Questo periodo è assai favorevole per riprendere l'emissione termica della superficie di Venere, un task piuttosto difficile che richiede un filtro IR da 1 micron, uno strumento di diametro generoso e una camera adatta. L'altissima temperatura superficiale di Venere (450 °C), come noto tale da fondere il piombo, è infatti tale che il suolo emette radiazione propria, che grazie a una provvidenziale finestra di trasparenza a 1000 nm nella coltre di CO2 può essere raccolta dai nostri sensori. Vale la pena notare che questo è l unico caso del genere tra i pianeti del sistema solare, dove quello che si registra è soltanto luce solare riflessa.
Tra gli imager che sono riusciti nell impresa c'è il polacco Lukasz Sujka (link diretto e immagine allegata, per questioni di copyright):
https://www.facebook.com/lukasz.sujka.a ... =3&theater Tecnicamente, questo tipo di ripresa è tutt'altro che facile, perché la debole radiazione emessa dall'emisfero in ombra richiede tempi di esposizione assai lunghi per una camera planetaria (dai 2 ai 5 secondi, più o meno), condizione in cui molte camere mostrano immagini fantasma della falce illuminata e altri artefatti che mascherano o corrompono il segnale che ci interessa. Inoltre i sensori CMOS sono poco sensibili alla lunghezza d'onda di un micron. Si tratta di uno dei pochi casi in cui uno strumento veloce come un Newton è avvantaggiato rispetto a uno strumento più lento e specializzato, perché viste le condizioni, la luminosità dello strumento gioca un ruolo fondamentale. Infatti è stato qui usato un Newton da 14" f/4.
La ripresa di Lukasz è soprendente non solo per la nitidezza, ma anche perché ha usato una camera piuttosto modesta (ASI120MM).
Io ho provato qualche giorno fa con il Cass f/12 al fuoco diretto. Ho fatto girare 3 camere senza molta convinzione, e infatti non ho ottenuto granché. Se il meteo collabora, è una buona occasione per mettere in campo il Dob da 14".