Sabato sera, 9 giugno 2018, dalle Alpi liguri a una quota intorno ai 1000 metri scarsi ho rimesso finalmente l'occhio all'oculare. La serata era anche l'occasione per "iniziare" alcune persone all'astronomia, in particolare alla fotografia, ma non si può fotografare ciò che non si conosce, e quindi a un certo punto della serata siamo partiti con la parte visuale.
Due i telescopi a disposizione, il mio newtoniano Mizar da 100mm f/6 sulla montatura Mizar SP e il classico 114 sulla EQ1.
Essendo la prima volta per molte persone siamo partiti prima dai pianeti e poi, man mano sul deep per vedere qualche oggetto interessante anche in piccoli strumenti.
Giove (sì, lo so che p lo spazio del Profondo cielo, ma non volevo dividere il report...perdonatemi)
Nel 114: A bassi ingrandimenti mostrava evidenti le due fasce equatoriali e i satelliti medicei, ben puntiformi, mentre salendo a 150X con il 6mm Huygens in dotazione l'immagine perdeva di contrasto oltre ad avere una sensibile luce diffusa che non permetteva di vedere molti più particolari. Si intuiva solo una piccola deformazione su una delle due fasce e un leggero oscuramento a uno dei due poli
Nel Mizar: a bassi ingrandimenti la visione era del tutto comparabile, ma ad alti ingrandimenti l'immagine appariva decisamente superiore. Montando un ortoscopico da 6mm (100x) la superficie di Giove risultava molto meglio definita e quel rigonfiamento che si notava nel 114 si poteva invece scoprire con facilità essere la GRS, decisamente visibile anche agli occhi inesperti dei presenti. La colorazione differente e una saturazione maggiore erano i dettagli che più colpivano, anche se il colore rimaneva di un marroncino appena più saturo delle bande e non il classico arancio che si nota in questo periodo in foto. Anche le fasce erano un po' più perturbate, soprattutto quella opposta alla GRS.
SaturnoNel 114: A 150x gli anelli erano chiaramente visibili, ma la divisione di cassini lo era a stento, malgrado la discreta stabilità del seeing. Si percepiva solo sulle anse e non in maniera netta. Inoltre la montatura non motorizzata e piuttosto ballerina rendeva difficoltoso concentrarsi sui particolari minuti con l'oggetto spesso in vibrazione.
Nel Mizar: A 120x con un ortoscopico da 5mm, l'immagine di saturno era più netta, la divisione di cassini evidentissima, anche se si perdeva in prossimità del disco del pianeta, nessuna traccia dell'anello C. Colori differenti tra anelli e pianeta e una "sensazione" di due tonalità anche sul pianeta, ma solo intuita
Marte:
Nel 114: Poco gratificante, luminoso e un po' impastato. si intuiva la calotta polare e una differenza di contrasto sul disco, ma poco evidente e non certo.
Nel Mizar: Meglio, ma meno entusiasmante rispetto a Saturno. A 120x era ancora piccolo, ma con la calotta polare molto più evidente e una evidente area scura proprio in prossimità di quest'ultima. Nessun altro particolare era evidente, se non la forma non ancora tonda dovuta alla fase del pianeta
E veniamo al profondo cielo
Primo oggetto puntato è stato
M13, visione simile nei due strumenti, ma un po' più contrastato nel Mizar. Evidente in entrambi la granulosità, ma difficile da risolvere, forse in visione distolta mi è parso che la granulosità si trasformasse in stelle con un ortoscopico da 9mm sul Mizar (66x), con ingrandimenti maggiori l'immagine mi sembrava troppo scura e meno precisa.
Da qui in poi il 114, complice anche la difficoltà nel puntare con una montatura tanto traballante si è ritirato e abbiamo proseguito solo con il Mizar.
M8: facile, grande nell'oculare da 25mm a 24x, solcata da una striscia scura evidente vicina all'ammasso di stelle nel centro della nebulosa.
M17: Evidentissima la forma di Omega o di cigno, piacevole anche per i meno esperti di osservazione visuale
M16: un po' deludente, abituato ad osservarla con diametri maggiori, con il 10cm non ha fatto gridare al miracolo, forma un po' indefinita
M27: Un fantastico manubrio, definito e con apparenti chiaroscuri al suo interno. Tiene attaccati all'oculare per molto tempo. Più la si osserva più sembra di vedere particolari nuovi
M57: piccolissima anche a 85x con l'ortoscopico da 7mm, ma evidente la forma e il buco centrale, sembrava più azzurra rispetto al verde/grigio delle altre nebulose
M65 e
M66: belle nell'oculare da 25mm, non facili da decifrare, ma si intuiva la forma allungata e le piccole differenze tra le due...ma alla fine, forse perchè iniziavano ad essere basse, poco appariscenti.
