Sui vantaggi della visione con un occhio al telescopio e un occhio a guardare lo spesso oggetto di fuori, soprattutto Galileo ne fece un uso intelligentemente intuitivo:
https://slideplayer.it/slide/12274472/7 ... ALILEO.jpgAccolgo poi l'invito, chiedendo scusa per quelle che seguono e sono opinabilissime mie idee personali.
Le prime osservazioni astronomiche sono sempre difficoltose, se non si conosce un poco il cielo, sia che le si affronti “a mano libera” e sia con l'uso di puntamenti automatici GO-TO, oppure equivalenti e manuali PUSH-TO. E questo perchè è il cielo l'ambiente in cui è contenuta e si svolge l'attività astronomica.
Esattamente come lo è (parlandone da “Grattavetro”), la fabbricazione amatoriale di un ottimo specchio parabolico, che risulta impossibile a chi desideri farla a macchina, senza avere almeno una precedente esperienza manuale in materia. Perchè in quel caso apparentemente semplificatorio, il soggetto non avrebbe idea di come correggere i difetti introdotti dalla propria macchina.
Sia quindi l'osservazione manuale che quella guidata da navigatori appositi, è cosa ottima. E la scelta è assai soggettiva, seppure al giorno d'oggi influenzata molto dalla pubblicità ...sempre un poco farlocca... che convince della possibilità di utilizzare proficuamente una qualsiasi automazione, senza bisogno d'altro che non sia la guida il suo manuale d'uso.
Va detto che in genere per l'uso di un telescopio, nemmeno questo è un grosso problema, perchè l'unico "danno" che se ne ha, è quello di doversi sottoporre comunque, quasi fin dall'inizio, alla necessità di imparare parallelamente anche quel che dalla pubblicità sembrava non necessario conoscere.
Al di là di tutto, un puntamento automatico è comunque sempre comodo ed utile per qualsiasi astrofilo.
Io cominciai con un rifrattore Konus vista 80F5, e con lo Sky Atlas 2000 alla mano e il cercatore ottico di serie, mi piacque subito il gioco di trovare la strada per arrivare all'oggetto saltando di stella in stella.
Ancora oggi trovo fondamentale oltre che piacevole quel gioco del puntare a mano libera. Anche se non disdegno l'uso del mio Push-to; comodissimo negli star party pubblici (che stagionalmente faccio come bibliotecario volontario), per centrare velocemente oggetti difficili. Ma soprattutto per provare, nelle mie osservazioni private, a trovare una mia personale strada di star-hopping, per arrivarci senza aiuti in quelle pubbliche.
I povero rifrattore da 80mm però mi andò stretto fin da subito, e pur conservandolo (e con esso pure un altrettanto inutile Televue Ranger ED, che prima o poi venderò) passai a un diametro studiato "per sempre", costrunedo il mio ancora attuale dobson 360F5, con le istruzioni del libro "The Dobsonian Telescope" che studiai quasi a memoria. Seguì poi la costruzione di un 300F6 col freno a disco e l'altezza ridotta artificisamente con la tecnica del "low Riding", un 250F5 a valigetta da bagaglio a mano in cabina aereo, e un 130F7, da zainetto per le osservazioni nei rifugi di montagna dove si arriva solo a piedi. Tutti oggetti descritti in miei articoli nel blog in firma.
Inizialmente utilizzai solo il cercatore ottico e il Telrad, la cui accoppiata basta ancora oggi a rendere non indispensabile lo spartano Push-to “NGC micro MAX”, che dieci anni fa acquistai in Canada.
La mia ricorrente fregatura è che sono curioso. E la curiosità mi ha portato ad avere molti interessi, come astrofilo autocostruttore, oltre ad essere fin dall'inizio camperista, per passare notti sotto cieli bui, confortato dal letto caldo di un usatissimo e piccolo Wolksvagen Westfalia T2 Joker, (e confortato dal “vin brulè” che mi sporge la mia “altra metà del cielo” che stava dentro al caldo a leggere o a guardare la Tv satellite).
La mia filosofia è sempre stata che “una meta”, è un tutt'uno altrettanto piacevole come il viaggio per raggiungerla......(Cioè ha l'effetto di "farfalline nello stomaco" com'era "vivere la conquista" di una nuova fidanzata).
Quindi oltre alla visualizzazione dell'oggetto (...che è la meta), mi piace la sua ricerca (cioè il viaggio per arrivarci).
Ma qui sconfiniamo molto nella filosofia individuale, che si affina (ahimè) cambiando in meglio, ma in compenso e parallelamente peggiora a vista d'occhio l'età.
Per questo dirò sempre “Viva i neofiti e la loro curiosità". La curiosità è un bene che va assolutamente assecondato. E la strada che essi scelgono è un loro importante fatto soggettivo, come lo sono queste mie elucubrazioni.
Passo e chiudo