Se posso permettermi un mostruoso OT, vorrei citare questo testo del 1915 di Padre Boccardi (forse colui che più di tutti appoggiò il trasferimento a Pino) che così si lamentava presso il governo per chiedere sussidi:
"...mi sta a cuore richiamare l'attenzione dei Chi.mi colleghi sul fatto che, se la sede di Pino può allettare coloro che hanno unicamente in mira di formarsi titoli eccellenti con osservazioni celesti eseguite in condizioni favorevolissime di ubicazione e di materiale scientifico, la stessa sede di Pino non può convenire a coloro che hanno famiglia, impegni nei grandi centri e desiderio di arrotondarsi lo stipendio con l'insegnamento o con altri uffici. Il soggiorno continuo su una vetta isolata, a 10,5 km da Torino e ad 1,5 km dal villaggio di Pino, non può certamente piacere alle signore degli astronomi (sic), né poi può offrire facilità per l'istruzione dei figli. A Pino non si va che fino alla terza elementare nelle scuole pubbliche. Le comunicazioni poi fra l'Osservatorio e Torino sono tutt'altro [che] frequenti e costano molto. Oggi, per esempio, essendo Martedì, non vi era corsa di automobili nel pomeriggio ed ho dovuto fare a piedi il lungo tragitto per assistere a questa adunanza. I Colleghi si convinceranno che per vivere lassù bisogna avere il sacro fuoco dell'amore della scienza ed essere libero da impegni; bisogna rinunziare ai comodi dai divertimenti dei grandi centri, condannandosi a vita, quasi dissi, eremitica. Tutto questo basta a spiegare perché gli astronomi, persone già attempate e con famiglia, sfuggano la residenza di Pino e si trasferiscano altrove. Se poi devo dir tutto, questi si allontana perché non potrebbe far soggiornare negli alloggi dell'Osservatorio colei che gli tien luogo di moglie; quegli perché non trova sulla vetta ove è l'Osservatorio e nemmeno nel villaggio di Pino un caffè Concerto e ritrovi affini; quest'altro perché la sua signora rifiuta di vivere in quell'isolamento […] è difficile trovare assistenti. Ma, dato che se ne trovino, per l'Osservatorio di Pino essi non possono essere che giovanotti celibi o ecclesiastici, oppure signorine. Ma anche per gli assistenti non è detto che chiunque entra in Osservatorio debba restarvi. Da noi si mena una vita di strapazzi; per esempio quello di levarsi di notte, in estate come in inverno, al tocco, alle due, ecc. per recarsi ad osservare in padiglioni lontani 300 e più metri dalle abitazioni, soffrendovi il freddo glaciale, il vento e l'umidità. […] io sono di modesto parere che la Facoltà, se vuole assicurarvi la permanenza di buon personale, dovrebbe ricordare al Ministero la promessa fatta di concedere agli addetti all'Osservatorio una indennità per disagiata residenza".
Sfido tutti quelli che conoscono Pino Torinese oggi a leggere tutto senza sorridere!
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