M5: granuloso, bella la stellina di lato e le stelle di campo davanti al globulare
M3: a prima vista mi sembrava M13 in foto, con due stelline poste a 90° che ricordavano le due stelle che accompagnano l'ammasso in Ercole che si vedono sempre in foto.
M11: risolto, ovviamente, una piacevole visione
Doppio ammasso del Perseo: Un tappeto di diamanti su un velluto grigio scuro, stelle piccolissime e taglienti come diamanti nell’Erfle Meade da 15,5mm
M7: prima volta in assoluto che l’ho osservato, scarsa condensazione ma piacevolissimo contrasto di colori tra le stelle centrali dell’ammasso bianche e alcune stelle sul bordo di un evidente giallo arancio
M4: Molto condensato, molto granuloso ma non risolto. Mi è parso di notare una zona meno luminosa, quasi una fascia scura che lo attraversa, ma che non c’è traccia nelle foto che avevo appena fatto. Probabilmente una suggestione. Nessuna traccia dell’altro globulare – NGCvattelapesca - vicino ad Antares
E con questo finisce il mio mini report. Una piacevolissima serata, rilassante proprio per aver osservato con un po’ di calma questi conosciutissimi oggetti, ma dato che non osservavo sotto un bel cielo da più di tre anni, mi ha fatto un piacere enorme riscoprirli e soprattutto vederli in un telescopietto tanto piccolo. Tutto questo mentre riprendevo con l’altro telescopio la Laguna, M4 e Andromeda, oltre a fare qualche timelapse della nottata e qualche foto della ViaLattea con la fotocamera su treppiede. Insomma una nottata sfruttata fino all’ultimo minuto di buio.
Esperienza che ha messo in luce anche altri aspetti di questa passione. Una montatura minimamente stabile è assolutamente necessaria anche per il visuale, non c’è storia. Il 114 è stato abbandonato anche per quello a un certo punto, le immagini vibravano troppo e anche il puntamento, con i giochi della montatura era un calvario. Gli oculari fanno la differenza. Il 114mm, equipaggiato con gli Huygens e Ramsden ha mostrato prestazioni nettamente inferiore al 100mm che invece poteva sfruttare alcuni ortoscopici e un Erfle per le lunghe focali. Inoltre il 114, oltre al fatto di avere anche un’ostruzione minore, non ha tenuto il passo del 100mm a parità di oculari. L’immagine nell’ortoscopico da 6mm appariva nettamente più incisa e con più dettagli nel piccolo 10cm. La mia idea è che il 114 abbia uno specchio semplicemente sferico, mentre il 100mm oltre ad avere lo specchio parabolico, probabilmente ha anche una lavorazione migliore delle ottiche. La collimazione d’altra parte era buona per entrambi gli strumenti, perfettibile, ma assolutamente sufficiente. Ma nei due strumenti, con barlow e 5mm, lo spazio scuro tra il primo anello di diffrazione e il disco di Airy appariva molto più netto e contrastato nel Mizar.
Ciò mi ha richiamato alla mente un aneddoto di quando mio padre comprò il primo telescopio. Avevo mi pare 12 anni, più di 30anni fa. Lo comprò da Miotti, ai tempi punto di riferimento per gli astrofili milanesi. In negozio, mentre stava scegliendo cosa acquistare guidato da uno degli addetti alla vendita, intervenne un certo Sig. Bertucci, che poi scoprii essere un conosciutissimo e valido astrofilo visualista, che era solito “soggiornare” nel punto vendita. In maniera piuttosto brusca allontanò mio padre dall’idea di acquistare il classico rifrattore da 60mm o il 114 e lo indirizzò su un meno conosciuto, almeno per noi, riflettore della Mizar, da 10cm f/8, più piccolo del 114 e parecchio più costoso ma dotato di una montatura degna di quel nome e allo stesso tempo in pratica obbligò mio padre ad acquistare almeno due oculari, parlo sue testuali “decenti”. Così mio padre venne a casa con il Mizar e due oculari Meade: un Orthoscopico da 6mm e un Erfle da 15,5mm. Penso che in tanti anni di passione nell’astronomia, mai nessun consiglio fu più azzeccato di quello…e i due oculari, ormai ultra trentenni, stanno ancora comodamente nella mia valigetta degli accessori, sfoggiando prestazioni di tutto rispetto anche oggi, malgrado l’età.
Bene, ora che vi ho annoiati da morire, attendo con ansia la possibilità di riguardare l'universo da un cielo così...
Allegato:
Commento file: Il piccolo newton da 10cm in azione sabato sera di fianco al rifrattore "fotografico"
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