dob ha scritto:
Ma qual è sto benedetto limite in hi-res imaging per una data apertura, oppure quando un'immagine è "all'altezza" di una certa apertura ?
feci questa domanda anni fa ma non ottenni risposta ...
Mentre Dawes poté dare i suoi famosi limiti per le sorgenti puntiformi già nel XIX secolo (e comunque anche lui dovette riferirsi a doppie bilanciate e di una ben precisa magnitudine) per i pianeti la cosa è diversa, la formula di Dawes serve solo come riferimento e viene sostituita come si sa dalla funzione di trasferimento di contrasto, la famosa MTF.
Inoltre, il contrasto per i dettagli planetari dipende non solo dalla MTF dell'obiettivo, ma anche dagli stessi dettagli. Anche la diffrazione ci mette del suo perché a causa sua dettagli estesi vicini al potere risolutivo (di Dawes), risultano allargati e fuzzy: ossia, sono rilevati ma non misurabili.
La risposta alla tua domanda è quindi tutt'altro che semplice e non è nemmeno univoca. In pratica il limite di un certo diametro si determina a posteriori, esaminando moltissime immagini, tanto che ad occhio un esperto riesce molto spesso a risalire al range di diametro da cui proviene una ripresa.
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mah..io ho la fissa della stabilizzazione termica e di conseguenza reputo fondamentale avere uno specchio sottile per raggiungere certi risultati
Concordo, diciamo il più sottile possibile.
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Il caso del 60 cm è il caso in cui, avendo voluto spingere il rapporto focale in basso a F3.5 è stato difficile ottenere la stessa correzione ottica e quei 10 cm extra sono stati vanificati
Non metto in dubbio quanto dici, ma dieci centimetri sono comunque parecchi. Su uno dei miei testi c'è un grafico che compara un Newton 300 mm lambda/3 ostruz. 25% con un 200 mm lambda/4 ostruz. 20%. La prima curva MTF sta sempre sopra la seconda, ossia il primo strumento mostra lo stesso dettaglio sempre più contrastato.
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Beh, insomma.. io a questo proposito avrei più di un dubbio..
I test di Ceravolo parlano piuttosto chiaro. Realizzò 4 Newton f/8 da 6" in diverse correzioni, da 1 lambda a lamda/10. Ne risultò che gli osservatori più esperti riuscivano a distinguere il lambda/4 dal lambda/10 esaminando un disco planetario (senza star test), ma solo quando il seeing era molto buono.