi Grassia
http://365daysofastronomy.org/2009/01/1 ... t-galileo/