Le considerazioni espresse qui sono tutte più o meno condivisibili, io contesto soprattutto un punto di vista: quello che porta ad attribuire alla fortuna e a far cadere dal cielo circostanze che invece sono frutto di scelte precise, che come tutte le scelte comportano rinunce. A casa mia, in questo caso si parla di meriti e i meriti vanno sempre riconosciuti. Per restare su Peach, si dice che ha le possibilità economiche per fare certe cose come se avesse vinto al supernalotto, mentre i soldi che ha probabilmente se li è sudati facendo anni di sacrifici per prendersi una laurea in ingegneria. E se pure avesse vinto il superenalotto o fosse ricco di famiglia, anche il tempo ha un costo, e se lui era a riprendere mentre tu hai preferito uscire con gli amici o la fidanzata, è ovvio che i suoi risultati saranno migliori dei tuoi. Come ha poi sottolineato Davide, Damian ha moglie e figlio, si è anche separato e non sarei sorpreso se in questo c'entrasse l'astronomia. Un altro punto interessante è che, a mio avviso, si insiste troppo sull'importanza del postprocessing. L'elaborazione enfatizza i contrasti per renderli più accessibili al sistema visivo umano, ma non aumenta la risoluzione che viene decisa dal proprio assetto ottico in fase di acquisizione. All'epoca della pellicola si riprendeva con focali enormi, con tempi di esposizione conseguenti, e c'era poco spazio per i magheggi se non la compositazione di pochi negativi e l'unsharp masking. Eppure, il grande Isao Miyazaki raggiunse con il suo Netwon da 16" la risoluzione di 0.3" nelle sue migliori riprese di Giove, che è un valore considerato eccellente anche adesso. Un altro nome che oggi è raramente ricordato è quello di Wolfgang Lille. Questo appassionato del Sole, sempre all'epoca della pellicola, raggiunse con il suo acromatico da 300 mm non convenzionale addirittura il quarto di secondo d'arco, un valore incredibile considerando il seeing diurno. Come faceva? Aveva un setup ottimizzato nei minimi dettagli, ma soprattutto passava ore e ore all'oculare del suo strumento per aspettare i momenti di calma che sempre ci sono anche nelle notti cattive, cosa che sicuramente fa anche Peach nell'era del lucky imaging. Ho letto discussioni tra imager sul colore di quella tale banda di Saturno o di quel festone di Giove, dalle quali si evince chiaramente il tempo (poco) che gli imager in oggetto passavano all'oculare. Sbagliato: mentre puoi essere un ottimo visualista senza aver fatto nemmeno una foto, il contrario non vale, e chi non osserva mai all'oculare non può essere un buon imager planetario. Ho fatto un paio di nomi del passato per sottolineare che il tema del mio post iniziale non è tanto come/cosa fa Damian, quanto il metodo e la costanza, che diversamente dalla tecnologia non diventano mai obsoleti. Gasparri ha raccontato che spostare il suo C14 d'occasione di pochi metri sul suo balcone risultò in una differenza enorme in termini di seeing, e che quello che lui attribuiva alla turbolenza in alta quota era invece dovuto al seeing locale. Chiudo con il sincero auspicio che questa discussione possa convincere qualcuno ad imboccare la lunga strada che porta al limite di diffrazione; o ancora meglio a riprenderla, se l'ha abbandonata.
|