Io mi associo completamente a Raf.
Sono contento di aver addirittura risvegliato tuvok che ha fatto un intervento serio dopo anni di "
frivolezze" qui sul forum
Per quel che mi riguarda, vorrei soltanto chiarire la mia posizione, dal momento che leggo cazzate (mi si passi il termine) come "presunzione del principio di autorità", che non mi arrogo assolutamente di avere.
Ho ben spiegato il perchè della mia secca risposta, non fate finta di non averla letta.

Se per puro caso vi riferivate alla mia osservazione legata al "io l'ho vista, se non ci credi sono problemi tuoi", è bene che sappiate che non sento la necessità di dover dimostrare a tutti i costi una mia osservazione, anche perchè non conosco altri metodi che quelli di essere il più rigoroso nel riportare le condizioni strumentali/osservative di quella determinata osservazione, e questo l'ho già fatto a suo tempo nei post linkati nel mio primo intervento.
E' da quando ho cominciato a osservare il cielo che conduco le mie scorribande celesti per il puro (e forte) gusto di imparare a conoscere la Volta Celeste il più possibile e con approccio critico e miscredente di ciò che i miei occhi malandati riescono a vedere.
Quando raggiungo il limite strumentale o del mio occhio, il primo impulso che ho è assicurarmi che l'osservazione sia ripetibile e certa, e non vaneggiata dalla stanchezza o da un errore valutativo.
Detto questo sono contento che qualcuno abbia analizzato i punti di Renato, e allora ci provo anche io.
RenatoC ha scritto:
1) Soltanto il CCD ha una dinamica tale da riuscire a discernere una debolissima stellina annegata in una abbagliante luce di un’altra stella, e anche il CCD, che a differenza dell’occhio umano registra una somma di fotoni , riesce a discernerla soltanto sovraesponendo esageratamente la stella principale. Senza la sovraesposizione, e lo dico per esperienza diretta, Sirio B è invisibile anche al CCD.
Questo dimostra che Renato non fa osservazioni visuali, almeno non come mi aspetto che si debba fare per attenuare la luminosità di Sirio.
Al netto di imprecisioni che si leggono, l'occhio umano lavora bene fino a pupille d'uscita intorno a 1mm.
Raggiunto l'ingrandimento che restituisce tale pupilla d'uscita, l'occhio compie ancora il suo splendido esercizio di dinamica (a proposito della dinamica dell'occhio, avete mai visto cosa è capace di fare in una frazione di secondo passando dal buio pesto della notte, magari guardando deboli galassie, alla luce accecante di un faro d'auto?).
Osservando ad alti ingrandimenti, magicamente si abbatte la luce di Sirio (mag. -1.47) e, con allenamento, si vedono anche stelle di mag. 8.
Con difficoltà, non con "impossibilità".
RenatoC ha scritto:
2) Guardate nella foto le dimensioni della stella principale e di quella secondaria. In fotografia sono enormi, a causa dell’ingrandimento che regala il ccd e del piccolo campo inquadrato dallo stesso. Ora immaginate di riportare tutto alla visione oculare, cioè alla sorgente puntiforme. Capite bene che è impossibile per l’occhio separare in risoluzione un microscopico e debolissimo puntino all’interno di un altro luminosissimo punto (Sirio è la stella più luminosa del firmamento).
Che devo immaginare?
Un CCD non causa l'ingrandimento della stella.
Semmai la stella satura il sensore...e per una magia del software sparpaglia il segnale nei pixel circostanti. Mai sentito parlare di effetto blooming? Quello che succede è simile, ma la luce viene concentrata in colonne.
Questo paragone, quindi, non sta in piedi.
RenatoC ha scritto:
3) Il nostro occhio per adattarsi alla luce o al buio impiega i bastoncelli e i coni, in un meccanismo complicato che comunque è portato fino ai limiti estremi nella visione di SirioB.
Non capisco, e dico anatomicamente, perchè questa condizione visiva sia così estrema per l'occhio umano.
RenatoC ha scritto:
4) Il nostro occhio inoltre adatta la pupilla in base alla luminosità di quello che si osserva e si allarga e si restringe di conseguenza. Ne deriva che per compensare l’abbagliante luminosità della stella principale essa si restringe (Sirio A è davvero accecante), mentre per vedere la debolissima Sirio B dovrebbe (e contemporaneamente!) allargarsi alle sue massime dimensioni.
Qui dovrei andare a prendere un po' di formule ma mi limito a dire che un telescopio da 20cm, raggiunge una magnitudine limite di 13.8. L'ottava di Sirio B è ampiamente alla sua portata. Se abbatti la luminosità della grande (ingrandendo), la seconda è ancora visibile.
RenatoC ha scritto:
5) La pupilla in un soggetto giovane e sano e al buio ha un diametro medio di 7mm che va a restringersi in funzione dell’età, ma osservando soggetti luminosi si restringe fino a 2mm. (mediamente fra 5 e 2 mm).
.
E' qui che accade la magia, proprio in quei millimetri di pupilla d'entrata.
Anche il più vecchio (e colui che osserva con una pupilla d'uscita inferiore a 2mm) riesce a sfruttare al meglio la luce che gli arriva dall'ingrandimento necessario a sdoppiare Sirio.
Un 20cm a 250x (descrivo meglio l'osservazione
qui) restituisce una p.u. di 0.8mm.
Considerato che ho usato una torretta binoculare, il cervello mi ha aiutato a fondere le informazioni provenienti dai due occhi e ad ridurre l'effetto negativo del seeing (chi osserva con la torretta sa cosa intendo).
A 0.8mm di pupilla d'uscita la luminosità di Sirio è bella che attenuata e un occhio allenato riesce a vedere in un campo ristretto di cielo un puntino, seppur debole, di magnitudine 8.
RenatoC ha scritto:
6) Osservate ora le dimensioni delle due stelle riprese dal CCD. La scala immagine originale è di 1260x980, (per il forum 800x600).
Se volete divertirvi potete convertire tutto in pixel/arcosecondi e poi in arcosecondi/mm.
E anche senza essere troppo precisi calcolando 0.14 arcosecondi/pixel abbiamo per Sirio A un diametro all’oculare di circa 6.3 arcosecondi, corrispondente a 0,2mm e al suo interno una debolissima Sirio B di diametro circa 1,12 arcosecondi, corrispondente a ..non calcolabile 0,000000...mm. E non stiamo ancora parlando della differenza di luminosità ,oltre 10.000 volte minore di Sirio A!
No, non ce la faccio. Troppi calcoli

Per rispondere a stevedet, anche per me la risposta è "si". Dopo aver visto qualcosa che assomigliava alla piccola compagna di Sirio, ho preso qualunque mappa dettagliata avessi sotto mano e ho fatto i confronti.
In questo senso, le mappe, i disegni, le fotografie (quelle giuste) aiutano moltissimo a dare certezza al cervello di quello che l'occhio sta vedendo.
Quel meccanismo di incertezza o di "credulità indotta", puoi spazzarlo via proprio con un paragone oggettivo che ti dà una mappa, un disegno o una fotografia.
Se osservi gruppi di galassie, cercando tutti i componenti che il trinomio occhio/cielo/telescopio possono farti vedere, una mappa ti aiuta a distinguere e riconoscere le cacchette più diafane con determinante certezza.