francescod93 ha scritto:
Tra due telescopi, un 200mm ed un 600mm, a parità di pupilla di uscita, la quantità di luce che arriva al mio occhio da uno stesso oggetto è identica.
Urca! Quest'affermazione è dura da digerire
Vogliamo prenderla un po' con le pinze questa frase?
O ci ragioniamo un attimo?
A naso, la
quantità di luce non è identica per nulla.
Facciamo, però, un po' di calcoli pratici:
3mm di pupilla d'uscita con un dobson da 20cm f/6 li abbiamo a 66x.
3mm di pupilla d'uscita con un dobson da 60cm f/4 li abbiamo a 200x.
(nota bene: il rapporto focale non c'entra una beneamata fava nella capacità di far vedere un'immagine più luminosa all'oculare. L'ho inserito soltanto per determinare l'ingrandimento giusto alla stessa p.u.)Fin qui tutto semplice.
I 200x al 60cm mostreranno una M42 (tanto per rimanere lì) che pomperà luce direttamente nel bulbo oculare, quasi.
I tuoi 66x mostreranno una visione dove la nebulosa, per dimensioni angolari,
sarà ovviamente bella grandicella, ma non così
overwhelming.
Se la
luminosità dell'oggetto sarà paragonabile, ovvero l'intensità della luce
sarà la stessa (ma non la quantità), l'occhio umano ne riceverà molta di più da un telescopio più grande.
E' la combinazione dei due fattori che portano a vedere di più "alla stessa luminosità":
la maggior raccolta di luce unita alla capacità naturale del diametro di ingrandire di più,
per ottenere quella pupilla d'uscita (senza contare della capacità di una separazione angolare maggiore).
Il concetto del rapporto segnale/rumore a cui si riferisce Angelo va bene
ma deve essere riferito solo al fatto che, se aumenti l'ingrandimento, il segnale ricevuto
dalla retina cresce perché le dimensioni angolari apparenti dell'oggetto aumentano di conseguenza.
Il rumore cala perché (nel caso di M42, sempre) attorno alla nebulosa
c'è pochissimo cielo (quindi il rumore cala drasticamente).
E l'occhio umano, in condizioni di maggiore illuminazione della retina, reagisce meglio.
E' proprio questo che deve far riflettere: il contrasto tra fondo cielo
e luminosità dell'oggetto in questo esempio si annulla. A 200x la nebulosa riempie l'oculare
e non c'è alcun contrasto col fondo cielo. Teoricamente la dovremmo vedere peggio che a 66x.
In realtà (a prescindere dal gusto personale di vederla tutta quanta o solo un dettaglio)
la sua luminosità la mostra ancora molto bene anche a 200x.
Se cambiamo oggetto, la discussione cambia.
Prendiamo l'esempio di M51, una galassia luminosa abbastanza da poter essere inserita nel contesto.
Vediamo più luce nei tuoi 66x o nei miei 200x?
L'occhio umano dovrebbe guardarla più piacevolmente a 66 che a 200x.
L'oggetto (M51) è evidente perché ha generose dimensioni angolari a 66x (e questo in qualsiasi strumento) ma
il contrasto col fondo cielo è maggiore perché ce n'è parecchio attorno.
A tal proposito, ricordo decine di osservatori preferire bassi ingrandimenti ad alti ingrandimenti
perché, nel secondo caso, la luce "diminuisce".
Ma, se è vero che l'intensità di luce sarà inferiore, è anche vero che questa si spalmerà su un'area maggiore della retina
e l'occhio umano, se ben adattato al buio e se l'oggetto non sarà troppo poco luminoso per via
di una pupilla d'uscita troppo piccola, riuscirà a vedere più dettagli e ne noterà sempre di più
rimanendo più tempo all'oculare.
Però tra 66 e 200x ci sono tanti ingrandimenti, e il gioco è trovare quello giusto per avere la miglior visione di quell'oggetto.
Infatti Clark, Carlin e Bartels hanno tirato in ballo l'"Optimum Magnified Visual Angle". Ovvero, l'angolo visuale ottimale per vedere il dettaglio più debole di un oggetto.
E qui non c'entra ancora il contrasto di soglia perché, giustamente, Clark afferma che al variare dell'ingrandimento...
Cita:
magnification does not change the contrast with the background, because both the sky's and the object's surface brightnesses are affected equally
ovvero l'ingrandimento non cambia il contrasto col fondo cielo perché la luminosità superficiale del cielo e quella dell'oggetto sono interessate in maniera uguale.
Quello che cambia è, appunto, il fatto che l'oggetto ingrandito è più grande e viene
riconosciuto più facilmente dall'occhio.
Sempre Clark afferma che:
Cita:
A low-contrast object is more easily detected if it is larger.
Prendo come riferimento la spazzolata di anni fa nell'ammasso della Chioma di Berenice che è in linea con questo studio:
viewtopic.php?f=10&t=70996dove riporto le conclusioni del report:
davidem27 ha scritto:
(L'osservazione) mi ha dimostrato ancora una volta che per far saltar fuori le deboli galassie e certi dettagli bisogna ingrandire.
Non potevo crederci quando saltavo da 225x a 300x e alcuni fiocchettini saltavano fuori in maniera palese e inequivocabile.
Quindi, a proposito del contrasto di soglia, Clark afferma che, se le dimensioni apparenti (nell'oculare) dell'oggetto sono sufficientemente grandi, ci vuole meno contrasto per percepirlo rispetto a quand'è piccolo nell'oculare.
Le mie osservazioni sul cielo, quelle del Galassiere e di qualche altro amico che usa alti ingrandimenti per osservare deboli dettagli sulle debolissime galassie, confermano questo studio.
Per adesso chiudo il mio intervento qui. Poi ragioniamo sul perché abbiamo visto il colore.
