Tra l'altro succede anche questo (a me così è capitato):
fatta una modifica, non è immediato comprendere che cosa varia nel risultato,
ma sono necessarie tre o quatto serate per capire bene con sicurezza che cosa è cambiato.
Questo accade soprattutto quando si è in prossimità della soluzione ottimale.
Mi spiego.
Ammettiamo di variare la distanza del correttore avvicinandolo di 5 mm al sensore.
La prima serata sembra che non sia cambiato nulla (o tutto).
Ma è facile che la modifica abbia agito involontariamente su altri parametri, come la collimazione, ad esempio.
E allora è necessario rodarsi sul nuovo assetto: una serata non vuol dire niente, anche il seeing, ad esempio, può essere balordo, disgraziatamente, quella sera.
Morale personale: meglio NON continuare a cambiare una sera dopo l'altra, ma, dopo una modifica qualsiasi, se non è lapalissiano l'effetto, sperimentare con calma tre o quattro sere senza toccare nulla di nulla (già il fuoco diverso tra una serata e l'altra mi ha messo in crisi in non pochi casi).
Allora:
Regola numero uno, continuare a fotografare divertendosi e cercando di fare il meglio senza lasciarsi sovrastare dai problemi tecnici.
Regola numero due, intervenire in modo razionale con calma possibilmente nella direzione giusta, quando le idee sono più chiare.
Il tutto facendo i conti col meteo che in questi giorni non lascia scampo.
