Riprendo questa discussione - che mi pare sia finita quasi subito fuori strada nonostante le chiare intenzioni espresse da Vincenzo - solo per dare un modesto contributo da parte mia perché l'argomento mi sembrava meritevole di essere approfondito.
I fondamentali, senza i quali non si va da nessuna parte, li ha già elencati efficacemente Peach in una delle ultime slides della conferenza linkata da Vincenzo
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inutile ripeterli. Per quella che è la mia esperienza ci aggiungerei alcuni personali consigli che credo possano essere di qualche utilità non tanto agli esperti ma a chi si accinge all'imaging planetario partendo da zero.
Innanzitutto bisogna conoscere bene l'aspetto telescopico dei pianeti, non ci si può mettere davanti al monitor come fossimo astronomi di quattrocento anni fa catapultati improvvisamente nel XXI secolo, bisogna sapere che cosa si può o non si può riprendere, questo è indispensabile per evitare di riempire le immagini di artefatti; Marte, Venere e gli anelli di Saturno (soprattutto gli anelli di Saturno) sono i più abusati da questo punto di vista. Si possono trovare molte guide per imparare, sia tra i libri - ad esempio i testi della Springer - sia sul web, ad esempio nel caso di Giove c'è questa
guida proprio a firma di Peach, che non è solo un grande imager ma è anche molto esperto di meteorologia gioviana. Anche per quanto riguarda l'imaging in senso stretto esistono moltissimi tutorial on line che possono aiutare a impadronirsi dei concetti basilari (campionamento, focale equivalente, uso dei filtri, ecc.) senza conoscere i quali si perde solo del tempo.
Più che parlare di fortuna - che comunque un po' ci vuole - direi piuttosto che occorre conoscere bene il seeing della propria zona, che dipende sia dall'orografia sia dalla location specifica del telescopio (ma più dall'orografia); non esistono regole generali per sapere quando aspettarsi un seeing buono o cattivo, ciascuno deve trovarsele da sé consultando quelli che una volta si chiamavano i "segni del tempo" e correlandoli di volta in volta con le immagini nel telescopio, con l'esperienza basterà un'occhiata al cielo per giudicare il seeing. Consultare le carte dei venti in quota può essere molto utile per capire cosa ci aspetta, personalmente preferisco questo sistema che non affidarmi alle "previsioni" del seeing pubblicate su alcuni siti web.
Il seeing è variabile, non è quasi mai costante durante la notte (o il giorno); se come me avete lo strumento su un terrazzo, nel cortile di casa o comunque a portata di mano, per prima cosa fate acclimatare tutto in anticipo, mettete un oculare e rendetevi conto della situazione: se l'aria è troppo turbolenta dedicatevi ad altro e poi tornate a ricontrollare a intervalli regolari, spesso anche in una serata sfavorevole si "apre" inaspettatamente una finestra di seeing accettabile e allora bisogna essere pronti ad approfittarne: chi pratica come me l'imaging di Venere sa benissimo che a ridosso dell'alba o del tramonto del Sole il seeing può cambiare drammaticamente, in meglio o in peggio, da un minuto all'altro.
Mentre si riprende bisogna stare lontani il più possibile dal telescopio, sembra una cosa ovvia ma posso garantire che non lo è, già secoli fa William Herschel aveva compreso quanto è deleterio per le immagini telescopiche il calore animale dell'osservatore. Se possibile, come raccomanda Peach, meglio motorizzare il fok che toccare il telescopio per mettere a fuoco mentre si guarda l'immagine sul monitor.
Peggiore è il seeing e più "prudente" (non più aggressivo!) dev'essere il post processing perché turbolenza e artefatti vanno a braccetto soprattutto se si insiste a cavar fuori a tutti costi dei dettagli che invece non vogliono saperne di uscire: meglio un'immagine poco dettagliata e un po' bruttina che un'immagine fasulla. Può capitare che qualche artefatto diventi inevitabile - soprattutto in corrispondenza del bordo dei pianeti - ma occorre stare attenti a non esagerare e sapere quando fermarsi.
Consiglio di fare diversi raw, provando a cambiare il numero, la disposizione e la dimensione dei punti di allineamento (mi riferisco in particolare ad AS3!), il numero di frames da sommare, gli spezzoni di video da utilizzare; lo scrive anche Peach nella slide, bisogna sperimentare continuamente e farsi la propria "ricetta" come i cuochi si fanno le loro. Nel caso di Giove in particolare, meglio iniziare col classico filmato da due minuti e baloccarsi con la derotazione soltanto dopo avere acquisito un po' d'esperienza.
Qualche messaggio fa, Xeno elencava alcuni siti con seeing eccellente e che certamente varrebbe la pena di frequentare. Tuttavia è impensabile seguire un'opposizione di Marte o di Giove spostando ogni volta il setup dove il seeing è migliore, a meno che nel sito "buono" non ci stiate delle settimane intere come fa Peach quando va alle Barbados. Però una volta ogni tanto si può anche fare, magari con un'attrezzatura più trasportabile almeno ci si toglie qualche soddisfazione in più.
Lungo tutto il percorso ottico - camera, amplificatore di focale, portafiltri, portaoculari - bisogna usare il maggior numero possibile di connessioni filettate, non serve curare al massimo la collimazione se poi la si perde in corrispondenza delle giunzioni tra i vari pezzi.
Le immagini finali vanno rese interpretabili, cioé vanno almeno orientate correttamente e non alla katzo come fanno in tanti. Soprattutto consiglio di essere sempre onesti, immagini tarocche, magari fatte applicando dei filtri a quelle altrui o ai layers di Winjupos

non fanno bene al nostro hobby. E perdete un po' di tempo per cercare di capire cosa avete ripreso e se ciò che vedete sul monitor è verosimile o è qualcosa che è soltanto computer art.
my 2 cents...